Marzo 27th, 2014

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

MONDIALI MASTER INDOOR A BUDAPEST

Dalla Fidal Nazionale:

BORTOLOZZI BRONZO MONDIALE

bortolozzi-lungo.bmp 

Gli atleti italiani fanno il pieno di medaglie nella seconda giornata ai Campionati mondiali master indoor di Budapest (Ungheria). Sei ori, sei argenti e dieci bronzi: questo il bilancio parziale, che porta così il totale a 27 metalli, dopo i cinque di ieri. Nel rettilineo dei 60 metri il protagonista è Mario Longo (Atl. Marano), che conquista il suo primo oro iridato al coperto con 7.16 in finale, all’ultimo anno da M45 nelle manifestazioni internazionali. Lo sprinter napoletano, recordman mondiale della categoria e autore di un’ottima carriera a livello assoluto (bronzo con la 4×100 agli Europei di Spalato ’90), ha corso la finale con una canottiera indossata in passato dall’olimpionico Pietro Mennea al quale è andata la dedica per la vittoria. Nella stessa gara, bronzo per Walter Comper (Atl. Virtus Castenedolo) con 7.31. Sul gradino più alto del podio sale anche l’astista romana Carla Forcellini (Atletica dei Gelsi/W50) che valica l’asticella a 2,80 e si aggiudica il quinto oro personale in sei edizioni della rassegna iridata. Giuseppe Ottaviani (Gs Atl. Effebi Fossombrone) inizia la sua prima avventura mondiale e si mette al collo subito tre ori: nel lungo M95 con 1,83, migliorando il record europeo di categoria da lui realizzato due anni fa ad Ancona (1,70), poi sui 60 metri in 14.67 e nel disco con 14,20. L’intramontabile marchigiano, classe 1916, è iscritto in tutto a ben dieci gare. Oro anche per Emma Mazzenga (Atl. Città di Padova) nei 60 metri W80 con il tempo di 11.82.
Sempre nella velocità, argento di Vincenzo Barisciano (Cus Molise) che corre in un notevole 8.06 la finale M65 dei 60 metri, a un centesimo dalla miglior prestazione italiana, mentre ieri in semifinale aveva realizzato il crono di 8.07. Dai concorsi arrivano i secondi posti di Marcello De Cesare (Pol. Rocco Scotellaro Matera), autore di un 61,35 nel giavellotto M40, e di Hubert Indra (Südtirol Team Club) nell’asta M55. Quattro medaglie dai 3000 di marcia femminile: argento a Valeria Pedetti (Atl. Libertas Arcs Cus Perugia) nella prova W40 in 14:58.95, terza Raffaella Manfrè (Atl. Lonato-Lem Italia/W35) nella categoria di età inferiore con 16:29.56. Poi due azzurre sul podio fra le W55: seconda Daniela Ricciutelli (Kronos Roma Quattro) in 16:45.00, bronzo a Natalia Marcenco (Assindustria Sport Padova) che frantuma il suo primato nazionale SF60 con 16:49.76. Nella marcia maschile, sempre sui 3000 metri, argento a Romolo Pelliccia (Atl. Libertas Orvieto/M75) in 17:12.19, invece Ettorino Formentin (Us Quercia Trentingrana Rovereto) finisce terzo nella prova M65 con 15:46.42, come Alberto Pio (Atl. Vercelli 78) tra gli M60 in 14:39.53. Bronzo sui 60 M50 di Giancarlo D’Oro (Atl. Ambrosiana) in 7.55, nel lungo per Giorgio Bortolozzi (Silca Ultralite Vittorio Veneto/M75) con 4,25 e Aldo Zorzi (Sportclub Meran/M80) con 2,94, nell’alto W65 per Ingeborg Zorzi (Sportclub Meran) che salta 1,18 e nell’alto M40 per merito di Stefano Salso (Atl. Gran Sasso Teramo) con 1,93. Nella giornata di ieri, terzo posto di Ernesto Minopoli (Amatori Masters Novara) nel pentathlon M80 con uno score di 2802.
Oggi invece è quarta la velocista Cristina Sanulli (Self Atl. Montanari & Gruzza) tra le W40 sui 60 metri in 8.15, come Giulia Lucia Perugini (Sef Macerata) con la misura di 0,95 nell’alto W75, stesso piazzamento ottenuto da Marzia Zanoboni (Liberatletica Roma) nel martello W50 con 39,97. Sui 60 metri chiudono quinti Tristano Tamaro (Trieste Atletica/M75) in 9.12 e Marinella Signori (Atl. Virtus Castenedolo) al femminile tra le W50 in 8.53 (dopo aver corso la batteria in 8.46), sesta invece Anna Micheletti (Romatletica/W60) in 9.56 (si era qualificata con 9.50 in batteria) nella finale vinta con il record mondiale dalla canadese Karla Del Grande in 8.57; ottavo Massimo Clementoni (Olimpia Amatori Rimini/M55) in 7.90, ma nella semifinale era riuscito a migliorare il primato italiano SM55 con 7.77. Disputate le batterie degli 800 metri: la campionessa mondiale W45 in carica Barbara Martinelli (Us San Vittore Olona 1906) passa alla finale con il miglior tempo di 2:31.91. Nella corsa campestre di ieri, quarti Lorella Pagliacci (Tirreno Atl. Civitavecchia/W45) e Martino Cuder (Gs Alpini Udine/M85), quinto Bruno Baggia (Atl. Valli di Non e Sole/M75).
Fra gli altri risultati, da segnalare i record mondiali della rumena Mihaela Loghin con 13,39 fra le W60 nel peso (specialità in cui vinse l’argento olimpico a Los Angeles ’84), del tedesco Karl-Heinz Marg (14,48 nel peso M75), della britannica Irie Hill nell’asta W45 con 3,55 e della tedesca Christiane Schmalbruch nell’alto W75 con 1,17, mentre la canadese Olga Kotelko inaugura le liste all-time W95 dell’alto con 0,78 e sui 60 metri con 16.53. Domani in programma i 3000 metri e le batterie dei 200, mentre proseguiranno i concorsi sulle pedane dei due impianti indoor e nel campo dedicato ai lanci lunghi.

