DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
ULTIM’ORA
Luciano Boidi, nel peso,
sfiora i diciassette metri…
Da Treviso, nel Trofeo Carraro, all’ultimo momento giungono ottime notizie: il nostro Lucianone nella gara del getto del peso allievi (5kg.) ha sfiorato i diciassette metri (16,96) avvicinando sempre di più il primato trevigiano di 17,31, stabilito da Boris Delcev (Atletica Montebelluna), stabilito a Legnaro l’11 settembre del 2004.
Altro grande riscontro è quello di Giacomo Zuccon che, sui 400hs. è volato in 55”70, agguantando così il minimo per partecipare al campionato nazionale allievi.
Ovvio, ne riparleremo!
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LA VOCE DEGLI ATLETI
CREDERCI SEMPRE
Anche quest’anno anch’io ero alla partenza della 100 km del Passatore. Come al solito nel preparare gare di questo genere inizio sempre a considerare i dettagli controllabili, come l’alimentazione e l’allenamento. Sono fondamentali per me, perché mi danno la convinzione che otterrò sicuramente il meglio di me stessa. Per me l’ottimismo nasce dalla testa, poi lo trasmette al cuore, ai polmoni ed alle gambe. La mia mente, infatti, è vincente solo se in pace con me stessa. Quest’anno pensavo fosse tutto più facile, ero più sicura, conoscevo il percorso, bastava seguire la preparazione dell’anno scorso e sarei riuscita anche a migliorarmi. Purtroppo non è andata così. Nello sport come nella vita non tutto fila liscio. Ricordo ancora l’ultimo mese, quando ero sul più bello, quando bastava solo mollare ed ho scoperto di avere due ernie cervicali . Era da parecchio tempo che sentivo che qualcosa non andava. Quasi una mancanza di equilibrio con me stessa. Ho proseguito con tranquillità ascoltandomi ed il corpo me lo ha lasciato fare. Dando la priorità alla salute ho scelto di riassettare tutta la colonna vertebrale quindici giorni prima della gara, quasi a trovare quell’equilibrio perso. Quest’anno non dovevo avere ambizioni di tempo, mi bastava esser lì solo per la sola gioia di correre, per la voglia di salute, di benessere e per lo spirito di sacrificio, ma soprattutto per quella mia voglia di comunione con me stessa, con la natura e con l’universo intero. Dall’inno di Mameli è stato tutto un susseguirsi di emozioni. Mi intrufolo in mezzo a tanti per farmi spazio davanti. Essendo piccolina, mi ritrovo in un attimo al fianco di Giorgio Calcaterra, ho avuto anche il tempo di salutarlo ! augurargli un grosso in bocca al lupo e la gara poi è iniziata. Non male come partenza eh ! Una carica impressionante che ho dovuto controllare sin dai primi chilometri. Ho sempre prestato attenzione ai segnali che mi arrivavano dalle mie gambe e dal mio cuore, fregandomene della pioggia che mi inzuppava e del freddo che mi faceva irrigidire le dita delle mani. Stavo bene. Sorridendo e parlando con altri podisti, che mi sono trovata di volta in volta accanto a me, i chilometri iniziali sono passati velocemente.
Questo mi ha aiutato ad infondere coraggio agli altri e trovare forza in me. La gara è stata durissima per tutti, a causa della pioggia, del nevischio e delle basse temperature (6 gradi a Vetta delle Croci, 3 gradi al passo della Colla di Canaglia, di nuovo 6 a Marrani, poi ancora 8 a Faenza). Ringrazio soprattutto i volontari che a ogni ristoro allungavano i bicchieri di the caldo zuccherato o acqua o sali minerali. Ogni volta che afferravo uno di quei bicchieri, senza interrompere la mia corsa, pensavo proprio a loro, perché nonostante quella pioggia erano li ad aiutarci nella nostra impresa, sentivo davvero una grande gratitudine nei loro confronti! Tutte queste erano le mie emozioni e i miei pensieri e le mie compagnie, e quasi non mi accorgevo che ero gia giunta quasi al passo della Colla di Casaglia. Appena prima si era unita a me correndo Giusi, una nuova amica, quasi a condividere queste emozioni e per sostenermi fino all’arrivo. Grandissima! Queste sono gare che affascinano. Parecchia gente partecipa dapprima facendo da accompagnatore in bicy o correndola per alcuni tratti, poi l’anno successivo partecipa. I 100 km del Passatore sono unici da ogni punto di vista. Proseguono intanto i km, il mio passo è sempre costante, interrogo le mie gambe e tutto il mio organismo, sento di stare ancora bene e allora continuo ancora su quel ritmo, comincio a pensare di poterlo tenere tranquillamente fino alla fine! In fondo mi ero allenata bene, ricordo per un attimo all’ultimo mese. Da allora non avevo mai corso rilassata perchè era stato tutto un alternarsi di piccoli stop, quel giorno ero rilassata e non potevo, non dovevo mollare ! Sapevo che potevo giungere al traguardo. Questi sono i pensieri che mi sono passati per la mente intorno al classico cartello dei 75 km. Intanto mi accorgevo di un particolare divertente per me!
