Settembre 12th, 2012

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

 

Pubblicato da Alberto Stretti

LETIZIA TITON:TALENTO ITALIANO CHE APPRODA NELLA NCAA

 

LETIZIA TITON INIZIA L’AVVENTURA AMERICANA:

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Da qualche settimana si è trasferita definitivamente negli States per iniziare la sua nuova avventura di vita e sportiva:la padovana dell’Assindustria Letizia Titon ha accettato la carriera NCAA presso Eastern Kentucky University

-Solitamente abituati alla disperata caccia al corpo militare,tu hai preferito continuare la tua esperienza atletica seguendo invece la carriera universitaria americana…cosa ti ha spinto a questa decisione ?


Prima ancora di venire a conoscenza dell’esistenza dei gruppi sportivi militari, quando ero cadetta, mi aveva incuriosito il fatto che fosse possibile, ottenendo dei buoni risultati, avere una borsa di studio per andare in un’universita’ americana. Non avevo mai veramente pensato che cio’ sarebbe potuto accadere, lo vedevo come qualcosa di veramente difficile, piu’ di entrare in un corpo militare. