DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
ANCORA SULLA MARATONA DI VENEZIA
My first Marathon, con dedica a Max!
di Matteo Redolfi
Correre la prima maratona è sicuramente un’emozione straordinaria.
Fino ad ora avevo “spillato” il pettorale per delle mezze maratone e dei test di 25 Km in occasione di tre edizioni della TrevisoMarathon e nulla di più tranne allenamenti in solitaria che non superavano i 28 Km e le due ore di corsa.
Ma per chi, come me, è nato e cresciuto in una famiglia di podisti e con un padre maratoneta, il debutto significava un passo importante ed atteso fin da quando, in tenera età, ho messo le scarpe da ginnastica. Poco prima che nascessi, mio padre, Giorgio Redolfi (che mi ha accompagnato ieri alla partenza della Venicemarathon), corse nel 1983 la maratona in 2h 20′36″ e la mezza in 1h 06′36″. In macchina sulla via per Strà mi ha raccontato la sua prima Venicemarathon, quella del 1986, corsa in 2h 33′40″ con la maglia dell’ Alitrans Verona.
Aveva concluso la sua fatica in 8^ posizione Assoluta.
Il mio debutto si può raccontare in diverse fasi; a cominciare da quella vissuta come accade ad ogni maratoneta, ovvero il passaggio dietro Villa Pisani, la vestizione in un angolino, il poco riscaldamento effettuato in 20 metri (dai 50 al 35’ dallo start) e la lunga attesa nella gabbia.
Dal via fino al km 39 ho corso sul piede dei 3′40″/km, praticamente sempre in testa ad un gruppo di atleti che con il passare dei chilometri si assottigliava sempre più; questo fino a poco dopo piazza Ferretto di Mestre (Km 28). Da qui mi sono “accodato” agli ultimi 4 superstiti, mantenendo sempre il ritmo da 3’40”.
Appena usciti da San Giuliano, ho visto il cartello del 32° Km e la lunga e dura rampa che porta al Ponte della Libertà e memore della famosa frase “al km 32 inizia la maratona” ho affrontato questo tratto senza spingere, perdendo 10″ dal gruppetto e percorrendo tutto il ponte con questo ritardo. Al porto ho iniziato ad aumentare l’andatura, cosciente che stavo bene e che potevo raccontare “ma dov’è la crisi in maratona?”.
Ho ripreso i quattro ragazzi che mi precedevano portandomi a fare l’andatura fino al primo ponte. Da qui mi sono lanciato in un finale in progressione, spingendo sul piede dei 3′20″/km, raggiungendo atleti che erano oltre 1′ davanti a me e guadagnando oltre 1′ su alcuni degli atleti che poco prima erano con me e che fino a questa progressione hanno corso l’intera maratona nelle mie vicinanze.
In questa avventura c’è stato un pensiero che mi accompagnava costantemente e che mi spingeva a dare il meglio: un amico-atleta che non c’è più. Gli ultimi metri li ho corsi dedicando a Massimiliano Corso questo mio debutto. Sono sicuro che era li a guardarmi come sono sicuro che un quarto d’ora prima stava assistendo l’arrivo di Giancarlo Simion (Classe 1987, bronzo e 2h20’54). All’arrivo il mio sguardo al cielo era proprio inteso a dedicargli questa mia prima maratona.
Grazie Max, per averla corsa con me.
Ho percorso il tratto successivo ritirando la medaglia e la mia sacca soddisfatto per il mio 2h35′00″ (2h34′56 real time) e ho scoperto che ero il primo a fare queste due operazioni, perchè i top runners che mi avevano preceduto si erano fermati nella relativa zona riservata.
Ritirata la sacca mi sono cambiato e in questo momento la commozione ha preso il sopravvento. I ragazzi dello staff si sono avvicinati e mi hanno chiesto se avevo problemi, ho risposto loro “ NO, STO’ ANCHE TROPPO BENE”, esprimendomi in dialetto veneziano.
Sono quindi uscito, dopo aver bevuto il primo bicchiere di the del ristoro, dalla zona chiusa dove anche in questo caso i responsabili mi hanno indicato che ero il primo ad uscire.
Ora un pò di sano riposo anche se oggi le gambe sono sciolte e non ho nessun problema muscolare e mi chiedo se per caso ho vissuto un sogno, ma poi guardo documenti, foto e video e i dubbi svaniscono. Ho corso la mia prima maratona. E che soddisfazione!!!
…e da “Atletica Triveneta”
Tra i settemila colpiti dal fascino della 25ª Maratona di Venezia, 120 erano podisti della Destra Tagliamento. Sull’insidioso tracciato della Venice marathon, tra le più affascinanti competizioni italiane del podismo, si sono distinti gli atleti di Cordenons, Brugnera Friulintagli, Montereale, Aviano, Libertas Polcenigo, Fiamme Cremisi, Azzano e Maniago Runners, Santarossa, San Martino Coop Casarsa e Livenza Sacile.
Nella competizione, in cui il cronometro è l’avversario da battere, Matteo Redolfi, avianese in forza alla Jager Atletica e all’esordio sulla lunga distanza, conquista la 30ª piazza aggiudicandosi con il crono di 2h34’56” la miglior prestazione provinciale al maschile. Al 43º posto con un crono di 2h39’01” si posiziona Giovanni Panfili (Sacile), 44º in 2h44’36” Guido Angilella (Friulintagli), 118º in 2h49’37” Michele Baldo (Santarossa). Erika Bagatin (Santarossa) con la 21ª piazza si aggiudica in 3h03’19” la miglior prestazione tra le atlete targate Fvg. Tra le pordenonesi bene anche la cordenonese Eva Vignandel, 26ª in 3h10’29”. (f.t.)
