DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
ANTEPRIMA a suon di primati trevigiani
FAVOLOSA VIOLA SUI 5000m.
DEI TOS RITOCCA I 10 Km DI MARCIA
Palo Alto: Viola e Magnani al personale
di Luca Cassai
Si migliorano le azzurre Giulia Viola e Margherita Magnani sui 5000 metri al Payton Jordan Invitational di Palo Alto, in California (USA). Entrambe le mezzofondiste delle Fiamme Gialle riescono a centrare il record personale sulla distanza, rispettivamente con 15:28.22 e 15:30.91, in terza e sesta posizione nella seconda serie all’università di Stanford. Per la Viola un progresso di oltre dieci secondi rispetto al suo precedente limite, ottenuto nell’edizione 2015 dello stesso meeting (15:38.47), e il ritorno in una gara all’aperto su pista dopo quasi due anni dall’ultima volta (il 24 maggio 2015 sui 3000 a Hengelo, in Olanda). La 26enne veneta era comunque rientrata nella stagione indoor, piazzandosi settima nella finale dei 3000 metri agli Europei in sala di Belgrado, nel mese di marzo. Anche la Magnani è protagonista di un sensibile miglioramento, in confronto al 15:43.78 dell’anno scorso proprio a Stanford. Non correva in una competizione su pista dalla batteria alle Olimpiadi di Rio sui 1500 metri, la distanza preferita dalla 30enne romagnola che non ha disputato la stagione invernale per un infortunio rimediato all’inizio di novembre.
La gara si svolge in una serata piuttosto ventosa e fredda, con 12 gradi di temperatura, senza lepri. Va in fuga la colombiana Muriel Coneo (3:01 al primo mille), che poi viene riassorbita poco oltre la metà, ma la Viola è in testa alle inseguitrici (3:06) insieme alla keniana Ednah Kurgat, con la Magnani nel gruppo. Al terzo chilometro il passaggio è di 9:26, quindi l’andatura cresce sotto la spinta dell’atleta africana. Quando mancano 600 metri al traguardo, l’australiana Heidi See piazza un allungo decisivo e conquista il successo in 15:22.36, seguita da Ednah Kurgat (15:26.00) e da Giulia Viola (15:28.22), mentre alle loro spalle Margherita Magnani recupera posizioni e finisce sesta in 15:30.91.
“Questo per me è un punto di partenza - dichiara Giulia Viola - e credo di poter essere soddisfatta. Speravo di scendere sotto il crono di 15:30 e ci sono riuscita, in una gara che era scattata un po’ lenta. C’era molto vento, ma le condizioni erano uguali per tutte e non mi lamento. Ho cercato di mettermi subito davanti, perché finora non ho lavorato sui cambi di ritmo. Negli ultimi dieci giorni di allenamento a Flagstaff si era riacutizzato un dolore al calcagno del piede sinistro, quindi avevo ridotto i carichi. Ora vorrei finalizzare la preparazione, tra l’Italia e l’Inghilterra con il mio coach Robert Denmark, per correre i 3000 metri e di nuovo un 5000, con l’intenzione di avvicinare 15:22 che è il minimo per i Mondiali”.
“Un risultato che mi dà fiducia - le parole di Margherita Magnani - nel mio primo e probabilmente ultimo 5000 della stagione, visto che non ho tanti chilometri sulle gambe. Ma penso che questa distanza mi si addica e dal prossimo anno potrei allenarmi con continuità per affrontarla in gara. Intanto nel 2017 l’obiettivo è realizzare lo standard di iscrizione per i Mondiali di Londra, però sui 1500 metri, che è fissato a 4:07.50. Credo che sia un tempo accessibile e conto di essere in forma dal mese di giugno, dopo aver svolto un buon lavoro aerobico seguendo i programmi di Vittorio Di Saverio. Il mio debutto stagionale nei 1500 sarà tra una settimana, il 13 maggio nella seconda tappa della Diamond League a Shanghai, in Cina, e poi li correrò ancora il 21 maggio a Kawasaki, in Giappone”.