Tanti podisti che mi avevano superato nei primi km, li riconoscevo dalle scritte che portavano dietro alle loro maglie, adesso piano piano li stavo superando lasciandomeli alle spalle! Mi sono detta: ecco la mia personalissima ricompensa, l’aver tenuto quel mio ritmo cosi costante e regolare, adesso mi permette di superare tanta gente che all’inizio aveva forse esagerato e che ora comincia a pagarne il conto! Son davvero contenta di me, non perche sono un egoista e godo della crisi altrui, ma perche mi rendo conto di aver scelto la tattica giusta. Mi impongo così di restare ottimista. Scorrono i km, scorre la pioggia sui miei vestiti ormai completamente fradici, scorrono i miei pensieri, scorrono i minuti nel mio cronometro, arriviamo all’86° km! Proprio in questo punto della gara, quasi inaspettatamente comincio ad accusare una certa pesantezza nelle mie gambe! Qualche dolore inizia a farsi sentire! Ripeto dentro di me la frase “Graziella, non mollare è solo questione di testa !”. Guardo ad un certo punto il tempo, sono positiva, dico a Giusi: “ dobbiamo tagliare il traguardo sotto le 14 ore”, lei mi guarda stupita e mi dice che non potevo pretendere troppo da me stessa. Sapevo che credendoci potevo farcela. Passo davanti a lei quasi ad impostare un nuovo ritmo. Dopo un po’ lei sta al gioco, le gambe cominciano a girare ed anche i km sembrano passare piu velocemente. Attendiamo il cartello del 90° km. Qui le gambe ritornano nuovamente pesanti! Ci viene persino il dubbio che quelli dell’organizzazione si siano dimenticati di metterlo! E’ irraggiungibile ! eppure sembrava stessimo mantenendo una bella andatura ! Mi sono chiesta parecchie volte com’era possibile che le gambe e il fiato potessero esserci, ma quella che mancava era la forza della mente! In fondo erano solo 10 km ed sarebbe tutto finito! Non potevamo mollare! La corsa proseguiva, la sofferenza aumentava.
Ad un certo punto vediamo in lontananza il cartello del 96° km. Solo allora ci siamo veramente resi conto che questa 100 km stava per finire. Poi, parecchi pensieri iniziarono ad invadere la mia mente: Toni che ci aveva accompagnato a Firenze, seguendoci col furgone, sostenendoci per tutti e cento km e che ci attendeva all’arrivo, le ragazze della mia squadra Scarpe Bianche che avevano sempre creduto in me, improvvisamente mi venne anche da domandarmi cosa avrebbe mai pensato mio padre, se fosse stato vivo, se avessi mollato proprio sul finale! E mia figlia! E coloro che mi avevano coinvolto in questa passione! Mentre pensavo a questo mi resi conto che non avevamo rallentato il ritmo e che li….proprio davanti a noi adesso finalmente vedevamo il traguardo. Giusi ha dovuto abbandonarmi gli ultimi 100 metri, è stata un mega supporto per me e la ringrazio infinitamente. Guardo avanti, chiudo gli occhi e quasi accelero. Dimenticando il dolore, dimenticando il corpo, avendo coscienza solo dello spirito, che vibra per le emozioni provate. Tutti i sacrifici ed il lavoro sono valsi la pena! La mente a questo punto crolla. Ho sentito la pelle d’oca, sentivo scendere giù le lacrime di felicità. E’ indescrivibile cosa significhi tagliare quel traguardo ed in quelle condizioni meteo! È stata una esperienza incredibile che mi porta ad affermare che per la terza volta il sogno ha superato la realtà. E’ il giusto premio che mi spetta. Io che vivo intensamente le emozioni che la corsa mi trasmette e, nello stesso tempo, libero la mente da tanti problemi e soprattutto dallo stress che i ritmi della vita di oggi ci impone. Ripeto: correre non è solo portare il proprio corpo da un posto all’altro, ma fare i conti con i limiti del fisico e dell’anima e cercare di superarli col sorriso sul viso, la serenità dell’animo e senza la preoccupazione di non essere capiti.
Io ci sono riuscita in 13 ore 49 minuti 43 secondi.
Non smetterò mai di sognare perché i sogni possono diventare realtà.
Fortuna Graziella
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Da Casier
Ci sono delle giornate dove tutto sembra terribilmente difficile, una corsa infinita solo in salita, un vicolo cieco senza via d’uscita, Il meteo con condizioni autunnali che non agevola le cose, fatto sta che oggi sarebbe stata la classica giornata da starsene in divano a guardare un film strappa lacrime in compagnia di un barattolo di cioccolata.
Per tirarsi su l’unica cosa da fare è correre, così ore 15.30 mi preparo per la gara serale del circuito Cpt in zona Carlotta di Casier di Treviso.
Arriviamo verso le 17,20 in loco e da subito confusione per la zona parcheggio, tutti volevano essere il più vicino possibile all’arrivo ed anche se i posteggiatori indicavano di andarsene altrove tutti volevano posizionarsi sotto il gonfiabile della partenza. Riusciamo comunque a piazzare l’auto in un luogo strategico e comodo.
In zona iscrizioni incontriamo da subito Sergio, Andrea, Simonetta, Gabriele, poco dopo Silvia e via via altri compagni di squadra, molti di altre società mi salutano ed in modo educato ricambio, ma non sono dell’umore giusto, non riesco a formulare un discorso e alla classica domanda a quanto avrei fatto la gara, rispondo che forse mi sarei potuta addirittura ritirata.
Incontro Arianna e non volendo rovinarle la giornata di compleanno, cerco di essere quasi di compagnia, gli altri non hanno sicuramente nessuna colpa e meritano un sorriso ed un saluto. Ciliegina sulla torta lo speaker comunica al microfono : “ Causa maltempo è stato modificato il percorso, i km totali non sono 10.5 ma 12!”
Ottimo penso, già non ho voglia e addirittura si allunga la distanza, comunque mi dirigo insieme ad Arianna per qualche metro di riscaldamento in zona partenza, mi guardo intorno ed affiorano i ricordi della stessa gara percorsa l’anno prima.
Dietro la linea di partenza e si parte, poco avanti Giovanni pronto per testare la condizione della sua gamba.
Cerco di liberare la mente e concentrarmi solo su gambe e fiato corro con Arianna fino al terzo km poi al primo ristoro la perdo, vado a sensazione guardando il meno possibile il cronometro, mi affianco ad una ragazza che riesce a stimolare in me quella sana competizione poi però al ristoro mi fermo per un goccio di the e pur impegnandomi non sono più riuscita a riprenderla.
Percorso misto su strada e ghiaino costeggiando nel finale il Sile, intorno a me tantissimi sambuchi, il cielo si fa sempre più scuro, sembra che da un momento all’altro arrivi il temporale, corro e supero parecchi podisti, poco avanti a me Gabriele che mantiene una distanza di 200 metri fino al traguardo.
Arrivo sorridente 12 km in 63 minuti, soddisfatta con l’umore quasi a livelli ragionevoli. Saluti e chiacchere al ristoro finale, premiazioni scorrevoli. A chiudere la serata qualche bicchiere di prosecco in onore di Arianna ed un bel piatto di gnocchi al ragù.
Stefania Forzutti
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Oggi decido di provare a fare una corsa insieme ad amici…pertanto la scelta di essere presente alla gara del CPT è la soluzione migliore.
Sono 45 giorni che praticamente non corro se si escludono 3 o 4 uscite di 6_8 km corsi non forte.
Lo strappo è una cosa seria e devo stare attento.
La serata è fresca, ma non piove e non pioverà. In zona partenza ci ritroviamo in un bel gruppetto ed anche questa volta riusciamo a portare a casa qualcosa come società. Mi riscaldo poco e piano cercando di capire quali segnali la gamba mi inviasse…per ora nessuno.
Saluto e parlo con moltissimi amici…ma mi accorgo di aver dimenticato il numero…,ma prontamente Luigino Vendrame( presidente CPT) chiama telefonicamente qualcuno e mi informa sul numero…lo scrivo a pennarello sul retro di un altro numero, me lo attacco e vado in zona partenza
Mi posiziono defilato, non mi devo far trascinare dalla competizione.
