DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
ELENCO GIOVANISSIMI CASTELLANI
Tuttimpista GRANDE E’ LA TRADIZIONE ATLETICA DI CASTELFRANCO VENETO!
cadetti
80m
9″2 Gino STOCCO Castelfranco 11-2-67 17/10/1982 Udine
9″2 Silvano FEDRIGA Castelfranco V. 18-10-70 19/10/1985 Bassano
300m
37″2 Gino STOCCO Castelfranco 11-2-67 18/09/1982 Castelfranco V.
37″47 Leonardo BAU’ Castelfranco V. 13-2-1994 20/09/2009 Mogliano
1000m
2′44″2 Nicola CASAGRANDE Castelfranco V. 23-1-76 13/04/1991 Treviso
2000m
5′50″93 Nicola CASAGRANDE Castelfranco V. 23-1-76 30/05/1990 Verona
100hs
13″2 Gino STOCCO 67 Castelfranco 11-2-67 17/10/1982 Udine
13″4 Alessandro MARCON Castelfranco V. 13-9-85 .2000
13″69 Elia ZORDAN Castelfranco V.7-7-1998 12/10/2013 Jesolo
13”95 Alessandro CECCHIN Castelfranco V. 7-5-1995 09/10/2010 Cles
300hs
40″33 Elia ZORDAN Castelfranco V.7-7-1998 28/09/2013 Caprino Vr
40″8 Alessandro MARCON Castelfranco V. 13-9-85 23/09/2000 Marcon
41″1 Gino STOCCO Castelfranco 11-2-67 30/05/1982 Mestre
alto
1,98 Sebastiano MARCON Castelfranco V. 18-6-66 26/09/1981 Verona
Primato trevigiano cadetti
asta
3,30 Mario Aldo PASETTI Castelfranco V. 9-1-47 14/10/1962 Padova
lungo
6,27 Alessandro CECCHIN Castelfranco V. 7-5-1995 10/10/2010 Cles
triplo
12,75 Mario VALENTINI Castelfranco V. 19-3-73 14/05/1988 Montebelluna
peso 4
16,38 Renzo CIMADOR Castelfranco V. 1957 08/10/1972
14,21 Claudio VIOLA Castelfranco V. 1957 .1972
disco 1,5
46,18 Mario Aldo PASETTI Castelfranco V. 9-1-47 .1962 CSI
45,71 Renzo CIMADOR Castelfranco V. 1957 01/05/1972 Castelfranco V.
martello 5
39,56 Fabio GALLINARO Castelfranco 8-6-82 15/06/1997 Cittadella
giav. 600g
47,05 Riccardo FAVRETTO 11/10/2014 B.go Valsugana
pentathlon
3.053 Andrea GATTI Castelfranco V. 18-9-1995 10/10/2010 Cles
cadette
60m
7″78 Marinella MAGGIOLO Castelfranco V.30-1-88 02/03/2003 Modena
80m
9″97 Marinella MAGGIOLO Castelfranco V.30-1-88 27/09/2003 Orvieto
300m
41″9 Marinella MAGGIOLO Castelfranco V.30-1-88 11/05/2003 Vittorio V.