Nella prima serie vittoria in 15:13.15 all’olandese Sifan Hassan, iridata indoor dei 1500 metri. Sui 10.000 arrivano invece il primato nazionale e la miglior prestazione mondiale dell’anno con 31:13.06 per Meraf Bahta, svedese di origine eritrea, vicecampionessa europea dei 5000. Due world lead tra gli uomini, ad opera del canadese Justyn Knight (13:17.51 nei 5000) e dell’australiano Patrick Tiernan (27:29.81 nei 10.000). Sui 5000 metri, secondo posto nella seconda serie per il campione olimpico dei 1500 metri Matthew Centrowitz in 13:48.42, alle spalle dell’australiano Jack Rayner (13:47.41).
I parziali di Giulia Viola sui 5000 (i primi 200, poi ogni 400 metri)
34.670 (34.670) 1:49.928 (1:15.258) 3:06.904 (1:16.976)
4:23.235 (1:16.331) 5:38.821 (1:15.586) 6:55.627 (1:16.806)
8:10.389 (1:14.762) 9:26.033 (1:15.644) 10:37.730 (1:11.697)
11:50.780 (1:13.050) 13:04.884 (1:14.104) 14:16.700 (1:11.816)
15:28.216 (1:11.516)
(da Queen Atletica)
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SOCIETARI, SPRINTER IN CRESCITA A BUSSOLENGO
Nella prima fase veneta della rassegna di club Cortelazzo corre i 100 in 10”62, migliorandosi di 11 centesimi, mentre la Fiorese eguaglia il personale con 11”93. Forgiarini a 51.38 nel disco
GRANDE LA BERNASCONI 4’27”26
DIETRO VIAN TESSARO TOZZATO E SARTOR
Ardelean 50”34 Bellin 39,05 Maggiolo 12”50
Giovani in crescita nella velocità a Bussolengo (Verona), dove in un pomeriggio disturbato dalla pioggia è scattata la prima fase veneta dei campionati italiani assoluti di società su pista. Il ventunenne Lodovico Cortelazzo (Assindustria Sport Padova) ha corso i 100 in 10”62 (+0.1), migliorando il primato personale di 11 centesimi. Nella gara femminile, 11”93 (-0.2) per la ventenne Beatrice Fiorese (Atletica Vicentina), che ha eguagliato il proprio record del 2015. Valerio Forgiarini (Assindustria Sport Padova) si è imposto nel disco con 51.38. Elena Vallortigara (Assindustria Sport Padova) ha vinto l’alto con 1.79, precedendo la sedicenne Ilaria Varago (Team Treviso),nella foto sopra, cresciuta di un centimetro rispetto alla misura che lo scorso ottobre, a Cles, le regalò l’argento tricolore tra le cadette. L’azzurrina Rebecca Borga (Atl. Riviera del Brenta) ha vinto i 400 in 55”69 (quarta, in 57”72, l’ottocentista italo-cubana Yusneysi Santiusti Caballero). Asta a Marco Boni (Assindustria Sport Padova) con 4.60. Thomas Fabricci (Fondazione Bentegodi) è stato l’unico a superare i 60 metri nel giavellotto (60.28). Accoppiata di azzurrine del Gruppo Atletico Coin ai vertici del triplo: 11.86 (-1.3) per l’allieva Camilla Vigato, 11.68 (-0.7) per la compagna d’allenamento Chiara Bertuzzi. Domani, dalle 10.45, la seconda giornata di gare, con prologo al campo Avesani di Verona per le due prove di lancio del martello.
RISULTATI. UOMINI. 100 (+0.1): 1. Lodovico Cortelazzo (Assindustria Sport Padova) 10”62, 2. Mario Brigida (Atl. Biotekna Marcon) 10”80, 3. Matteo Merzi (Atl. Insieme New Foods) 11”02. 400: 1. Giovanni Schievano (CorpoLibero Athletics Team) 49”37, 2. Michele Rancan (Atl. Vicentina) 49”62, 3. Enrico Brazzale (Atl. Vicentina) 50”00. 3000 siepi: 1. Marco Carbonetti (Athletic Club Firex Belluno) 9’22”52, 2. Luca Solone (Biotekna Marcon) 9’29”08, 3. Massimo Guerra (Atl. Vicentina) 9’29”94. 110 hs (-0.7): 1. Marco Massaro (Assindustria Sport Padova) 14”54, 2. Matteo Bonora (Team Treviso) 14”69, 3. Diego Appoloni (Insieme New Foods Vr) 14”93. Asta: 1. Marco Boni (Assindustria Sport Pd) 4.60, 2. Matteo Miani (Silca Ultralite) 4.50, 3. Daniele Peron (Ass. Atl. Nevi) 4.40. Triplo: 1. Riccardo Appoloni (Atl. Insieme New Foods Vr) 15.07 (+0.7), 2. Leonardo Beretta (Assindustria Sport Padova) 14.18 (+0.6), 3. Gianluca Santuz (Atl. Vicentina) 14.09 (-0.1). Disco: 1. Valerio Forgiarini (Assindustria Sport Padova) 51.38, 2. Filippo Vaidanis (Atl. Vicentina) 46.66, 3. Tommaso Parolo (Assindustria Sport Padova) 42.85. Giavellotto: 1. Thomas Fabricci (Fondazione Bentegodi) 60.28, 2. Samir Masato (Assindustria Sport Padova) 58.82, 3. Valentine Chukwuebuka Udeh) 58.37.
DONNE. 100 (-0.2): 1. Beatrice Fiorese (Atl. Vicentina) 11”93, 2. Carol Zangobbo (Assindustria Sport Padova) 12”13, 3. Shelomith L. France (G.A. Aristide Coin Venezia 1949) 12”19. 400: 1. Rebecca Borga (Atl. Riviera del Brenta) 55”69, 2. Rebecca Sartori (G.A. Bassano) 56”43, 3. Laura Marotti (Atl. Vicentina) 56”73, 4. Yusneysi Santiusti Caballero (Assindustria Sport Padova) 57”72. 3000 siepi: 1. Sara Tommasini (Team Treviso) 12’13”98, 2. Elisa Dalpiaz (Athletic Club Firex Belluno) 12’18”13, 3. Gloria Busti (Fondazione Bentegodi) 12’34”36. 100 hs (-0.6): 1. Elena Marini (Team Treviso) 14”53, 2. Michela Caon (Team treviso) 14”88, 3. Alice Muraro (Atl. Vicentina) 15”06 (-2.9). Alto: 1. Elena Vallortigara (Assindustria Sport Padova) 1.79, 2. Ilaria Varago (Team Treviso) 1.69, 3. Rebecca Pavan (G.A. Aristide Coin Venezia 1949) 1.66. Triplo: 1. Camilla Vigato (G.A. Aristide Coin Venezia 1949) 11.86 (-1.3), 2. Chiara Bertuzzi (G.A. Aristide Coin Venezia 1949) 11.68 (-0.7), 3. Elena Soligo (Team Treviso) 11.49 (+1.3). Peso: 1. Tatiana Corso (Lib. Valpolicella Lupatotina) 12.03, 2. Micol Scapolo (Lib. Sanp) 11.86, 3. Martina Caron (Atl. Vicentina) 11.76.
RISULTATI COMPLETI (IN AGGIORNAMENTO)
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Lettera aperta all’assessore allo sport del Comune di Treviso Sign. Ofelio Michielan
di Fulvio Maleville
Mi preme subito precisare che scrivo a titolo personale, sono qui per rappresentare solo me stesso e forse, in modo indiretto, gli atleti che ho allenato e sto ancora seguendo in campo. Vorrei anche premettere che mi sono amaramente pentito di aver accettato la palma di bronzo al merito sportivo ricevuta dal CONI e consegnatami dalle sue mani.
