Giugno 24th, 2009

Diario trevigiano

a cura di Franco Piol 

Eptathlon, quarta Guendalina Milanese, non al top. 

In quel di Grosseto, sabato e domenica scorsi, per il Campionato Nazionale Promesse di Prove Multiple, quarto posto per Guendalina Milanese, non proprio in forma, con il punteggio di 4.560 punti ottenuti con la sequenza: 200m. 26”83; peso 9,63, alto 1,66; 100hs. 15”53// lungo 4,81; giavellotto 29,85 e 800m. 2’24”14.

  

5^Campo-SanDaniele-Campo

  

Abdoullah Bamoussa e Martina
 Brustolon  trionfi con record!
Al via il gotha della corsa in montagna veneta, in una edizione che ha espresso a chiare lettere  la soddisfazione degli organizzatori, nella consapevolezza di aver consacrato la CSC , nel novero delle migliori corse in montagna si distanza classica, del panorama del nord Italia. Prova ne sia l’interessamento anche del pluricampione del mondo Marco De Gasperi, messosi in contatto più volte ed assente soltanto perché convocato con la nazionale al ritiro di Livigno. Il campione dello Stelvio, ha reso, interessandosi alla gara, un omaggio inatteso e regale ad una corsetta che si è fatta corsa. Il 2010 potrebbe vederlo in gara.
Ma la vittoria con record, di Abdoullah Bamoussa, che in 42′37’’, ha abbassato di 1 secondo il precedente tempo in gara di Claudio Cassi, peraltro in un percorso lievemente più difficoltoso nella parte finale, resa più tecnica, a parità di distanza, ha nobilitato l’evento, consacrando il magrebino di Agadir, per la seconda volta consecutiva vincitore. Ma se Abdoullah ride, nemmeno i suoi avversari piangono, con una magistrale seconda piazza dell’eterno Lucio Fegona, il forestale già campione mondiale qualche anno fa, ora oltre le 1000 gare in carriera, che ha lasciato sfogare Bamoussa ed il nazionale Andrea Tabacchi, in salita, per poi andare a recupero, come suo solito, nella tecnica discesa. La corsa maschile ha vissuto sul duello tra i due giovani, fino a poco prima il gran premio della montagna, quando sull’asperità più dura di Borgo Fobba, prima del GPM di Forcella San Daniele, il marocchino ha  allungato sul “capriolo del Cadore” , con alle loro spalle i due più esperti sornioni, Fregona appunto ed il trentino vice campione mondiale, campione europeo ed italiano “master” don Franco Torresani. Il feltrino Pat dopo il secondo posto del 2006 agiva in solitaria, attendendo un possibile calo del poker d’assi. L’evolversi delle fasi della discesa ha rimescolato le carte, con la consueta selezione definitiva arrivata inesorabile nella piana dopo il Pont de la Stua. Sul traguardo le posizioni finali vedevano il vincitore precedere il sempreverde Fregona, l’ottimo Tabacchi, Pat e don Torresani.
La gara femminile è stata caratterizzata da un’autentica cavalcata solitaria di Martina Brustolon, la zoldana in forza ail Gs Quantin, che con i suoi 51’34’’ ha letteralmente spazzato via il precedente record femminile che era di Patrizia Zanette. Alle sue spalle la vincitrice 2007 Angela De Poi, che ha onorevolmente piazzato un ottimo secondo posto, con un crono di rilievo, mentre la terza piazza è stata assegnata all’ultra trailer Sonia Meneghello, già sul poidio l’anno scorso. Ottime prove anche per l’altra zoldana Emilia Campo, mentre la quinta posizione è andata al “volto bello del podismo”, la querese dell’Atletica Dolomiti, Serena Schievenin. La manifestazione di nordic walking ha visto al via una quarantina di partecipanti, con Michele Colmberotto e Maria Vittoria Chisini a piazzare la zampata vincente. La manifestazione ha avuto buon gradimento da parte degli atleti, con Martina Brustolon, intervistata durante la premiazione, dettasi entusiasta dell’organizzazione, del sistema di tracciatura e del percorso bello e molto tecnico, che varrebbe la pena presentare in gare di campionato italiano, che alcune volte non sono a questo livello coordinativo. Anche l’azzurro Tabacchi a microfoni spenti ha presentato l’opinione che il tutto si adatterebbe a prova di campionato nazionale. Una edizione che nelle intenzioni è stata il passo di addio alla guida del Gs Alano, società organizzatrice, del presidente e commentatore tecnico Alex Geronazzo.
Il fatto certo è che dato il livello raggiunto dalla CSC, essa meriterà la riproposizione, probabilmente con ulteriori margini di crescita. Lo stesso Geronazzo ringrazia tutti i collaboratori (70 volontari in campo) per l’ottima riuscita, in primis i suoi compagni del gruppo sportivo, ma in maniera fortemente riconoscente anche la protezione civile alanese, L’Auser Al Caminetto, il Gruppo Alpini locale, il Gruppo Fanti locale, la parrocchia di Campo in special modo don Tiziano, infine un grazie caloroso al Comitato Festeggiamenti Parrocchia di Campo ottimo padrone di casa e grande nel coordinare il pasta party offerto agli atleti

