Agosto 19th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

NELLA RIUNIONE DI LANCI A MERETO DI TOMBA

En plein di Beatrice Gatto

 

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Primissima ripresa dell’attività atletica in pista dopo l’interruzione drastica di ferragosto con le sue infernali ondate di caldo torrido!

A Mereto di Tomba sabato 18 agosto, ci hanno provato i lanciatori e l’allieva Beatrice Gatto nella foto sopra, ha fatto l’en plein, vincendo sia il peso (12,80) che il disco (33,53).

Ma hanno ben figurato anche Mattia Melis, nella foto sotto,  secondo, che ha scagliato il giavellotto allievi a 47,69, lo “studente trevigiano” Andrea Tomietto con il peso a 13,29 e l’allievo martellista Giulio Vento, quarto con un lancio lungo 46,13.

Ha completato il quadro Jacopo Bellin con 33,88 nel disco da un chilo e mezzo e 11,85 nel peso da cinque.

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SUL MONTELLO

SI CORRE PER L’EMILIA

 

Salvatore Bettiol lancia una marcia a carattere non competitivo il cui ricavato sarà interamente devoluto al Comune di Mirandola. Appuntamento a Volpago il 25 agosto. Due i percorsi: 4/12 km    

 

Volpago del Montello (Treviso), 17 agosto 2012 – Il grande cuore del podismo trevigiano batte per l’Emilia. Sabato 25 agosto, sul Montello, si correrà per portare conforto e un aiuto concreto al comune di Mirandola, una delle comunità maggiormente colpite dal sisma della scorsa primavera.

Il Montello Runners Club, guidato dall’ex campione azzurro Salvatore Bettiol, organizza la “Corri per L’Emilia”, manifestazione podistica a carattere non competitivo il cui ricavato verrà interamente devoluto alle popolazioni terremotate. 

“Abbiamo già preso contatto con il sindaco di Mirandola e cercheremo di  organizzare un momento di consegna ufficiale della somma che riusciremo a raccogliere grazie alla generosità dei podisti – spiega Bettiol -. La ‘Corri per l’Emilia’ sarà un momento di festa, ma soprattutto un’occasione di solidarietà nei confronti di chi, in questi mesi, sta vivendo momenti molto difficili”.

Patrocinata dai comuni montelliani di Giavera, Volpago, Nervesa, Crocetta e Montebelluna, la “Corri per l’Emilia” sarà costituita da due diversi momenti: una passeggiata per le famiglie sulla distanza di 4 km, con partenza alle 17.30, e una prova podistica a carattere non competitivo, su un percorso di 12 km, che scatterà alle 18.     

Ritrovo agli impianti sportivi di Volpago. Il contributo di partecipazione per entrambi le manifestazioni è di 5 euro, ma l’iscrizione sarà gratuita per i ragazzi sotto i 12 anni.

Si correrà nello splendido scenario del Bosco del Montello, e già questo è un buon motivo per esserci. Il resto lo farà la generosità degli sportivi trevigiani.   

 

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Veronica Piutti, Conegliano 3 novembre 1969. E’ stata la nostra più completa mezzofondista e la migliore interprete dei metri 800/1500! Suo maestro ed esempio, il padre Pietro (uno dei nostri migliori fondisti a livello nazionale, degli anni ‘50). Azzurra (87/89) è stata Campionessa Nazionale Universitaria sugli 800m. nel 1990 e campionessa veneta nell’89 e 92.
I suoi primati personali: 400m. 57″4; 800m. 2′05″04; 1000m. 2′51″1; 1200. 3′29″40; 1500m. 4′16″30; miglio 4′41″05.

 

 

 

 

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Giulia Alessandra Viola, Montebelluna 24 aprile 1991. Inizia nella “scuola moglianese” di Faouzi Lahbi e in pochi mesi assurge ai livelli nazionali. Forte e leggiadra, non sembra correre ma volare… Azzurra, è già stata Campionessa Nazionale junior sui 1500m. indoor nel 2009 e, all’aperto, su 800/1500m. nel 2010!
Questi i suoi primati personali: 800m. 2′07″19; 1000m. 2′53″04; 1200m. 3′28″1; 1500m. 4′17″13; 2000m. 6′18″00; 3000m. 9′22″14; 5000m. 16′55″78.