Per ritirare il riconoscimento ho lasciato i miei atleti nell’impianto di San Lazzaro pur sapendo che il premio non avrebbe cambiato nessuna delle criticità e condizioni nelle quali opero quotidianamente. Alla premiazione sono state elargite tante belle parole fatte al calduccio di un bellissimo palazzo ma come era prevedibile non hanno spostato di un millimetro la realtà nella quale alleno. In queste occasioni la politica trova sempre occasione per esaltare i sacrifici di appassionati che pur di operare sono disposti a supplire a qualsiasi sua manchevolezza, raramente ne agevola l’impegno.
A darmi stimolo per scriverle è stato il fatto che Lei, circa un mese fa, è passato all’impianto lamentandosi con il custode perché vi erano degli ostacoli in pista, situazione che ha subito attirato la sua attenzione per la confusione che tale condizione destava. Quello che mi ha colpito è che Lei non ha trovato soluzione parlandone con le società o mettendo a disposizione una zona, magari coperta, dove si possono riporre gli ostacoli dopo l’utilizzo giornaliero, ha preferito risolvere la questione obbligando tecnici e atleti a riportare in magazzino le attrezzature dopo ogni seduta con il solo carrello esistente. Come dire: almeno in futuro non avrò l’incombenza di premiare qualche ostacolista.
Naturalmente, girando per il campo Lei non si è assolutamente accorto della mancanza del materasso e dei ritti del salto con l’asta (1), tanto meno ha potuto notare che le gradinate lasciano filtrare acqua sui sottostanti magazzini (2) con la conseguente rovina delle attrezzature riposte.
Di certo non ha nemmeno potuto constatare che la sabbia intasa la pedana del salto in lungo tanto che griglie e scarichi non funzionano più (3). Quasi certamente Lei non è neppure a conoscenza del fatto che i ritti da gara del salto in alto sono rotti, quelli in pedana si regolano con difficoltà e anche l’altro giorno ai Campionati Studenteschi si sono utilizzati quelli che avevo salvato dalla discarica quando è stato dismesso il Campo delle Stiore … e potrei continuare.
Il suo intervento può essere considerato similare a quello di chi entra in una palestra e trovando dei materassini disposti sul terreno si lamenta del disordine ma non si accorge che piove dal soffitto, le spalliere sono rotte, i sostegni dei tabelloni da basket risultano staccati dai supporti.
Appare chiaro che si agisce in forme prettamente burocratiche, non si ha assolutamente il polso della situazione, condizione che stabilisce ed incentiva l’incuria degli impianti che il Comune ha in tutela.
Passando oltre dirò che la situazione nella quale si trova l’atletica leggera a livello Comunale evidenzia bene il degrado al quale è arrivato lo sport in Italia, mostra e certifica le precarie condizioni nelle quali noi tecnici appassionati e addetti sono costretti ad operare.
Chi come Lei ha accettato un ruolo politico dovrebbe in qualche modo prendersi carico delle responsabilità precedenti, quanto meno appropriarsi della memoria storica necessaria per agire cercando di ripristinare almeno una certa normalità.
Mi permetto quindi di ricordarle che il nostro impianto è stato costruito nel 1980. A quel tempo io allenavo i giovani della zona nelle strade adiacenti la struttura attendendo che la pista fosse dichiarata agibile. L’impianto è stato poi ristrutturato una decina di anni fa, un intervento che ha coinvolto prima la pista e qualche anno dopo gli spogliatoi. L’amministrazione, pur risultando completamente profana dei bisogni e delle effettive necessità, non ha mai aperto un dialogo con le società che frequentano la pista e il comune ha sempre preso le decisioni in assoluta autonomia, investendo risorse in modo opinabile.
