DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
ELIA FREZZA TITOLO E PRIMATO
Doppio titolo per Patrizia Fedato
Campioni F. Grando S. Bettin e G.M. Tonello
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In gran forma Caironi, Dedaj, Legnante, Cipelli, Di Marino
Tredici il primo giorno, otto il secondo: è messe di record, ai Campionati Italiani Paralimpici Indoor ed Invernali Lanci di Ancona. Martina Caironi (Fiamme Gialle), dopo il primato assoluto nei 60 T42 con 9.66, nel lungo T42 piazza il suo secondo record tricolore, saltando un eccellente 4,50 con un miglioramento di ben 36 cm rispetto al precedente risultato di due anni fa.
Per la categoria T37 continua invece l’incredibile crescita di Francesca Cipelli (Veneto Special Sport) che prosegue con successo la serie consecutiva di primati assoluti in sala iniziati a Magglingen lo scorso gennaio. Con 3,79 la giovane saltatrice veneta guadagna 12 centimetri dall’inizio dell’anno, misura superiore di 6 cm rispetto alla sua prestazione all’aperto. In chiave maschile è il compagno di squadra Elia Frezza a far segnare la migliore prestazione nazionale T46 saltando 4,82.
In pista bissa il successo ed il record italiano Claudio De Vivo (Disabili Andrea Oppo) che, dopo la vittoria nei 1500, corre in 2:38.44 gli 800 T44 davanti all’ex primatista Gianfilippo Mirabile (Sempione 82). Stessa sorte per Marco Baldini (Acli III Millennio) che vince il titolo dei 200 T35 col primato di 34.83. Sulla gara più veloce per la categoria non vedenti, poi, è Arjola Dedaj a firmare la nuova migliore prestazione tricolore T11 di 8.41. La velocista delle Fiamme Azzurre era al debutto in una gara ufficiale con la nuova guida Daniela Reina, atleta marchigiana già primatista assoluta FIDAL nei 400 (51.18). Per gli uomini, il compagno di team Emanuele Di Marino (Fiamme Azzurre) si laurea campione italiano al coperto nei 200 T44 con un crono di 25.00, mentre l’oro europeo 2014 dei 400 T20 Ruud Koutiki chiude invece in 24.14 per gli indoor FISDIR.
Di Marino tra l’altro ha firmato anche il record azzurro dei 60 T44, tagliando il traguardo in 7.58.
Allo Stadio Italico Conti primi posti, corredati di record, per Simone Giovarruscio nel peso F37 (9,32) e Giuseppe Campoccio (Paralimpico Difesa) nel disco (23,00) e giavellotto (22,23) per la categoria F34. Campoccio ha migliorato il primato italiano anche nel peso (9,88) e la sua compagna di società Pellegrina Caputo si è distinta nel giavellotto F42 (13,33).
La campionessa paralimpica di Rio e Londra, Assunta Legnante (Anthropos Civitanova), ha battezzato la stagione nella pedana del peso F11 con un ottimo 15,90. I suoi lanci sono stati tutti superiori ai 15 metri, misure che fanno ben sperare per i prossimi appuntamenti agonistici.
I 54 lanciatori presenti ad Ancona erano in competizione anche per conquistare i primi punti in palio per la Coppa Italia Lanci 2017, vinta negli ultimi quattro anni dalla Handy Sport Ragusa.
L’Atletica paralimpica nazionale ritornerà in scena a Rieti il 5-7 maggio con gli Italian Open Championships, tappa italiana del World Para Athletics Grand Prix.
NOTA DI FRANCO PIOL
Sono qui a celebrare le meravigliose imprese di Elia Frezza e compagni. In quel di Ancona, il bravissimo Elia, classe 2001, si è laureato Campione Italiano indoor per la sua categoria (T46) nel lungo e, con 4,82, ha realizzato anche il primato nazionale. Ma non finisce qui, l’allievo di Gabriele Marsura (per lui è come un figlio!) ha strappato pure due prestigiosi argenti: sui 60m. in 8”77 e sui 200m. in 29”17.
Il ragazzo, umile e caparbio, ha grandi meriti e lotta a denti stretti, dandosi un gran da fare, superando fatica e difficoltà, per diventare un sicuro campione di domani. E allora sia gloria a Elia. Evviva Elia!!!
Ma Ancona ha riservato agli atleti trevigiani altri significativi e meritati trionfi: la veterana Patrizia Fedato (classe 1981) nella foto sopra si è fregiata di ben due titoli, nel peso da 4 kg. sua specialità, con un getto pari a 7,72 e sui 60m. vinti in 9”66.