 

Agosto 18th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

L’atletica veneta va in raduno:

appuntamento a Schio e in Alpago

 

Agosto, tempo di raduni. I tradizionali incontri estivi organizzati dal Comitato regionale veneto, quest’anno, si svolgeranno a Schio e in Alpago.

 

Nel Vicentino, dal 18 al 22 agosto saranno in raduno i velocisti e gli specialisti delle prove multiple. Poi, sempre a Schio, dal 22 al 26 agosto, toccherà a saltatori e lanciatori.

 

Ostacolisti, mezzofondisti e marciatori saranno invece impegnati, dal 22 al 26 agosto in Alpago, nel Bellunese. Un centinaio gli atleti complessivamente coinvolti dalla struttura tecnica regionale, diretta da Enzo Agostini. Interessati i migliori prospetti delle categorie cadetti e allievi.

 

Tanti talenti in rampa di lancio che, nella seconda metà dell’annata, saranno anche impegnati con i campionati italiani di categoria.

 

>>> Per l’elenco completo dei convocati, clicca qui

IL REBUS ATLETICA

 

Uscita dai giochi olimpici di Londra con la sola medaglia di bronzo conquistata dal 36 enne Fabrizio Donato nel salto triplo, per l’atletica italiana è arrivato il momento delle riflessioni in attesa del rinnovamento delle cariche federali che avverrà nel prossimo mese di dicembre. Al di là delle dichiarazioni di prammatica del presidente federale Franco Arese : “ Abbiamo fatto il nostro dovere” , su cui si può concordare o meno, visto che comunque, per motivi vari, mancavano Antonietta Di Martino (infortunata), Andrew Howe (mai decollato ad alto livello in questa stagione) e soprattutto Alex Schwazer incappato in un clamoroso caso di doping che ne ha spezzato la carriera sportiva e l’immagine. Cioè tre dei quattro pezzi da novanta della nostra atletica insieme a Fabrizio Donato.

Assenze doc a parte l’atletica leggera italiana appare oggi come un organismo da rilanciare se non da rifondare. Con quali nuove idee e con quali nuove forze non è semplice da indicare. In vista delle prossime elezioni radio atletica segnala ancora in vantaggio Franco Arese che così arriverebbe al suo terzo mandato in chiaro vantaggio su eventuali rivali. Una cordata formata da tempo da un team di ex importanti dirigenti, tecnici e managers come Alfio Giomi, Dino Ponchio e Gigi D’Onofrio, quasi tutti figli della precedente gestione di Gianni Gola non sembra avere i numeri per attuare un eventuale ribaltone anche perché sono iniziate pericolose divisioni all’interno del gruppo di lavoro.

Un’altra possibile alternativa sta provando a compattarsi via internet proprio in questi giorni cercando di spingere avanti come futuro presidente l’ex ostacolista aostano Eddy Ottoz. Sempre secondo radio atletica una quarta eventuale candidatura aspetterebbe al momento dietro le quinte in attesa degli eventi indeciso se entrare subito in scena oppure fra quattro anni : si tratta del colonnello Vincenzo Parrinello responsabile del gruppo sportivo delle Fiamme Gialle.

Per tutti questi gruppi o individui singoli il grosso problema rimane il fatto di avere i voti necessari per andare al potere e fino a prova contraria il quorum sufficiente l’ha in mano il presidente Arese perché i grandi club militari e non che possiedono molti voti, ma che gestiscono anche quelli di molti club minori a loro collegati o gemellati non sembrano avere nessuna intenzione di rinunciare ai privilegi di cui hanno goduto durante questi ultimi otto anni.

Comunque vadano le prossime elezioni e qualora riuscisse a strappare la terza consecutiva carica di presidente federale, neanche Arese potrebbe oramai dilazionare alcuni provvedimenti indispensabili per rilanciare la nostra atletica sprofondata nel provincialismo e nell’assistenzialismo fine a sé stesso. Problemi come il ruolo e la funzione dei club militari che non ottimizzano il capitale atleti a loro disposizione, oppure come il ruolo e la funzione dei club civili che non hanno strategie per difendere il talento costruito in casa. Anzi spesso felici che vada in un club con le stellette visto che poi lo possono utilizzare a costo zero per campionati di club di serie B in confronto a quelli degli anni settanta ed ottanta.