Ne fa esempio l’impianto di illuminazione che è stato progettato in “stile ippodromo” e non garantisce l’illuminazione delle pedane e tanto meno del prato dove si svolgono lanci e partite di calcio.
Nel corso dei decenni sono state fatte scelte che potrebbero essere anche definite vergognose e chi ha preso certe decisioni andrebbe coerentemente perseguito. Bisognerebbe ad esempio individuare il “genio” che in occasione del rifacimento della pista ha optato per portare in discarica i ritti di “alluminio” (Es. 5), materiale eterno e in questo caso del valore di ben 5.000 euro, quando sarebbe bastata una semplice manutenzione per riportare i sostegni alla completa efficienza.
Nell’occasione anche il materasso dell’asta ha fatto la stessa fine, il poliuretano si era infatti progressivamente degradato a causa delle intemperie ma soprattutto del disinteressamento da parte degli addetti al campo e dell’Ufficio Sport. Sarebbe bastato acquistare a tempo debito un telo gommato (50 euro di costo) o una struttura in ferro rivestita e dotata di ruote (Costo tra i 1.500 ed i 2.000 euro) e il materasso sarebbe stato salvato dal deterioramento. Al campo di atletica di San Giuliano a Mestre, ad esempio, di strutture con le ruote ce ne sono addirittura tre.
Anche quello del salto in alto, pur essendo notevolmente degradato (6) sarebbe finito in discarica se non mi fossi attivato, prima comprando a mie spese un telo protettivo e poi chiedendo sostegno alle società che frequentano l’impianto quando è stata ora di cambiarlo.
Bene evidenziare che la specialità del salto in alto negli ultimi anni ha regalato a Treviso un campione Italiano Juniores (Gallina Andrea mt 2.10) ed una campionessa Italiana allieve (Giorgia Niero mt 1.80) atleta che nel 2015 ha partecipato addirittura ai Mondiali di categoria (Anche lei premiata un paio di mesi fa dal CONI).
Treviso poi, pur avendo smantellato e mai più acquistato l’attrezzatura, può fregiarsi anche del titolo Italiano Juniores nel salto con l’asta di Virginia Scardanzan, costretta però ad emigrare settimanalmente a Padova per potersi allenare nella specialità.
San Lazzaro rappresenta non solo un modello d’incapacità gestionale ma anche un cattivo esempio di politica sportiva, quando si manca di effettuare adeguati investimenti nell’ambito sportivo. Nei pubblici discorsi sentiamo sempre fare riferimento ai valori e all’autenticità formativa dello sport e al sacrificio di atleti, tecnici e dirigenti ma non si chiede mai scusa agli sportivi perché, per tanti motivi non sempre dipendenti dalla propria volontà non si riesce a svolgere un efficace sostegno. Perché, alla resa dei conti, quando difficoltà ed incapacità vanno a braccetto impediscono agli atleti e alle società di poter esprimere al massimo le proprie potenzialità.
Di tutto questo fa esempio l’impianto delle Stiore, struttura che nel 1990 ha avuto occasione di poter essere rilanciata. Il Comune perse allora il contributo (ITALIA ’90) di ben 1130 milioni per ristrutturare l’impianto, lo lasciò invece degradare fino a quando si è deciso di farne non più un luogo di rilancio sportivo ma bensì un parcheggio.
Tornando a San Lazzaro la realtà ci vede oggi privi di strutture adeguate. Manca infatti una palestra, una sala muscolazione, le tribune sono costituite da soli cinque gradoni non dotati di copertura, non vi è alcun posto dove ci si possa riparare per allenarsi in caso di maltempo. Gli utenti sono assaliti da aprile ad ottobre da nuvole di moscerini e zanzare che rendono difficoltoso solo parlarsi.