1200m
3′50″6 Sara TREVISAN Castelfranco V. 15-3-74 18/06/1988 Scorzè
2000m
6′49″2 Novella MILANI Castelfranco V. 1958 17/06/1973 Treviso
80hs
11″8 Lisa GUIDOLIN Castelfranco 1-9-1992 22/06/2007 Abano
12″4 Cinzia MARCON Castelfranco V. 8-5-80 04/06/1995 Montebelluna
12″71 Silvia CECCATO Castelfranco V. 11/06/1992 17/05/2006 Padova
300hs
46″0 Lisa GUIDOLIN Castelfranco 1-9-1992 25/04/2007 Vicenza
46″2 Elisa TREVISAN Castelfranco V.30-1-88 23/09/1995 Piombino Dese
46″6 Marinella MAGGIOLO Castelfranco V.30-1-88 25/04/2003 Conegliano
47″7 Daniela MARCONI Castelfranco V. 4-8-77 16/06/1991 Mogliano
alto
1,67 Elisabetta BONIN Castelfranco V. 21-4-70 09/09/1984 Dueville
lungo
5,32 Lisa MILANI Castelfranco V. 22-1-78 23/05/1993 Marostica
marcia 3km
15′47″40 Federica MENZATO Castelfranco V. 14-3-1988 27/09/2003 Orvieto
pentathlon
3.669 Lisa GUIDOLIN Castelfranco 1-9-92 14/10/2007 Ravenna
3.280 Elena BERGAMIN Castelfranco V. 6-5-87 01/09/2002 Villorba
3.217 Adele TONIUTTO Castelfranco V. 12-6-2001 18/09/2016 Bovolone
3.066 Stefania PIVATO Castelfranco V. 14-5-90 29/05/2005 Montebelluna
3.029 Anna TONIUTTO Castelfranco V. 25-9-1999 31/05/2014 Ponzano
ragazzi
60hs
9″0 Davide DE NARDI Castelfranco 11-2-1994 23/06/2007 Rossano V.
80hs
11″6 Gino STOCCO Castelfranco 11-2-67 19/10/1980
1000m
2′57″3 Gino STOCCO Castelfranco 11-2-67 27/09/1980
2000m
6′06″5 Fabio CALORE Castelfranco V. 1973 25/05/1985 Padova
alto
1,65 Mattia GATTI Castelfranco V. 1994 13/10/2007 Vicenza
1,63 Francesco FAVARO Castelfranco V. 1959 .1972 Mogliano
lungo
5,69 Gino STOCCO Castelfranco 11-2-67 27/09/1980
peso 2
13,60 Andrea CECCHIN Castelfranco V. 1-6-1998 29/06/2011 Rossano V.
disco 1,5
35,00 Renzo CIMADOR Castelfranco V. 1957 .1970
ragazze
60m
8″0 Marinella MAGGIOLO Castelfranco V.30-1-88 05/07/2000 Quinto
60hs
9″5 Marinella MAGGIOLO Castelfranco V.30-1-88 15/09/2001 Villorba
alto
1,58 Elisabetta BONIN Castelfranco V. 21-4-70 16/10/1983 Castelfranco V.
vortex
47,35 Stefania PIVATO Castelfranco V. 14-5-90 29/08/2003 Piombino Dese
43,10 Adele TONIUTTO Castelfranco V. 12-6-2001 04/10/2014 Bovolone
tetrathlon
2.760 Adele TONIUTTO Castelfranco V. 12-6-2001 04/10/2014 Bovolone
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“Chi ha ucciso lo Sport”? – l’articolo su Panorama (ma non ci siamo ancora)
Sull’edizione in edicola oggi del periodo Panorama, nell’articolo scritto da Antonio Rossitto, ci sembra interessante sottolineare diversi passaggi per capire come anche la stampa si sia resa conto, con l’apocalisse del calcio italiano, come lo sport nel nostro Paese sia in uno stato putribondo, a parte le solite isole felici con sport più o meno di nicchia.
Premettiamo: molti giornalisti finalmente hanno scoperto la ragnatela di rapporti che sottende lo sport italiano. Purtroppo è troppo tardi: per troppo tempo nessuno si è interessato davvero di capire e rivelare cosa succedesse nel backstage dei diversi sport, nelle stanze del piccolo potere (ma molto remunerato) dove agivano e agiscono tuttora dirigenti eterni, incapaci in molti casi, ingenui in altri, furbi in altri casi ancora.