Campionati che non hanno più senso nell’atletica moderna, mentre invece sarebbero da ripristinare quelli di specialità che meglio premierebbero e galvanizzerebbero anche l’attività specifica di qualche club civile. Per non parlare della gestione degli atleti di punta il vero grande tallone d’Achille della gestione Arese. Anche l’attività master deve trovare una sua precisa collocazione e valenza senza essere vissuta come un sottoprodotto di quella tradizionale. Così come ci vuole un direttore tecnico di alto livello che abbia pieni poteri nel guidare l’attività agonistica sia durante l’anno, ma soprattutto in vista delle grandi manifestazioni. Nelle ultime stagioni per diramare le convocazioni per ogni grande evento sarebbe bastato un qualunque impiegato della Fidal in possesso delle graduatorie federali.

Insomma c’è da fare un lavoro enorme che potrebbe anche non bastare per tornare protagonisti a livello mondiale. Ma qualcosa di diverso, di più moderno e di più trasparente è auspicabile che si faccia, altrimenti è inutile continuare a piangersi addosso. Vuol dire che l’atletica che abbiamo ci va bene.

Giorgio Rondelli

 

 

 

 

 

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Paolo Andreatta, Conegliano 30 giugno 1954. Appare sulla scena atletica con il CSI Treviso nel 1969 (60hs in 8″9). Agile e scattante è buon artefice di octathlon e di staffette; poi con il Coin di Mestre dal 72 al 79, primeggia sui 110hs (personale a 14″8): è campione regionale veneto nel 1973.
Vanta un 6″8 sui 50yhs; 11″2 sui 100m; 23″0 sui 200m; 1,85 nell’alto; 10″8 sugli 80hs; 3.664 punti nell’octathlon e 4.384 nel decathlon.

 

 

 

 

 

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Alessandro Marcon, Castelfranco Veneto 13 settembre 1985. Praticamente è stato l’erede di Devis Favaro, maturato in questi ultimissimi anni, Alessandro è stato campione regionale veneto sui 400hs nel 2007, ma, da allievo è stato Campione Nazionale di octathlon. Suoi fiori all’occhiello, per ora, il 14″53 sui 110hs, i 54″17 sui hs; vanta pure un 8″21 sui 60hs e 7″26 sui 60m.

Agosto 17th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

CLAUDIO CASSI E SILVIA PASQUALINI,RE E REGINA DI FERRAGOSTO

pubblicata da Maurizio Forner

Nemmeno il giorno di ferragosto frena i podisti, tant’è che a Cison di Valmarino se ne sono contati ben 1700 in occasione della 37^marcia del ciclamino. Due i percorsi nelle splendide Prealpi Trevigiane ,di 6 o 10 Km. Partenza ore 9, con le note di un brano che normalmente accompagna alla partenza gli ultra trail (Alla conquista del paradiso di Vangelist),voluto da uno degli organizzatori, Walter Possamai, appassionato trailer. Anche in questa occasione, numerosa la presenza di atleti che hanno saputo dare lustro alla non competitiva. Vittoria di Claudio Cassi nel lungo che, ha saputo respingere gli attacchi nella parte finale in discesa di Lucio Fregona, giunto a 30″ poi nell’ordine sono arrivati Andrea Zanatta, Adriano Pagotto, Ivan Geronazzo, Giuliano de Zanet, Davide Camerin, Andrea De Martin, Otello Dall’Armi.

Tra le donne, Silvia Pasqualini, in grande forma non ha avversarie in grado di sopravvanzarla,a 2′20″ Sara Tomè poi tutte le altre con Patrizia Zanette, Moira Lorenzon, Monia Capelli.

Nel percorso breve,bene il figlio d’arte Roberto Fregona, davanti a Francesco Titton e Andrea Noal

Tra le giovani, Eva Gobbi su Marzia Signorotto ed Elisa Falsarella.

 

 

 

 

 

ARESE COME BOLT,

IL BILANCIO OLIMPICO

 

Scritto da Simone Proietti

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Si è conclusa la terza Olimpiade di Londra, quella che ha consacrato leggenda Usain Bolt, quella che ha regalato la progressione irresistibile di David Rudisha sugli 800 metri e la doppia vittoria dell’eroe di casa Moh Farah, quella che ha ripagato con tre ori la classe di Allyson Felix. E’ stata l’Olimpiade di Fabrizio Donato, capace di atterrare sul sogno di una vita e salvare una spedizione italiana tra le peggiori della storia.

