Maggio 3rd, 2016

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

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Riflessioni ad alta voce –

(di Fulvio Maleville)

- MEZZOFONDO –

Di mezzofondo non capirò un gran che ma sono convinto non vi siano grandi prospettive per questo settore. Lo dico perché tra i nostri migliori atleti della categoria allievi non c’è traccia di un loro trascorso atletico che abbia un nesso con un’altra specialità dell’atletica leggera. Infatti le graduatorie FIDAL ed i curriculum dei nostri mezzofondisti parlano chiaro: si nasce e muore mezzofondisti quasi sempre senza nemmeno provare altre specialità.

 Ripeto, non sono un esperto, ma resto perplesso quando verifico che il moderno mezzofondo si affida alla sola corsa per selezionare i propri talenti.

 Pensare ad una attività giovanile diversificata, caratterizzata dall’acquisizione di sensibilità, capacità tecniche e neuro muscolari che possano accompagnare le nuove generazioni del mezzofondo ad un approccio diverso dalla sola corsa sembra oggi diventato difficile se non impossibile. A dirmelo non sono solo i curriculum dei nostri giovani atleti in vetta alle classifiche Federali ma anche quanto vedo fare in campo tutti i giorni.

 Poi vado a scuola e tra i miei alunni individuo ragazzi che se dovessero scendere in pista darebbero paglia alla maggior parte dei ragazzi che vedo trascinarsi con stili discutibili in pista. Succede questo perché ancora oggi gli atleti tesserati si allenano come si allenavano quelli della mia generazione, gli allenatori evidentemente trascurano l’uso dei piedi, non prendono neanche in considerazione l’idea di stimolare la forza ed accettano che i ragazzi possiedano una meccanica di corsa scarsamente redditizia.

 Trovo purtroppo che in questo contesto la Federazione possa fare poco o nulla. Corsi ed aggiornamenti sembrano infatti non ottenere alcun effetto sulla base del movimento.

 L’atletica è così diventata “un’opinione personale” gli operatori del settore esprimono la propria differente idea senza sostenere alcuna tesi, spesso, privi di alcun ritegno, affermano semplicemente “io la penso in modo diverso”. A fronte di tutto questo è facile rendersi conto che nulla si potrà fare per fermare la deriva.

 A questo punto non serve scandalizzarsi quando si vedono i bambini fare le ripetute lattacide o il Fartlek “in pista”, bisognerà rassegnarsi.

 Mi chiedo solo come mai uno come me, tecnico specialista dei salti, sia riuscito ad ottenere tante indicazioni dai migliori allenatori del mezzofondo Italiano ed altri non abbiano neanche provato ad avvicinarsi a persone come Ghidini o Pierino Endrizzi. Tecnici che si sono dimostrati subito disponibili a confidare le loro esperienze, colleghi che mi hanno insegnato un sacco di cose, soprattutto aprirmi ad un modo di allenare più articolato ed evoluto, largamente intrecciato con tematiche e metodologie delle altre specialità. E’ così che ho scoperto un universo di esperienze che molti colleghi potrebbero trovare a prezzo zero solo volessero guardare in modo evolutivo ai propri atleti.

 

VETRINETTA DA ODERZO

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Foto di Gabriele Marsura

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