Si parte, corro sulla destra e sono in molti coloro che mi passano davanti.
Io corro piano e in mezzo alla pancia del gruppo e le sensazioni sono ottime: rido, scherzo un po’ con tutti.
1° km: 4’17”…che faccio? rallento e mantengo?…scelto! vado avanti.
Al 3°..mi accorgo che sto correndo appena sopra i 4’00” al km…ancora tutto bene.
Il mio dubbio era quello di poter riuscire a portare a termine la gara senza problemi… e cosi è stato.
Chiudo di poco sopra i 48’ e sono felice.
Per la cronaca la gara maschile è stata vinta da Duca Francesco mentre la gara femminile vede il successo di Silvia Pasqualini.
Giovanni Schiavo
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100 chilometri del Passatore
41° edizione della cento chilometri del Passatore, l’ultramaratona più bella e famosa al mondo e grazie anche al suggestivo paesaggio dell’Appennino tosco-emilano che attraversa, è un vero e proprio mito della storia del mondo podistico. Firenze ci accoglie sotto la pioggia, sembra quasi un temporale estivo, ma in realtà ci accompagnerà più o meno forte per i due giorni della corsa. Ma se correre sotto l’ acqua di per sé non preoccupata, lo è invece la bassa temperatura che nel cuore della notte scenderà a 2-3 gradi. Il Via Strozzi il ritiro dei pettorali e poi ad accamparsi al riparo, sotto i portici che nell’arco della mattinata saranno il luogo di ritrovo di molti atleti. I dubbi di una adeguata preparazione, di alimentazione, di vestiario saranno gli argomenti di conversazione del nostro gruppetto formato da me, Renzo Antonella e Federico condiviso con altri amici che si appresteranno all’avventura, qualcuno al suo battesimo, qualcuno già con molte edizioni corse.
Raggiungiamo il luogo di partenza, intruppati al via alle ore 15,00 in Via dei Calzaiuoli, sotto uno scroscio d’acqua fortissimo, la tensione traspare dai visi sorridenti ma preoccupati, una ragazza piange da far colare il rimmel da due occhi azzurri bellissimi. Un bacio, un abbraccio, un in bocca al lupo, ed è via, lanciato dal sindaco Renzi a liberarci della dalla tensione e dall’attesa. Ombrelli, sacchetti, giacchette volano a terra e il popolo dei centisti si fa largo tra turisti increduli per le vie accidentate di Firenze per raggiungere le prime colline di Fiesole. Da qui gli ultimi scorci di una città ora silenziosa e triste, quasi autunnale tanto è avvolta nella nebbiaLa strada ora in salita e fa’ scorrere grossi rigoli d’ acqua, spero di non bagnarmi da subito i piedi. Vedo la nebbiolina di vapore del fiato di chi mi precede, non sarà una passeggiata! Le previsioni meteo pronosticavano “schiarite in serata”, ma non sarà un previsione azzeccata. Indosso ancora il sacchetto nero confezionatomi da Federico anche quando, dopo le 17,00, esce per qualche minuto, un raggio di sole, non mi fido troppo di toglierlo. Non sarò elegante, ma non sono qui per una sfilata!. Inizio a fermarmi ai ristori, posizionati a circa 5km l’uno dall’altro, sono piccole tende ma fornite di ogni bendiddio. Ma il mio stomaco in corsa si chiude e neppure nelle distanze così lunghe riesco a prendere qualcosa di solido, solo thè e coca-cola.
Il solito carosello pazzesco delle auto a supporto di alcuni atleti, mentre, forse a causa della pioggia, un traffico bici molto ridotto. Anche se il regolamento corsa lo vieta, persiste questo fastidioso avanti-indietro di auto e camper a sostegno atleti.
Ben presto arrivo a Borgo San Lorenzo, accolta da un forte e caloroso pubblico ed è qui che mi insegue un ragazzo in jeans, è un ragazzo fiorentino che ho conosciuto alla maratona di Parigi. Che bello essere riconosciuti fra tanti! I suoi saluti ed incoraggiamenti mi inducono a proseguire con nuova energia e fiducia, grazie!