Ora che l’anno zero del calcio ha squarciato il velo che copriva un sistema obsoleto, clientelare, arcaico, molti giornalisti si muovono a tentoni in questo articolato groviglio di nonsensi, dove i fallimenti non pagano, dove i principi propri dello sport appartengono ad un’altra dimensione e dove sopratutto vengono sperperati decine di milioni di euro pubblici spesso senza motivo.
Si parte citando gli interventi di Giovanni Malagò e del Ministro Luca Lotti agli Stati Generali del CONI che si sono tenuti in questi giorni a Roma. Una rassegna dell’ovvietà, non solo a nostro parere.
Diciamocelo subito prima di partire con l’analisi del testo: il problema con la “P” maiuscola sono le dirigenze che gestiscono oggi lo sport, la loro inamovibilità che genera stallo prima di tutto di idee, ovvero l’innesto di meccanismi che troppo spesso esulano dal “fine” (aiutare lo sport) e si concentrano sull’autoaffermazione, se non di rado, all’aggressione alle risorse che lo sport (noi contribuenti) concede praticamente senza responsabilizzarne gli utilizzatori finali.
Malagò e Lotti, quindi, che nei loro interventi si arrotano tra le labbra la parola “scuola“. Scuola di qua, scuola di là, tornare alla scuola, la scuola madre dei misericordiosi. Ma se non lo fanno loro, chi dovrebbe riportare lo sport alla scuola?
Tant’è che il giornalista di Panorama parla di “arcinoto, ovvio, lapalissiano“. Dateci qualcosa che vada oltre le ovvietà, se ne siete in grado.
Si ripercorre “l’apocalisse” calcistica di Tavecchio-Ventura, le frasi sgrammaticate in conferenza stampa, che però nella sua essenza (“per questo sistema, questa civiltà, questa amministrazione dello sport non può andare avanti così“) per Panorama, sono sacrosante almeno per una volta. Eppure, continua, si è dovuto arrivare all’eclatante epilogo per far saltare il banco, ovvero far cadere la coppia Ventura-Tavecchio, e tutto per dimostrare che fossero inadeguati. Inadeguati come diversi altri Presidenti federali (uno su tutti), ma che non hanno mai pagato la loro incapacità.
Emblematico questo passaggio:
“Contingenza che, complice l’annus horribilis di altri sport di squadra e l’inesorabile declino dell’atletica, dà ora la stura a valanghe di critiche”.
Torniamo sul punto: per Malagò evidentemente l’atletica non è mai stato un problema, visto che se l’è tenuta sempre accanto nonostante i disastri. Come già scritto in altra parte, la dimostrazione di quanto ci tenga allo sport e quanto invece ai meccanismi politici sottesi. Giudicate voi.
Ci sono le parole della leggenda Andrea Giani, sul disastro sportivo italiano:
“il 25% degli istituti non ha una palestra. Come mia figlia e i suoi compagni di classe, costretti ad usare un’aula. Nell’ora di ginnastica so fa sport con i jeans, passeggiando in tondo. E’ mortificante. Lo sport è diventato una pratica accessoria”.
E continua ricordando come anche stadi, palazzetti e piscine cadano sempre più sovente a pezzi: “Lo Stato non capisce il valore sociale dello sport“.
Sempre Giani ricorda come per ogni euro investito nello sport in Finlandia, se ne risparmino 3 nella sanità. Commento nostro: ma secondo lui in questo Stato la sanità potrà mai essere disincentivata a bruciare miliardi di euro di denaro pubblico, con tutti i famelici interessi privati che ci gravitano intorno?
Poi c’è il racconto dell’esperienza cinese del tecnico del basket Fabrizio Frates, dove lo sport è un eccezionale veicolo di affermazione sociale, e dove i palazzetti son sempre pieni e moderni e le tv fanno a gara per trasmettere ogni evento.
