DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
UNA RIFLESSIONE … per ricominciare –
(Di Fulvio Maleville)
- Apre questa nuova pagina del nostro gruppo e credo sia necessario riflettere su quello che siamo e non siamo riusciti a fare in questi anni.
Tecnicamente non c’è dubbio che veleggiamo sospesi ad una quota che altri si sognano. A parlare per noi sono i risultati e soprattutto il rapporto iscritti - prestazioni. Qui appare improbabile che qualcuno si offenda se facciamo notare il distacco, la differenza per prerogativa tecnica nella capacità di qualificare atleti in specialità estremamente diverse.
A sancire questa condizione è ad esempio il numero di persone che hanno ottenuto i limiti per accedere ai campionati Italiani di categoria.
La nostra è indubbiamente un’atletica di qualità, ne siamo consapevoli e possiamo anche vantarci di riuscire ad eccellere con prestazioni che non sono ottenute grazie alla debolezza degli avversari ma si rivelano tali perché i nostri atleti si mettono in luce in ambito Nazionale.
Ma dopo gli onori sembra necessario fare anche ammenda degli errori e dei limiti che ci contraddistinguono. Primo fra tutti la mancanza di una struttura dirigenziale adeguata ai bisogni degli atleti. Si rivela poi fondamentale la pochezza di un settore giovanile che sta a galla grazie alle prestazioni di pochi atleti.
Ora, ad esempio, mandiamo tre cadetti su quattro che ne abbiamo agli Italiani e li troviamo pure collocati dal sesto all’ottavo posto della graduatoria Nazionale. Una produttività che certamente ci fa onore. Ma dietro questi ragazzi c’è il vuoto e non possiamo certamente far fede sul nulla per continuare a restare produttivi.
Bisogna quindi fare qualcosa, attivarci, prima di tutto costruire proprio il settore giovanile e fare questo velocemente se non vogliamo rischiare l’estinzione.
E’ anche necessario rivedere l’assetto tecnico perché oggi è vecchio, frazionato e questa realtà non offre alcuna prospettiva. Inoltre non possiamo permetterci di perdere le peculiarità che ci distinguono dagli altri, tanto meno adeguarci al loro livello, almeno io non sono interessato a fare atletica come la facevo io 45 anni fa.
L’esperienza di questi ultimi tre anni conferma inoltre un arretramento di mentalità dell’ambiente. Invece di aprirsi e rinnovarsi molti indirizzano gli atleti allontanamento preferendo che smettano piuttosto che trovino condizioni tecniche migliori altrove. Noi per fortuna non abbiamo mai fatto questo madornale errore e sono felice che alcuni miei atleti abbiano trovato casa ed allenatore a Padova dove potranno continuare a fare sport. Ritengo però che questo sia da un lato il risultato dell’evidente mancanza di strutture a San Lazzaro e dall’altro un’occasione di arricchimento che un domani potrà tornare utile quando i ragazzi rientreranno.
Oggi a San Lazzaro siamo purtroppo presi molto peggio di 30 anni fa, gli impianti sportivi sono una vera vergogna. Treviso, città che dovrebbe risultare sportiva per eccellenza, è diventata invece l’emblema dell’incapacità politica nel saper investire risorse nello sport.
Una miopia che più avanti ci farà spendere molto di più a seguito del degrado sociale.
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