DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
UN ANNO SENZA
ADRIANO DIDONE’
di Francesco Storgato
E’ passato un anno da quando “DIDA” ci ha lasciati e conoscendolo, per sdrammatizzare, ci direbbe: “Mi sono preso un periodo di villeggiatura”. Eravamo abituati alla sua presenza costante in ogni manifestazione, era tecnico, dirigente, organizzatore e giudice gara. Nelle prime manifestazioni provinciali e regionali, successive alla sua scomparsa, è stato ricordato con il rituale minuto di silenzio, ma per dare il giusto merito alla sua persona, con il tempo anche altre iniziative hanno preso forma. Il 18 ottobre nell’ impianto di S. Lazzaro a Treviso, organizzata dall’ Atletica stiore treviso , una combinata di lancio del disco e di getto del peso, si è svolta in suo ricordo, onorata con una buona partecipazione di atleti e con risultati interessanti. Il 28 di novembre, nella consueta cena del Gruppo Giudici Gara di Treviso a chiusura dell’anno sportivo, a tutti i presenti è stato fatto dono di un memoriale con foto, racconti e testimonianze per rivivere e conservare il “personaggio Dida”. La tradizionale apertura dell’attività del C.S.I. trevigiano, con la campestre di S. Cristina organizzata dal G. S. Olympo l’ 8 dicembre, ha avuto come denominazione “1° Memorial Adriano Didonè”. Anche il 20 dicembre, in occasione della Festa dell’Atletica Trevigiana 2014, è stato assegnato a Lucia Dal Ben e a Luciano Boidi , il “Premio Adriano Didonè” meritevoli del premio per aver realizzato, nel corso del 2014, i migliori risultati nelle specialità dei lanci.
Tutti questi segnali di riconoscenza li ritengo significativi, si ci mancano le sue battute, i suoi modi gentili soprattutto verso i più giovani in evidente difficoltà con l’attrezzo in mano. Ci manca la sua presenza da “giudice francescano” come si definiva perchè era sempre in sandali e scalzo anche d’inverno.
In tutti noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, ora non siamo più soli, ma con il suo esempio ci sentiamo più coinvolti. La sua dedizione, il suo impegno, la sua voglia di andare avanti comunque per l’atletica, la sua passione non aveva confine. Con il suo dialetto trevigiano, qualche volta gli sfuggiva un “ma chi se che te gà insengnà a tirar cussi”, ma non era un rimprovero, ma un cercare di mettere a proprio agio gli atleti per renderli migliori. Anche con i tecnici si dimostrava disponibile, conosceva alla perfezione i regolamenti e la loro applicazione, soprattutto in occasione di manifestazioni “incasinate” i suoi consigli spesso erano le soluzioni migliori.
Essere ricordati significa essere stati in grado di trasmettere qualcosa. Si può essere persone importanti con un vestito elegante, ma anche con sandali e un vestito semplice si può essere d’esempio.
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