Al 38° km inizia la salita di 9 km al Passo della Colla, posto a 913mt, un punto topico della corsa, posto quasi a metà percorso. Come lo scorso anno, alterno camminata e una leggera corsa, niente di troppo impegnativo anche se continuo a superar persone. Incontro anche un Federico determinato al ritiro, a causa di qualche problema alla schiena da qualche chilometro. La coda di auto parcheggiate ai bordi strada mi fa capire che manca poco allo scollinamento. Un zig-zag tra le auto e ritrovo tenda e borsa per il cambio vestiti. Ritrovo anche Renzo incazzato nero per aver avuto qualche disagio nel ritrovare la sua sacca, ritrovata poi con gli indumenti bagnati fradici. Mi chiede di riprendere la corsa insieme e così dopo la sosta al ristoro, riprendiamo la strada. La lunga sosta ha lasciato tempo ai muscoli di raffreddarsi e nei prossimi due chilometri tutto il corpo è attraversato come da una scossa elettrica, fa male dappertutto, dai capelli ai piedi. Renzo accusa un forte dolore ai fianchi, ora il destro ora il sinistro, ci fermiamo per tentar che passi, è piegato in due e decide per il ritiro. Ma sarà “costretto” a correre ancora per 15 km sino a Marradi , il 2° punto del servizio recupero ritirati.
Riusciamo a Crespino e Marradi a passare insieme sulla pedana rilevamento tempo e dopo una foto, un bacio e un incoraggiamento a continuare, con uno scoramento nel cuore, riprendo a correre. Ora la pioggia cade sottile sottile, quasi nevischio, lo vedo nel buio nella notte dalla mia frontale, ma non attraversa tutti gli strati del vestiario invernale,una maglia termica, una a maniche lunghe, una giacchina antivento, il gilet, berretto e guanti!
Mi fermo ben tre volte per sistemare i lacci della scarpa sinistra dove è posizionato il chip e altre 6 volte per gli effetti della cola fredda che rumoreggia nella mia pancia vuota. Rido al pensiero dei due chili che ho preso durante la recente crociera, ora ho certamente recuperato il mio peso forma!
Passo Sant’Antonio, San Cassiano e Casale, è un continuo saliscendi tra il zigzagare tra i tornanti, i dislivelli stradali e i fari delle auto che rischiarano la notte, è un turbinio che fà girare la testa, sembra di correre barcollanti come ubriachi.
A Casale sono all’80° km ed è già un bel traguardo! Sono in ritardo di qualche minuto rispetto lo scorso anno, anche se è quasi sempre doveroso migliorarsi, date le condizioni meteo e del mio fisico, sarei già molto felice arrivare al traguardo sotto le 12 ore. So già che la testardaggine e la determinazione femminile mi saranno di aiuto a non mollare, a non cedere al richiamo della sosta. Attraverso paesini bui e immersi nel sonno, qualche applauso arriva solo dai volontari e da alcuni bambini ancora alzati, tutti bravissimi. Brisighella illuminata a giorno è l’ultimo rilevamento cronometrico e per un minuto raggiungo la sedia di un bar. Riprendo la salita, ultimi 12 km, mi fermo solo per un rapido rigetto appoggiata al palo della luce (che triste visione di me). A ripreso a piovere a dirotto e fa un freddo cane, ma il continuo incrociare coloro che camminano mi dà forza e fiducia nel continuare, 96, 97-98-99 km (numeri da far tremare i polsi!) Sono sul rettilineo dell’ultimo km, l’ingresso a Faenza, sono quasi le tre di notte e dall’oscurità di una pensilina dell’ autobus proviene ancora un applauso.
Le luci abbaglianti, le voci allegre, la musica assordante, il gonfiabile, la forza ancora di un sorriso per attraversare il traguardo in 11:54” : Rosa sei grande!
Un abbraccio commosso con la ragazza che mi infila la dorata medaglia, con calma sfilo e riconsegno il chip, recupero le mie sacche e in attesa del pulmino che mi porterà alla palestra, mi cambio velocemente sotto i portici, dinnanzi la chiesa.
Arrivo in palestra ed è un lazzaretto, una confusione di massaggi, odori impossibili, flebo appese. Ritrovo Antonella, pallida e provata, ha corso fortissimo per raggiungere il suo personale 10:03, bravissima! Renzo e Federico, assonnati e ancora con qualche postumo, ci avevano riservato una brandina e una calda coperta. Sono quasi le 3 e mezza, non riesco a dormire, troppa adrenalina, troppe emozioni vissute, non ancora consapevole di aver corso una cento davvero unica.
Per la cronaca: il re della cento, per l’ottava volta sul podio: Giorgio Calcaterra e con oltre 2000 gli iscritti , alle 11 di domenica mattina ne sono arrivati al traguardo 1450.
Rosa Pezzutto