“..troppo poco
per festeggiare questo anniversario”
di Rosa Pezzutto
Per le nozze d’argento della maratona veneziana era previsto un doppio regalo con la modifica dell’ originario percorso : i passaggi per Piazza Ferretto a Mestre e Piazza San Marco a Venezia, ma a causa delle previsioni di acqua alta gli organizzatori hanno dovuto rinunciare al passaggio a Venezia ed allungare il tratto al Parco San Giuliano. Anche per questa bella variante di percorso, le iscrizioni a ben 7000 atleti si erano chiuse con un larghissimo anticipo, a marzo, tanto che in questi mesi c’era la “caccia” agli introvabili pettorali, tanto era il desiderio di esserci. Ben oltre 3000 erano in lista d’attesa.
Altra delusione: il pacco gara composto da una maglietta in cotone di taglia inadeguata, due bottigliette e una fascia antisudore. Veramente troppo poco per festeggiare questo anniversario!
Ma, veniamo alla gara.
E’ ancora buio quando raggiungo Strà e alle 7,20 non c’è ancora nessuno. Ma ben presto con l’arrivo dei bus navetta la zona di partenza si riempie all’impossibile. E’ tutta una frenesia per il cambio indumenti, consegna delle sacche, l’attesa ai servizi igienici. Gli addetti, molto diligentemente controllano ogni pettorale per assegnare agli atleti le griglie corrette di appartenenza e in attesa del via “volano” indumenti dismessi e l’elicottero per le riprese televisive. Finalmente, come una liberazione, lo sparo, e da lontano vedo le auto con il cronometro e il lungo serpentone inizia a muoversi. La temperatura è quasi fresca e il cielo è coperto. Le previsioni sono di pioggia, ma nel pomeriggio, speriamo di arrivare in tempo. A Dolo, al primo split il passaggio segna 25’ e Renzo mi consiglia di rallentare e così aspetto il gruppo che segue i pacer delle 3:50, un tempo forse più adeguato alla mia scarsissima preparazione. E subito un primo , inaspettato dolore al muscolo posteriore della gamba destra, forte come un crampo. Proseguo con una gamba rigida e una corsa un po’ storta, sperando non raggiunga anche il polpaccio. Fiancheggio Giovanni e corriamo insieme piacevolmente per qualche chilometro, sino ad un ristoro dove non mi fermo e lo perdo di vista. Spero mi raggiunga, l’avevo visto molto preparato e concentrato. Il pubblico molto caloroso ci applaude e ci incoraggia, le band musicali ci incalzano a ritmo di rock, fortissima la band dei “Kiss” al Parco S. Giuliano. Senza rendermi conto sono già a Mestre con il passaggio in Piazza Ferretto tra due ali di folla. Da qui, invece di pensare ai km rimanenti, suddivido mentalmente il percorso, in sei step: sei tratti di corsa sembrano più facili da correre. Il crampo alla gamba è sempre costante e non sembra peggiorare. Il ponte traballante e il Parco San Giuliano, tra curve, saliscendi e per un breve tratto, una andata e ritorno. Due cavalcavia e sono al rettilineo del Ponte della Libertà. Tra la foschia che ci avvolge si intravede Venezia con i suoi campanili. Avendo “saltato” qualche ristoro mi intrattengo però di più in uno per prendere un pezzo di banana e così vedo allontanarsi i pacer con il palloncini gialli. Poco male, riprendo con tranquillità, sono certa di arrivare sotto le 4 ore. Con il restringimento della corsia si corre per un breve tratto a fianco di auto e bus sino al ponte per scendere in zona dogana. Mancano ancora quattro km, lunga è la fila dei camminatori e inizia una leggera pioggia. Un ragazzo in bicicletta avvisa di prestare attenzione ai ponti resi scivolosi dall’acqua, la mia velocità cala, le gambe sono stanche e instabili. Anche all’ultimo ristoro tiro dritta e proseguo tra le pozzanghere delle zattere ed i 14 ponti. Nonostante il brutto tempo, Piazza San Marco è gremita come al solito, ormai è fatta, sopra l’ultimo ponte, un groppo in gola e via, a tagliare il traguardo chiudendo, soddisfatta, in 3:48’14”. E con la pesante medaglia al collo mi avvio ad un lettino per un massaggio, sperando di attenuare il dolore che mi ha accompagnato sino alla fine. E come da previsioni, podio africano sia maschile che femminile, mentre per il campionato italiano di categoria vincono Bourifa e Mancini.
ANCORA SULLA MARATONA DI VENEZIA
GRANDE SERVIZIO FOTOGRAFICO
SUI PROTAGONISTI DI VENEZIA 2010
dall’archivio dell’Amatori Chirignago (grazie a Giovanni Schiavo)
Simone Simion
Laura Giordano
Matteo Redolfi
Alessandro Marin
Valeria Furlan
Guido Dalla Torre
Alessandro Buratto
Christian Salvador
Enzo Merotto
Leonardo Poser
Chiara Davirno
Luca Campodallorto
Fabio Tomasella (400)
Roberto Guidolin (479)
Michele Baldo (634)
Salvatore Bettiol
Sara Zanatta (119)
Massimo Zanatta (3400)
Rudy Crosato (448)
Davide Grespan
Matteo Trevisan (616)
Mauro Stival
Valentina Girardi (97)
Tiziano Toppan (1989)
Matteo De Luca e Mauro Benotto
Ivan Grigolin (426)
Tiziano Gasparini (105)
Daniele Tomasi