DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
Da Silca Ultralite
Bortolozzi e Arduini ai Campionati del mondo master di Lione
05/08/2015
Sarà un agosto a tutto sport per Silca Ultralite Vittorio Veneto. In questi giorni infatti sono partiti i campionati del mondo master in programma a Lione e in gara ci saranno anche Giorgio Maria Bortolozzi e Francesco Arduini. Il master 75, plurimedagliato italiano, europeo e mondiale, arriva in terra francese per difendere i due titoli iridati, nel salto lungo e nel salto triplo, conquistati due anni fa a Porto Alegre. Tanta dunque l’attesa anche a livello internazionale per le prestazioni del capitano azzurro. Nel salto in alto, sebbene dopo una stagione, quella passata, praticamente quasi tutta ai box per i problemi alla schiena e un avvio che non l’ha ancora portato nelle migliori condizioni, ci sarà anche Francesco Arduini. Vicecampione mondiale dell’alto nel 2009, campione europeo in Ungheria nel 2010 e campione europeo indoor M35 nel 2013, tenterà di farsi valere nell’agguerrita starting list degli M40.
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Da “Trevisatletica
Stando a quanto riportato nelle classifiche provvisorie pubblicate dalla FIDAL Veneto, sembra che all’orizzonte ci siano soddisfazioni importanti per i nostri giovanissimi:
le Ragazze occupano le prime posizioni sia nel Campionato di Società su Pista, nel quale dovrebbero essersi qualificate per la finale regionale, che in quello riservato alle Prove Multiple; peccato per i coetanei maschi, che sembrano essere un paio di posizioni fuori dalla zona qualificazione.
Bene anche i Cadetti, che si dovrebbero essere qualificati per la Finale Regionale delle Prove Multiple (ricordiamo che i Cds su Pista si sono già tenuti e che hanno coinvolto tanto le nostre Cadette quanto i nostri Cadetti)
Speriamo di potervi dare quanto prima conferme ufficiali…nel frattempo, complimenti a tutti!
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SCONFINAMENTI…IN ATLETICA
di Francesco Storgato
Lo sport è uno dei fenomeni più pervasivi della nostra società ed è strumentale a molti altri business, per la sua capacità di colpire un pubblico di milioni di persone, in ogni angolo del pianeta, come pochi altri riescono a fare. Dal confronto tra esseri essere umani nascono l’agonismo, i record e la contrapposizione tra le nazioni e l’atletica in questo si può considerare la disciplina madre. Il termine nazione nello sport, al giorno d’oggi è un pò meno identificabile rispetto al passato, non può più essere interpretato in modo strettamente convenzionale, in questa epoca di continue migrazioni.
Ripercorrendo la storia recente si può rilevare che molti campioni sono usciti dalla nazione nativa e sono approdati in nazioni più lontane.Tra i casi più eclatanti si può far riferimento a Wilson Kipketer e Bernard Lagat, atleti di origine keniana e finiti, a carriere ben avviate altrove. Wilson K. ha rappresentato la Danimarca finendo anche per stabilire nel 1997, l’attuale record europeo nei metri 800 (1′ 41″ 11). Bernard L. trasferitosi per studio negli Stati Uniti, fini per naturalizzarsi li nel 2005 ( dopo aver partecipato con la maglia del kenia alle olimpiadi di Atene del 2004 ) onorando la nuova patria con medaglie mondiali e olimpiche, oltre a stabilire record nazionali statunitensi. Sul filo di tentazioni economiche, stati come Qatar e Bahrain hanno cercato oltre i propri confini rappresentanti vincenti. Il caso più noto riguarda Stefan Cherono, un grande dei 3000 siepi, naturalizzato qatariota con il nome di Saif Said Shaheen vinse le siepi ai mondiali 2003, primo oro globale del Qatar. La Francia e la Gran Bretagna hanno da sempre avuto nel corso degli anni un gran contributo da atleti non d’origine propria, ma hanno sfruttato una situazione politica a loro favore che gli ha permesso d’incrementare la loro rappresentatività con notevoli risultati.