 

(NDR) Sugli 800m SM55, Vincenzo Andreoli, dopo aver superato le sua batteria (secondo in 2’21”13 è giunto sesto nella semifinale con il tempo di 2’17”46.

Luca Cassai

SEGUICI SU: Twitter: @atleticaitalia | Facebook: www.facebook.com/fidal.it

File allegati:
- RISULTATI/Results
- ORARIO/Timetable

- Il sito della manifestazione
- Campionati Mondiali Indoor Master

…………………………………………………………………………………………………….

 

 

 

 

Da “Queen Atletica”

Corsera clamoroso: legnate sull’atletica di Giomi nel giorno di Mennea

By

andycop

 

 

Nel giorno del ricordo della scomparsa di Pietro Mennea, è comparso oggi un articolo a firma di Fabio Monti che disegna in maniera durissima lo stato del’arte dell’atletica leggera italiana e in particolare quella dell’ultimo mandato giomiano.

Parlando dell’atletica attuale, dopo aver citato alcuni esempi di sport da terzo mondo che si sono verificati a Roma e Milano (l’Arena chiusa con sei società appiedate…), e che tale vicende potrebbero apparire “marginali, in realtà sono la sintesi dello stato nel quale versa l’atletica italiana tutta. Che mai come in questo momento aveva proposto un modello così al ribasso e così lontano da quanto aveva fatto nella sua carriera Mennea...”.

Le aspre critiche continuano subito dopo: “Non è un caso che dai mondiali di Mosca 2013, l’Italia sia tornata a casa con un solo argento (Straneo, maratona) e che nella classifica per Nazioni del Mondiale indoor di marzo, abbia chiuso al 40° posto, anche attraverso una partecipazione numericamente deprimente, peggior piazzamento di sempre“.

L’attacco a Giomi e la sua corte arriva appena dopo la fotografia in bianco e nero di Pietro Mennea: “nonostante le parole rivoluzionarie pronunciate dal Presidente Alfio Giomi, dopo il mezzo disastro di Mosca; nonostante gli annunci di una rifondazione globale, ascoltati anche sei giorni fa alla convention di Formia…“.

E ce n’è per tutti: ”ognuno continua a pensare al suo interesse specifico; le società civili sono in in via d’estinzione, quelle militari alimentano in modello di sviluppo prepensionistico per i propri tesserati. Gli atleti si allenano poco e male, niente a che vedere, a parte poche eccezioni (Fassinotti)…” a Mennea “…la sue dedizione, il suo impegno, la sua voglia di arrivare in alto“.

E se Mennea aveva insegnato cosa fosse per lui l’atletica, ovvero fatica e lavoro, oggi per l’estensore dell’articolo si vivacchia “cercando di non far fatica”. E dopo aver riportato le frasi forse un pò troppo rosee e speranzose di Giomi di Formia, ecco l’altro attacco: “i tecnici di società sono quasi tutti pagati poco e male e alla prima occasione, si dedicano ad altro“.

E poi l’analisi impietosa specialità per specialità: “lo sprint vive una fase di profonda e generale depressione; dal mezzofondo arrivano segnali modesti; nei lanci tutto resta fermo a Vizzoni, che ha compiuto 40 anni; Unico settore in discreto movimento è quello dei salti (Greco, Donato e Trost) semprechè gli interpreti non si facciano male“.

Si parla molto, ma non cambia mai niente“.

 

……………………………………………………………………………………………………

Anche la Fidal di Giomi scarica le colpe su atleti e tecnici: ora basta!

By

Luca Landoni

giomi-620x300.jpg 

Oggi non si fa altro che parlare delle parole del Presidente Fidal Alfio Giomi, che ha definito l’atletica italiana “da parrocchia” aggiungendo critiche alla provincializzazione del movimento – a partire dai tecnici – e chiosando con un molto esplicativo e autoassolutorio “non si può cambiare tutto in un anno”.

