Marzo 16th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

Dal GAZZETTINO – Mauro Ferraro

Alle Olimpiadi di Città del Messico festeggiò l’oro assieme a Baran, Sambo e Cipolla

La regina Magalì compie 70 anni

Maria “Magaly” Vettorazzo,

19 tricolori, è stata una delle più grandi trevigiane di tutti i tempi

La regina, oggi, compie settant’anni. La verve è la stessa di sempre. Sembra ancora di vederla correre e saltare, come nelle foto ingiallite degli annuari di Franco Piol.

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Una foto di Magaly, ritratta da Ugo Barzi

Lei, la ragazza di Preganziol, davanti a tutte, con una grinta inconfondibile; il resto d’Italia ad inseguire.
L’accento toscano, ormai acquisito dopo aver trascorso metà della sua vita a Firenze, non tradisce le origini. Magalì Vettorazzo, al telefono, un po’ ti spiazza: «Semo trevisani, podemo darse del tu?». Eccome no.
Da giovane, aveva l’argento vivo addosso. Ma anche adesso che fa soprattutto la nonna, la più grande atleta trevigiana di tutti i tempi dimostra una bella vivacità. Magalì correva e saltava quando fare sport, per una donna, non era la cosa più semplice di questo mondo.
«Ci allenavamo alle Stiore, dove Menenio Bortolozzi aveva creato il Gat Treviso. Noi ragazze portavamo i calzoni corti e gli uomini che passavano in bicicletta sul cavalcavia ce ne dicevano di tutti i colori. Ricordo il professor Manzotti, poi il grande Idda. Con me si allenava Giorgio Bortolozzi. Nel 1962, agli Assoluti, vincemmo entrambi il titolo nel lungo. Due trevigiani in maglia tricolore nella stessa specialità: la gente ci guardava strana. La nostra forza era il gruppo. Avevamo poche regole, eravamo quasi dei selvaggi, ma ci legava l’amicizia. D’estate, dopo l’allenamento, andavamo a prendere le angurie al mercato ortofrutticolo e le mangiavamo sino a stare male. Oggi non è più così: i giovani si divertono poco, subiscono troppe pressioni. Se poi il risultato non arriva, si stancano e vanno a fare altro».
Magalì bruciò le tappe.
«Iniziai con il lungo, poi mi dedicai a velocità e ostacoli. Avevo una gran gamba, mi veniva tutto facile. Le prove multiple furono una scelta quasi obbligata, ma non mi piaceva l’alto. Alle Stiore non avevamo i sacconi. C’era il custode Vedovato che interveniva con il rastrello per ammorbidire la sabbia, rischiavamo la schiena a ogni salto».
Nel 1968 l’Olimpiade di Città del Messico.
«Io feci da comparsa (21^ nel pentathlon, ndr), ma festeggiai l’oro di Baran e Sambo come se fosse stato un po’ anche mio. C’eravamo allenati insieme tutto l’inverno alle Stiore. Per illuminare la pista avevamo messo una lampadina alla partenza dei 100 metri e una all’arrivo. Loro sono stati due grandi campioni. Il mio più grande orgoglio, invece, è quello di essere stata capitana della nazionale: mi presentavo alle più giovani con l’inno di Mameli scritto su un foglietto perché lo imparassero. Altri tempi».
La carriera di Magalì è finita presto, a neppure trent’anni.
«Avevo una sorella che stava poco bene e non potevo esaurire le mie energie sul campo d’allenamento. Ho un solo rammarico: essere nata troppo presto. Forse, con il fisico che mi ritrovavo e i metodi d’allenamento moderni, avrei ottenuto altri risultati. O forse no: avrei smesso prima, perché per me l’atletica era solo un divertimento».

 

NATA A PREGANZIOL

Arrivò ai vertici nazionali con il Gat Treviso
Da 35 anni vive a Firenze dove si è sposata

 

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Maria Vettorazzo, per tutti Magalì, è nata a Preganziol il 16 marzo 1942. Ha iniziato l’attività nel 1958 vincendo i Campionati Studenteschi. Poi è arrivata ai vertici dell’atletica italiana con la maglia del Gat Treviso.
Talento esplosivo, particolarmente portato per le gare veloci, ha vinto 18 titoli italiani: quattro negli ostacoli, sette nel lungo e altrettanti nel pentathlon.
Ha partecipato, nel pentathlon, all’Olimpiade di Città del Messico e a tre Campionati Europei. Nel 1968 ha anche vinto il bronzo, negli 80 ostacoli, ai Giochi del Mediterraneo.
Trentadue volte in nazionale, è stata la prima azzurra a superare i 6 metri nel lungo. Le sono appartenuti, inoltre, i record italiani degli ostacoli e del pentathlon.
Ha concluso la carriera nel 1971 e da 35 anni vive a Firenze, dopo aver sposato Andrea Pistolesi, martellista dell’Assi Giglio Rosso, da cui ha avuto due figlie.

 

 

 

Copia dell’articolo pubblicato sul sito nel 2008

 

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