   

Il paese calabrese di Rende dedica

una via al pesista Michele Sorrenti

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Una via dedicata a Michele Sorrenti. Non a Treviso, ma a Rende, in Calabria, suo paese di origine. Sorrenti è stato il più grande pesista della storia dell’atletica trevigiana. Suo padre era originario calabrese, trasferito nella Marca quando Michele era adoloscente. Erano i primi anni Cinquanta. Quelli della Ricostruzione li chiamano gli storici. Dove fare sport era quasi un lusso. E quando potevi farlo non potevi permetterti di spendere. Perchè a casa i soldi servivano tutti. Sono stati gli anni, mitici per chi li ha vissuti, dell’Atletica Treviso delle magliette bianche e delle Stiore. Che non erano l’incrocio né il mercato ortofrutticolo. Ma lo stadio in terra rossa dove i ragazzi di tutta la Marca sognavano di poter gareggiare. Furono gli anni tumultuosi e stupendi dei ragazzi del Csi, raggruppati sotto l’occhio vigile delle parrocchie, che cercavano un modo per dare dignità alla loro giovinezza. E la trovarono lì. Con nomi diventati un simbolo. E Michele fu uno di quelli. Accanto a Magalì Vettorazzo, lunghista e ostacolista breve, olimpionica a Città del Messico. Accanto a Giorgio Bortolozzi, lunghista di valenza nazionale, all’altista Raimondo Tauro, all’astista Paolo Cocchetto, al velocista Gianantonio Meneguzzi, ai marciatori Bruno Simionato, Mario Simonetta e Sante Rossetto. E a una schiera di tanti altri che hanno vissuto una esperienza indimenticabile. Fu il tempo, soprattutto, della inimitabile dedizione offerta all’Atletica Treviso dal prof. Menenio Bortolozzi.

 Michele era un ragazzo tranquillo, quasi timido. Come se con la sua potenza di pesista avesse timore di far del male a qualcuno. Salutava con gentilezza, come fanno tutti i bravi ragazzi. Lo avresti chiamato proprio così. Si allenava in disparte perchè i pesisti erano pochi. Nella pedana del getto, provando la roteazione del busto, la velocità di esecuzione, la rapidità del getto.

 Negli anni Sessanta era già un affermato atleta. Si aggiudicò tre titoli nazionali, fu numerose volte titolare della maglia azzurra che guidò anche come capitano. Fu sempre modesto, mai tronfio della sua prestanza e superiorità atletica. Conquistò numerosi record. Fu il primo italiano a superare i diciannove metri. E anche oggi detiene, e probabilmente lo terrà ancora per molto, il primato trevigiano della specialità.
      Dopo la carriera atletica la vita civile. Fino a qualche anno fa quando arrivò la notizia della sua scomparsa. Ancora giovane, sessantenne. Che rattristò il mondo di quell’atletica eroica.
      E adesso la intitolazione di una via. Notizia che rallegra tutti quelli che lo hanno conosciuto. Atleti diventati poi affermati professionisti, ma che a quel mondo ritornano con il cuore. Anche se solo un momento. Un plauso al Comune di Rende che ha voluto ricordare un suo illustre cittadino.
      A differenza di Treviso che (non vorremmo sbagliarci) non ha ancora fatto nulla per dare testimonianza civica al prof Bortolozzi che ha allevato una generazione di atleti trevigiani. Spesso pagando di tasca sua le trasferte dei ragazzi. Limpido esempio di mecenatismo, questo sì vero e reale, che non ha ricevuto i dovuti riconoscimenti.