Altro titolo a Francesco Grando, della Trevisatletica, che ha scagliato l’attrezzo senior a 6,89 (quarto Carlo Alberto Zieger con 6,55 e settimo Damiano Zambon con 6,38); a Serena Bettin (sempre della Trevisatletica) nel lungo con la misura di 2,72 (bronzo nel peso con con 5,28) e infine a Gian Marco Tonello (Onlus Montebelluna) nella foto sotto doppio titolo sui 200m. corsi in 31”70 ( bronzo junior per Michele Biondo in 29”95 e un 8”84 sui 60m.) e sui 60m. in 9”21.
Buoni piazzamenti sui 60m. e sui 200m. anche per Luigi P. Capocasale, Simone Zandonà, Yuri Fiorentin, Francesco Grando e Damiano Zambon; escursione sui 1500m. di Pier Carlo Morello in 7’30”33.
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Cari Professori, chi vi scrive è una psicologa che spesso e volentieri si trova a lavorare con i vostri studenti. Non tutti. In particolare quelli che per scelta o per merito affiancano all’attività scolastica la pratica sportiva, anche a livello agonistico. Quelli che al lunedì, dopo un week end di gare, vi pregano di non interrogarli ma di rimandare la verifica al martedì. Quelli a cui alcuni di voi negano questa possibilità, assumendosi il rischio di apparire un tantino sadici.
Mi rendo conto che il nostro sistema scolastico non è costruito per dare spazio a una sostenibile e codificata convivenza tra agonismo e formazione, ma la svalutazione e, in alcuni casi la demonizzazione, dell’attività agonistica la facciamo noi. Tutti voi avrete un collega insegnante di educazione fisica che è il primo a svalutare la sua stessa materia, considerandola di serie B e concedendo agli allievi assenze dalla palestra che non sono in alcun modo giustificabili. Creando così una cultura che scredita tutto ciò che è attività motoria.
Vi sto quindi scrivendo non per chiedervi di cambiare il vostro metro di giudizio, di trattare questi ragazzi in maniera diversa o di fare loro dei favoritismi. Anzi. Loro stessi non lo vorrebbero, d’altra parte sono allenati a tenere duro. Vi sto invece invitando a un piccolo cambio di prospettiva. Non immaginate che i vostri studenti-atleti imparino nei rispettivi contesti sportivi solamente a far andare gambe e braccia, senza alcun pensiero. Sarebbe molto riduttivo oltre a negare l’evidenza. Nell’ambiente sportivo-agonistico i vostri allievi imparano valori come l’impegno, la perseveranza, imparano a tollerare il dolore, la fatica e il disagio, imparano a relazionarsi agli altri, a rispettare se stessi e l’avversario, con tutta probabilità conosceranno nuove culture e nuove lingue, perché la spinta alla relazione è più forte di ogni barriera linguistica. Aspetti motivazionali e relazionali non da poco, quindi. Qualcosa che, saremo tutti d’accordo, non si acquisisce in un pomeriggio chiusi in stanza in compagnia del libro di storia. Qualcosa che è, cari professori, molto simile all’imparare a stare al mondo.
Ecco allora che il 6 che questi studenti si trovano sul registro assume tutto un altro significato. Non è un 6 che significa che non c’è stata la volontà di arrivare all’8 (tanto lo so che il 10 non lo date mai!), è un 6 che è frutto di un impegno diversamente distribuito su molteplici attività. E’ il faticoso frutto del voler tenere insieme tutti i pezzi, consapevoli che la scuola è importante ma non si può rinunciare a una vocazione o, se volete, chiamatela passione o ancora talento.
Dovremmo forse andare oltre al pregiudizio che chi trascorre il pomeriggio a fare sport e i compiti li fa di sera sia un lavativo che non ha voglia di studiare, trattandoli al pari di quei ragazzi che trascorrono la propria esistenza davanti alla playstation o a far nulla nel parchetto sotto casa. E’ un atto di rispetto nei confronti non solo dei ragazzi, ma anche dei genitori che si sobbarcano trasferte e importanti esborsi economici.
Non perdete quindi l’occasione di essere educatori a 360°. Va bene, ci sono i programmi ministeriali che devono essere portati avanti, ma lasciate spazio ad educare i vostri ragazzi a tirare fuori il meglio da sé e se questo coincide con un talento agonistico e non con l’algebra va benissimo, ciascuno ha il proprio e va rispettato. E quando sarete davanti alla tv a fare un tifo sfegatato per la vostra squadra o atleta del cuore pensate che dietro a quei campioni potreste esserci anche voi.
Valentina Penati
Psicologa e mental coach, si occupa di mental training e della massimizzazione della performance sportiva. Sempre di corsa, ma senza scorciatoie.
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