In Italia ci si ricorda bene di Fiona May, atleta di colore nata nel Regno Unito da genitori giamaicani, diventata italiana per matrimonio, specialista del salto in lungo. Atleta oltre ad essere fortissima, è riuscita a farsi ben volere per la sua determinazione, una cattiveria agonistica unica. Ha sempre onorato la maglia azzurra, tra i maggiori risultati; tre titoli mondiali e due argenti olimpici. In campo maschile Andrew Howe è l’atleta naturalizzato italiano (nato nel 1985, origini statunitensi) che per primo ha ottenuto risultati importanti. Cresciuto al campo Scuola di Rieti per poi passare al G. S. Militare Aeronautica, sotto la guida tecnica della mamma allenatrice (un’ ex ostacolista afroamericana, risposata con un italiano nel 1990). Per Andrew tanti record italiani nelle categorie giovanili in più specialità, fino ad arrivare nella categoria assoluta dove è riuscito a stabilire gli attuali record italiani nel salto in lungo (8,30 indoor e 8,47 all’aperto), a vincere due ori europei indoor e un argento ai mondiali sempre nel salto in lungo. Sarebbe ancora in attività ma già da alcuni anni, un susseguirsi d’infortuni condizionano una sua ripresa. Soprattutto dopo Fiona May, il cambio di nazionalità con l’approdo in Italia ha riguardato molti atleti, in gran parte in orbita azzurra.
C’è poco da girarci intorno, è una realtà con la quale siamo portati sempre più spesso a confrontarci. I recenti campionati mondiali allievi/e, europei juniores e under 23, hanno fatto capire che il nostro movimento per essere vincente, non può accontentarsi dell’aristocratico realismo decoubertiano; non bisogna solo esserci, ma bisogna anche contare.
Parole d’ordine: Giovani, programmazione e riscatto. Esistono progetti già avviati e monitorati, esempio Rio 2016 e si continua a testare con raduni collettivi il meglio al momento in circolazione. Queste occasioni intendono stimolare ed incentivare un maggior impegno da parte degli atleti per scongiurare eventuali problematiche di abbandono e coinvolgerli direttamente con la presenza del loro tecnico. Seguiranno verifiche periodiche per valutare la crescita graduale, o le eventuali problematiche degli atleti individuali, sotto l’aspetto tecnico e motivazionale.
Tra gli atleti convocati ci sono anche atleti “equiparati”. Sono atleti in attesa della cittadinanza italiana, a loro viene data la possibilità di gareggiare per i titoli italiani di categoria e stabilire dei record (fino alla categoria junior), essere convocati nelle rappresentative regionali, ma non ottenere un primato italiano assoluto, un titolo assoluto e tanto meno vestire la maglia azzurra. In sostanza vengono considerati interessanti, alla pari degli altri, considerando il fatto di poterli avere a disposizione appena saranno naturalizzati.
E’ sottinteso che questi raduni non sono chiusi per chi, in questo momento è rimasto escluso, ma rimangono accessibili verso chi in futuro dimostrerà, con i risultati, di poter essere riconsiderato d’interesse nazionale. Lo stesso discorso vale naturalmente a livello contrario; far parte di queste convocazioni non significa essere arrivati, aver raggiunto l’obbiettivo massimo, ma per rimanerci è necessario dare in continuazione prove d’efficienza.
Sono momenti decisivi e non, verso molti giovani che a breve si troveranno ad affrontarne un altro di significativo. Usciranno dal mondo ovattato della scuola e si troveranno a fare i conti con la necessità di decidere cosa diventare, cosa fare della propria vita. In questo caso l’atletica c’entra relativamente, è tutta la società in cui viviamo che da poche certezze. Per molti atleti un’ancora di salvataggio potrebbe essere rappresentata dai Gruppi Sportivi Militari. Questi sono spesso criticati perché continuano a pagare stipendi a troppa gente con risultati modesti. Il loro scopo dovrebbe essere; dare l’opportunità a giovani talenti di diventare campioni; dopo 3-4 anni se questo non accade, non ha senso che continuano a pesare sui conti pubblici. Anche nei gruppi militari con il tempo le cose sono modificate. Rimanendo in regione, ho notato gli ultimi arrivi in casa FFOO: Jacobs Marcel ( del ‘94 salto in lungo ), Folorunso Ayomide ( del ‘96 400/400hs ) e Yemaneberhan Crippa ( del ‘96 mezzofondo ) sono atleti diventati italiani da poco tempo.
Rimanendo in tema su cosa decidono di fare i giovani atleti per poter continuare a fare sport, c’è chi prende in considerazione la possibilità di migrare all’estero per meglio conciliare il fare sport e parallelamente avere opportunità di studio. I casi finora sono pochi, ma anche questi sono segnali di cambiamento.
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