 Arese e i suoi record: l’analisi non può che partire dal comportamento della squadra azzurra, protagonista di un’avventura tra le più nere nella sua storia olimpica.

Al di là del caso Schwazer, che comunque ha evidenziato anche alcune responsabilità gestionali della Fidal su un atleta di vertice che avrebbe meritato ben altre attenzioni (anche se non volute dall’atleta), la spedizione italiana ha messo insieme cinque finalisti, per un totale di 15 punti complessivi.

Visto che negli ultimi anni ci si attaccava a queste elucubrazioni matematiche per giustificare la riuscita delle missioni azzurre, diciamo subito che 15 punti sono la peggiore prestazione nella storia della Fidal alle Olimpiadi, ad eccezione del solo anno 1928, quando però la squadra italiana annoverava solo 5 donne (vedere il grafico a fine pagina). Tanto per fare un paragone, basti pensare che nel 1996 ad Atlanta i punti accumulati dai finalisti furono 48, con 4 medaglie conquistate. Se poi accostiamo il risultato londinese con quanto ottenuto a Pechino 2008, dove vennero racimolati 20 punti, il peggiore punteggio degli ultimi 40 anni, possiamo dire che la gestione Arese è entrata nella leggenda, al pari del giamaicano Usain Bolt: mai nessuno in Fidal era infatti riuscito a ripetersi per due edizioni olimpiche consecutive con partecipazioni così evanescenti. Record su record dunque, per un movimento atletico nazionale che conferma gravi difficoltà.

Abbiamo fatto il nostro dovere” ha dichiarato il Presidente al termine dell’evento olimpico, noi rispondiamo che a fare il loro dovere sono stati gli atleti, e solo loro, non certo i dirigenti.

Qui in Italia ormai se ne vedono e se ne sentono di tutti i colori: atleti da medaglia che vengono mandati all’estero senza fisioterapista al seguito, altri che all’estero vengono quasi dimenticati, altri ancora che vanno alle Olimpiadi al posto di chi se lo meriterebbe davvero.

Alcune voci da Londra parlano di epurazioni nel settore tecnico a settembre. Siamo sicuri che cadranno diverse teste, responsabili di settore che interpreteranno il ruolo di capri espiatori di un sistema che per otto anni ha girato a vuoto. E’ chiaro che anche i tecnici hanno precise responsabilità, ma la Federazione ha mai corretto il tiro, ha mai preso posizione con forza quando si litigava letteralmente in squadra?

E intanto il mondo va avanti, atleti juniores diventano campioni olimpici, mentre noi la nostra campionessa mondiale junior la teniamo a casa. Perché? Forse nella mente dei nostri dirigenti una spiegazione ci sarà, che vogliano preservare gli atleti in vista di radiose carriere master?

Per fortuna alla fine proprio un “master” ha salvato la faccia del movimento, aggiungendo in bacheca quella medaglia sempre sognata sin da bambino. Fabrizio Donato ci ha stupito ancora, ha volato su una pedana dove in tanti sono affondati, ha fatto tremare i virgulti statunitensi della specialità, gente di cui potrebbe quasi esser padre. Il triplo logora tanto, ogni balzo sollecita tendini e legamenti, riducendo le parabole di carriera di molti campioni. Donato invece è stato sempre lì, in pedana, trascinato dal divertimento e dall’amore per uno sport, che gli ha persino fatto trovare moglie. La sua biografia riporta risultati sin dal 1993, ossia quasi 20 anni di atletica alimentati da una passione immensa. Già, la passione, quella che ti fa superare i momenti tristi, gli infortuni, le difficoltà. Poi il resto lo hanno messo il suo coach Roberto Pericoli, guru della specialità, e le Fiamme Gialle, il suo club, che lo ha saputo preservare al meglio anche quando in molti lo davano per finito. Adesso, oltre a lui, il triplo può contare anche sulle forze fresche di Daniele Greco, che dovrà vedere Donato come un punto di riferimento ed un dispensatore di consigli in vista di quello che sarà.