Ora, a parte che a essere pignoli andiamo quasi per l’anno e mezzo; per la nostra opinione generale su queste dichiarazione e sullo stato dell’arte del nostro sport vi rimandiamo al nostro pezzo di stamani.

Quello che invece ci preme di commentare qui sono le parole di Giomi in merito agli atleti: “Agli Europei bisognerà fare risultato: chi fallisce a Zurigo sarà fuori dalle Olimpiadi”.

Bene. In primo luogo si tratta di un’affermazione completamente priva di credibilità e di per sé assurda. Un conto sono gli europei di Zurigo 2014, un altro i Giochi di Rio 2016 (e anche i mondiali 2015, sia chiaro). Ogni stagione ha le sue regole, primati personali e storie differenti per ogni atleta, infortuni, crisi e picchi di forma. Chi fallisce a Zurigo potrebbe avere mille scusanti o anche colpe, ma se poi fa il minimo per le Olimpiadi non lo porti? Mai sentito un assunto privo di fondamento come questo, e per giunta a ben due anni di distanza.

Ciò detto, veniamo al punto. È ora di finirla di scaricare le colpe sul malfunzionamento della Fidal sugli atleti. E, aggiungo, anche sui tecnici. Le colpe infatti sono solo e soltanto dei dirigenti. Se non ci sono più soldi, è colpa dei dirigenti. Se non ci sono atleti da medaglia è colpa dei dirigenti. Se non ci sono più tesserati e tocca raschiare il fondo del barile con il fit walking e i tapascioni della domenica, è sempre e ancora colpa dei dirigenti.

Quando dico dirigenti, sia chiaro, non mi riferisco certo solamente a quelli della gestione Giomi. Dio ci è testimone di quanto duri siamo stati col precedente governo Arese e tutti i suoi protagonisti. Ma il cambiamento non c’è stato, e non è questione di un anno e spiccioli, caro presidente. No. Lei doveva dare un segnale immediato di discontinuità. Doveva per esempio prendere un pezzo consistente del budget annuo e spostarlo sulla promozione scolastica, finanziando un progetto basato su nomi noti dell’atletica a girare per gli istituti cercando di coinvolgere i ragazzi in una serie di gare-gioco promozionali a livello provinciale e locale.

È così che si “tirano dentro” i giovani, per dirla col loro stesso linguaggio. È così che si avvia la selezione di quello che un giorno sarà il campione: allargando enormemente la base dei bambini e ragazzini praticanti, ben sapendo che poi molti abbandoneranno. Ma è una questione statistica: se parti (cifra simbolica) da mille forse ma forse trovi un mezzo campioncino, se parti da 5.000 hai qualche possibilità in più, no? La Palisse insegna.

Abbiamo tutti criticato Arese, ma dov’è che Giomi è meglio? Questa è la domanda che tutti ci poniamo oggi e a maggior ragione ci porremo tra due anni e mezzo, in occasione delle prossime elezioni, chiunque sia il candidato alla presidenza, data l’improbabilità di un secondo mandato. Se il candidato fosse il colonnello Vincenzo Parrinello delle Fiamme Gialle, per esempio, al posto suo cominceremmo a pungolare il vertice (dunque anche se stesso) perché di questo passo correrebbe il rischio di arrivare alla corsa a mani vuote.

Non è correndo a caccia di denaro tutto il tempo, con l’improbabile scusa dell’autofinanziamento, e soprattutto non è dando ogni volta la colpa agli atleti e ai tecnici che non vincono la medaglia che si ottiene qualcosa. È sporcandosi le mani col lavoro ingrato del porta a porta nelle scuole elementari, medie e superiori. È aumentando l’appeal dell’atletica di base, che attualmente è senza scopo e praticata dai pochi appassionati che si accontentano di cercare di battere il proprio personale. È allargando la quota di atleti che accedono agli italiani, magari studiando il modello francese; nazione avanti anni luce rispetto alla nostra.

Sveglia, Fidal! O vogliamo continuare a imitare la politica reale è il suo tira a campare? L’atletica è movimento, ricordatelo, non immobilità.

……………………………………………………………………………………………………..

? UNA DOMANDA….

Perchè investire in una squadra “Civile” di atletica leggera? questa è la domanda che ci siamo posti a seguito di un colloquio con il Presidente Prof. Alfio Giomi, che in parte ci ha anche convinto!


” l’atletica leggera è uno sport individuale e non di squadra”.
Questa è la risposta della Federazione, alla scarsa attenzione e considerazione nei confronti dei campionati di Società.


Pur sapendo che in Italia, storicamente è una squadra che caratterizza un territorio e non il singolo atleta.


Gabriele Di Giuseppe


Direttore tecnico


Bruni Atletica Vomano

…………………………………………………………………………………………………

In allestimento il

“BILANCIO DELLA STAGIONE

INDOOR TREVIGIANA 2014”!

…………………………………………………………………………………………………

…………………………………………………………………………………………………