Manca poi completamente la manutenzione ordinaria ed il degrado delle attrezzature (Pedane, blocchi di partenza, ostacoli, ritti etc.) è evidente. Il materiale per lavorare è quasi sempre comperato dagli allenatori o dalle società (Rastrelli, pale, scope, ma mancano anche misuri metri, pesi, martelli, asticelle … etc.). I custodi non sono forniti del necessario per operare e quando gli si chiede un attrezzo o del materiale è nella norma sentirsi rispondere che non c’è oppure “abbiamo chiesto ma non è mai arrivato”. Non esiste nell’impianto un’officina operativa dove si possa fare manutenzione.
In altri comuni o città come Padova, Vicenza, Bassano, Modena, Trento, Udine o Rovereto negli anni si è costruito un ambiente sportivo dotato del necessario o dignitoso supporto per fare sport anche ad un certo livello, la nostra condizione in questi ultimi 30 anni è invece progressivamente peggiorata. A quel tempo almeno avevamo una sala pesi, oggi ne siamo privi e lavoriamo a cielo aperto dietro le tribune.
L’amministrazione dice di non avere soldi, li trova solo quando viene messa sotto pressione dalle società che hanno bisogno di organizzare qualche manifestazione. Le gare sembrano avere una notevole “prevalenza politica sulla quotidianità”, in tali occasioni si reperiscono inaspettatamente migliaia di euro per mettere a norma la pista. Da tutto questo appare evidente che non esiste un piano di mantenimento o rilancio della struttura e senza un progetto programmato appare logico che si navighi a vista.
Dal 1980 ad oggi l’impianto si è gradualmente deteriorato, è stata rifatta la pista un bel po’ di anni fa ma ad oggi non è mai esistita un’attenzione o regolamentazione che la salvaguardi.
Al campo vengono militari, privati, arbitri, calciatori ed altre discipline sportive, tutti sembrano avere diritti ed invadono gli spazi di un impianto che dovrebbe essere di Atletica Leggera, l’unico che esista a Treviso.
In pista tutti corrono e fanno riscaldamento in prima corsia senza tener conto che l’usura costringerà nell’arco di pochi anni ad un ulteriore intervento, se mai ci sarà. I cordoli in alluminio sono massacrati dall’incuria e non godono di alcuna manutenzione, le porte dei magazzini hanno alcuni perni staccati, la piccola tettoia dell’ingresso posteriore è priva di grondaia e l’acqua corre sul muro. L’erba invade il bitume gommoso senza che nessuno si presti ad estirparla. Sembra che l’unico compito assegnato ai custodi sia quello di tagliare l’erba del prato, operazione spesso effettuata in concomitanza degli allenamenti con l’effetto che gli allenatori non riescono a comunicare con gli atleti e si stimolano nuvole di insetti ad alzarsi in volo aggredendo i praticanti.
Eppure per un impianto come San Lazzaro si spendono un sacco di soldi, c’è la presenza in campo di due custodi, vi sono spese per l’acqua calda, la luce etc. Il tutto fa salire l’ammontare sicuramente ben sopra i 100.000 euro l’anno. Mi domando quale azienda privata investirebbe tanto denaro su una struttura senza preservare e valorizzare il capitale grazie ad un ammodernamento continuo ed una accurata manutenzione.
Mi sono permesso di esprimere quanto ho scritto nella consapevolezza di aver devoluto alla comunità almeno 70.000 ore di lavoro in campo con i ragazzi in questi ultimi 45 anni senza trarne profitti. E’ un impegno che lei come sportivo dovrebbe conoscere bene e per questo confido che le mie puntualizzazioni le siano da stimolo per fare scelte politiche coerenti. L’amministrazione a mio avviso oggi è davanti ad un bivio:
• Mettere in disparte le mie segnalazioni ritenendomi un delatore;
• Controllare e rielaborare le mie affermazioni, individuare le criticità e costruire con l’apporto delle società che frequentano l’impianto un progetto di rilancio della struttura. In questo caso bisognerà attivarsi distribuendo le disponibilità finanziarie che si possono reperire nelle pieghe del bilancio cercandone altre anche nell’ambito privato.
Veda lei quale posizione prendere. Buon Lavoro
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