Momenti lieti per i colori italiani sono arrivati dalla maratona, grazie a Valeria Straneo e Ruggero Pertile, interpreti non più giovani ma capaci di finire tra i primi dieci al mondo nelle rispettive gare, e dagli ostacoli, per merito di Marzia Caravelli e Emanuele Abate sulle barriere alte, e del talentuoso Jose Bencosme nel giro di pista. Sul finale di manifestazione è poi maturato l’ennesimo acuto della marcia italiana, un po’ per esorcizzare la delusione Schwazer, un po’ per render onore a quella piemontese testarda e grintosa di nome Elisa Rigaudo. Per il resto, capitan Vizzoni ha ancora una volta trovato la finale negli otto, mentre Yuri Floriani ed Elena Romagnolo si sono esaltati nella conquista delle rispettive finali di 3000 siepi e 5000 metri, imprese che vogliono dire concentrazione e finalizzazione dell’impegno. Sono poche le buone notizie olimpiche.

Intanto nei nostri confini continuano a sparire i meeting, gli atleti top si lamentano della carenza di gare di livello, i tecnici si lamentano di non essere sostenuti, i campionati italiani creano ormai più polemiche che risultati, gli impianti in diverse città sono in stato di degrado.

Il tutto a pochi mesi dalle elezioni federali, in dicembre, quelle che in molti vedono come il punto del cambiamento, della ripartenza dopo otto anni di gestione Arese, che nel frattempo ha già dichiarato di ricandidarsi. L’augurio è che in quell’occasione l’atletica italiana si rinnovi davvero, e che, chiunque sarà il Presidente eletto, si faccia supportare da forze giovani, in tutti i settori, perché in giro di teste che funzionano ce ne sono. Serve innovazione, servono idee, per non lasciare scappar via il resto del mondo.

 

Usain Bolt, il più veloce: Il personaggio da copertina dell’Olimpiade di Londra non può che essere l’uomo più veloce del mondo, il più irraggiungibile tra tutti i campioni nella storia dello sprint. Usain Bolt per due Olimpiadi consecutive ha dimostrato di essere l’inarrivabile, lontano più di qualsiasi altro da avversari e sconfitte. Usain Bolt ha saputo stupire con il suo solito atteggiamento, giocherellone e divertito dinanzi ad un pubblico di 80.000 persone, solo una piccola fettina di quel mondo che lo ha scrutato davanti alla tv durante le sue fatiche. Usain Bolt ha fatto meglio che a Pechino, non solo in termini di fredde prestazioni (con il solo 19.32 a peggiorare di un’inezia il crono sui 200 cinesi), ma anche perché ha messo alle spalle una concorrenza agguerrita, capeggiata dal grande amico e rivale, Yohan Blake. Checchè ne dica il Presidente del CIO Jacques Rogge,  adesso Bolt è una leggenda vivente, con sei ori e 4 record del mondo nelle sue partecipazioni olimpiche, leggenda come Carl Lewis, con il quale pure non corre buon sangue.

 

David Rudisha e la debacle keniana: rimarrà di sicuro la gara simbolo di questa Olimpiade, perché corsa in testa dall’inizio alla fine dal più grande ottocentista della storia, capace di un record del mondo pieno di significati. David Lekuta Rudisha, è il primo uomo ad essere entrato nella dimensione dei 100 secondi per correre due giri di pista, impresa che ha materializzato sotto gli occhi di un grande recordman della distanza come Sebastian Coe. Una gara memorabile, cadenzata,  passo dopo passo, dalle falcate eleganti del 23enne keniano, che riporta una medaglia olimpica a casa 44 anni dopo l’argento nella 4×400 del papà Daniel a Città del Messico nel 1968. Un trionfo quello di Rudisha che fa il paio con l’oro del connazionale Ezekiel Kemboi, gli unici due ori per il Kenya, in passato abituato a ben più cospicue scorpacciate. Stavolta la squadra degli altipiani ha faticato più del dovuto, risultando la grande perdente nel medagliere di Londra 2012. Che sia frutto di una coincidenza, di una preparazione sbagliata o di chissà cos’altro? Di certo una strana e poco prevedibile debacle che farà ancora discutere.