Per il neo direttore tecnico del basket italiano (altro clamoroso fallimento sportivo) Bogdan Tanjevic, il problema sarebbe coinciso con l’apertura indiscriminata agli stranieri comunitari figli della legge Bosman. Si allinea al Tanjevic-pensiero anche il presidente della Federbasket, Gianni Petrucci (che aveva fatto il primo mandato come Presidente del Basket già nel Paleolitico, ovvero nel 1992, ma racimolava ancora nel 2016 il 92% dei voti delle società del basket per essere eletto per la ennesima volta numero uno): “ci sono troppi extracomunitari” suggerendo che il Coni ponesse dei limiti. Uno dei limiti potrebbe essere il numero di mandati dei Presidenti, come il suo, ma chiaramente Petrucci (classe ’45) non sarebbe dell’avviso: del resto a 72 anni c’è ancora tanta strada da fare insieme.
Nella pallanuoto, si spiega oltre, il Presidente Paolo Barelli sarebbe riuscito ad imporre il limite di 3 stranieri, sostenendo “se si superano certe proporzioni non va bene“. Secondo l’Istat, spiega Rossitto, il 43,1% dei bambini italiani pratica nuoto, che la fa quindi la disciplina più diffusa.
Ma vi ricordate quando la disciplina più diffusa era l’atletica leggera? Esatto, era quando le stesse persone che ci sono adesso erano già ai vertici della Federazione, e i Presidenti delle società erano i medesimi che vediamo oggi in giro per i campi, ovvero 30-40 anni fa. Ci sarà mai un nesso causa-effetto tra atletica e disastro in relazione al mancato rinnovamento dei dirigenti a qualunque livello? Forse che sì, forse che no.
Comunque, sarà un caso, sarà che in Africa e in molti Paesi asiatici ci sono poche piscine e trampolini, comunque le medaglie dal nuoto arrivano. E arrivano eccome. Paradossale che poi Malagò sia costretto a fregiarsi delle medaglie conquistate anche e soprattutto dal suo acerrimo rivale politico, Barelli. Ecco cosa dice quest’ultimo:
“la grande forza dello sport è il suo ruolo educativo. E l’agonismo è l’eccellenza, come il turismo e l’industria… […]… In Italia serve un decisivo investimento dello Stato: Coni e Federazioni da soli possono fare poco. E le società sono ormai alla canna del gas”.
Quasi tutto vero, ma il Coni, come spiega poi il giornalista di Panorama, riceve oltre 400 milioni di euro (oltre 800 miliardi delle vecchie lire), per gestire lo sport. Il problema sarebbe invece la competitività delle Nazioni avversarie, prosegue. Ci permettiamo di dissentire: a parte due o tre Stati, le cifre che circolano tra le Federazioni italiane sono molto più che competitive rispetto al mondo sportivo internazionale. E’ come vengono utilizzate le risorse il problema, non il quantum.
Senza dimenticare che a quel denaro pubblico, bisogna aggiungere investimenti indiretti, come gli stipendi dei 2500 atleti “statali” (compresi i tecnici e altre figure), che ammontano a diversi milioni di euro in un anno. Per difetto, contando uno stipendio medio di 1500 euro, e calcolando anche la 13ª, si arriva a quasi 50 milioni di euro in più (senza contare i contributi, che sono sempre a carico nostro).
Giani torna sul punto, sempre da Panorama:
“L’Italia è fatta di fortini. Le federazioni sono sempre in guerra fra di loro, per difendere i propri interessi a scapito degli altri”.
Ad aggravare la situazione “strutture dispendiose e pletoriche” che si porta in dote il Coni, “che sottraggono investimenti a qualità e atleti“. Si fa l’esempio della federcalcio, con 241 dipendenti che costano 18,6 milioni di euro l’anno.
Francesco Moser, leggenda del ciclismo, la tocca piano:
“le federazioni spendono gran parte dei quattrini per i dipendenti. Ormai hanno personale ovunque. Hanno lasciato tutto in mano alle società che si devono arrangiare da sole”.
E cita la crisi del ciclismo italiano.
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