 

Moh Farah e i britannici: sarà un’Olimpiade da far passare alla storia anche per il doppio successo su 5.000 e 10.000 metri dell’idolo di casa, Mohamed Farah. Il britannico, sia pur di origini somale, ha centrato l’impresa che in passato fu solo per pochi, entrando prepotentemente nella storia olimpica. Farah ha emozionato, e non si poteva chiedere nulla di meglio per far impazzire un pubblico meraviglioso. Sbaragliare etiopi e keniani, riportare l’Europa in cima al mezzofondo mondiale. Lo abbiamo detto, l’origine è africana, ma Farah adesso è britannico a tutti gli effetti, la sua vita è lì, e britannico va considerato. Come se non bastasse poi la Gran Bretagna ha fatto suoi altri due ori, merito della predestinata Jessica Ennis nell’eptathlon, grande favorita, e di un imprevedibile Greg Rutherford nel salto in lungo. A questi si aggiungono anche un argento e un bronzo, segnali non casuali, frutto di un movimento organizzato ed aperto alle nuove realtà dell’atletica mondiale

 

Allyson Felix: A dover scegliere una regina dell’Olimpiade, con la britannica Jessica Ennis a parte, di sicuro tra le più papabili c’è la statunitense Allyson Felix, finalmente all’oro sulla sua distanza preferita, i 200 metri, dopo due edizioni in cui non era andata meglio dell’argento. Una partecipazione, quella della Felix, contraddistinta anche da altri due ori, nelle staffette, dove ha contribuito, e non poco, al record del mondo della 4×100. Riparte da lei la ripresa del movimento a stelle e strisce della velocità, un’inversione di tendenza rispetto al recente passato, che ha visto la Giamaica impossessarsi dello scettro dello sprint.

 

Giovani e vecchi, passaggio di consegne: ma questa sarà anche ricordata come l’Olimpiade dei giovani. Diversi sono gli juniores o quasi saliti alla ribalta, alcuni dei quali freschi campioni mondiali di categoria qualche settimana prima a Barcellona. Tra questi fa sensazione il trinidegno Walcott, medaglia d’oro nel giavellotto, segno che stanno cambiando gli equilibri anche in specialità tradizionalmente monopolio del Vecchio Continente. Negli 800 metri da record di Rudisha si esalta il campione mondiale junior Nijel Amos, atleta del Botswana, argento e record di categoria sgretolato con 1:41.73, a precedere il pari età keniano, Timothy Kitum. Ventata giovane anche sui 400 metri maschili, grazie al fenomenale Kirani James di Grenada, sempre più candidato ad essere il Bolt del giro di pista, seguito dal dominicano Luguelin Santos, campione mondiale junior e argento olimpico. Nuove leve che danno ossigeno al movimento atletico mondiale, che si aggiungono ai capolavori di chi è campione oggi e di chi ha dominato in passato, come Felix Sanchez. Il dominicano ha entusiasmato e commosso con l’oro sui 400 ostacoli otto anni dopo il suo primo successo ad Atene. Chi invece non è riuscito nell’impresa è stato il cinese Xiang Liu, fermato come a Pechino dal tendine d’Achille. Le sue lacrime e la drammatica scelta di completare comunque su una gamba la sua gara fin sotto il traguardo rimarranno tra le immagini indelebili di questi Giochi londinesi.

 

Oscar Pistorius: entra nella storia olimpica anche il quattrocentista sudafricano, l’ennesima vittoria per un uomo che non smette di arrendersi mai. “Blade Runner” ha fatto la sua figura nella gara individuale, per poi correre la finale della 4×400 con il quartetto sudafricano. Per lui era già un sogno esserci, il sogno si è tramutato in realtà. Un messaggio forte e di speranza proprio per chi deve tornare a sognare.

 

Il pubblico: ultima menzione per il pubblico, sempre numeroso, competente e perché no, rumoroso. Lo spettacolo è riuscito alla grande anche per merito degli 80.000 spettatori presenti ad ogni ora sulle tribune dello Stadio Olimpico. Sebastian Coe sarà soddisfatto di aver riportato in Gran Bretagna una grande Olimpiade, a misura d’uomo e con l’atleta finalmente tornato al centro dell’attenzione. La tv ha poi fatto la differenza, con immagini spettacolari ed una copertura dell’evento mai vista in Italia. Arrivederci Londra e grazie, ci hai fatto proprio emozionare!

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Carlo Manzotti, Spresiano 9 agosto 1915. Grande Maestro di Vita che si è dedicato totalmente allo sport e alla cura amorosa dei suoi infiniti allievi, davvero un esempio di passione e rettitudine sportiva. Campione regionale nel 1939 sui 110hs, dove vanta 16″0 e nell’alto (sua specialità), dove ha un personale di 1,85.

 

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Sergio Baldo, Treviso 28 agosto 1968. Altista di razza, l’unico nostro ad aver superato, dopo Paolo Borghi, l’asticella dei due metri e venti (2,22). Campione nazionale junior nell’86 e Universitario nel 90; campione regionale nel 90/91. Come molti di voi, anch’io lo ricordo giovane star televisiva (RAITV), prestarsi aitante e…telegenico a dimostrare la tecnica del salto in alto.
Ora è un valido dirigente e cura la formazione atletica dei giovani delle FF.OO. di Padova.

 

Agosto 14th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

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Giorgio Bortolozzi Treviso 4 gennaio 1937. Una scheda atletica del 1954 segnala Giorgio, figlio del grande dirigente sportivo Menenio Bortolozzi su gli ostacoli con 17″8 (110), 1′07″0 (400) e sui salti, 5,49 (lungo) e 12,94 (triplo): così nasce la leggenda!
Giorgio in pista farà di tutto ed eccellerà nei salti fino ad oggi, vincendo due titoli nazionali nel lungo (62/64) e una infinità di titoli e di primati nella lunga carriera di master (alto, lungo triplo) ben figurando sui podi europei e mondiali. Quasi sessant’anni di atletica: un mito!!!
Azzurro con 8 presenze vanta un notevole carnet di ottime prestazioni, qui le più salienti: 100m. 11″0; 200m. 22″6; 400m. 51″4; 110hs 15″6; 400hs 55″6, alto 1,82; lungo 7,51; triplo 15,41; giavellotto, 47,19; decathlon 5.249 (punti attuali).

 

 

 

 

 

 

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Mario Bortolozzi, Milano 19 settembre 1973. Sulle orme del padre Giorgio, Mario non è da meno (anche se i tempi e la concorrenza nei salti, oggi, sono durissimi…)
Mario è stato Campione Nazionale universitario nel lungo (1999) ed ha il primato trevigiano nel lungo con 7,55 (strappato al padre con 7,51…)
Vanta anche altre ottime prestazioni (nel triplo è alla pari con Giorgio!): 60m. 7″22; 100m. 11″09; 200m. 22″60; 60hs. 8″55; 110hs. 15″28; lungo 7,55; triplo 15,41; giavellotto 44,04.
Ora è a Londra per lavoro: gli inviamo tutti un caro saluto!!!

 

 

 

 

Agosto 13th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

ALLA MELERISSIMA BAMOUSSA E LA SARA TOME’ SUL GRADINO PIU’ ALTO DEL PODIO

pubblicata da MAURIZIO FORNER

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Si parte!!!

Si è disputata  a Melere di Trichiana la 34^ Ed. della Melerissima, storica manifestazione non competitiva che ,ha richiamato tra gli splendidi monti delle prealpi Bellunesi ,ben 1250 partecipanti. Spiedo gigante a mezzogiorno presso gli stand della festa di cui in tanti hanno approfittato ma, torniamo alla podistica, due i percorsi, uno di 12 Km tra i boschi, l’altro di 5 pianeggiante per i piu’ giovani. Breve cronaca del lungo: dopo 4 Km. nel tratto in piano dopo la prima salita, sono in 4 ad andarsene Cassi/Fregona/Titon/Bamoussa; si inizia la salita che porta al punto più alto del percorso e, qui avviene la selezione: al valico rimangono in 2,  Bamoussa/Titon; si inizia la lunga discesa che immette nella parte finale con vari saliscendi nel bosco e quindi l’arrivo con Abdoullah Bamoussa in 39′55″a 40″ Dylan Titton a 1′ Claudio Cassi a1′15″ Mirko Signorotto e a 2′30″ Lucio Fregona (lo specialista della discesa, questa volta non ha potuto sfoderare le proprie armi, troppo liscia, come un biliardo, questo è stato il suo commento all’arrivo).Per le donne, grande partenza per l’atleta di casa, la Trichianese Manuela Moro che, ha condotto per metà gara passando però poi le redini all’atleta di Vittorio Veneto Sara Tomè che, si è imposta con il tempo di 50′quindi a.s. 1′37″ Manuela Moro poi nell’ordine Mariangela Marsura/Angela De Poi/Danila Moras.

Nel percorso breve,quello riservato ai giovani, su tutti Andrea Noal davanti a Singh Suchpreet e Luca Moret tra le ragazze vittoria per Lorena Nard alle sue spalle Sofia Casagrande e Alessia D’Inca

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Si notano Federico Spinazzè e Sofia Casagrande

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Si notano Mirko Signorotto e Dylan Titon

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Al centro Lucio Fregona.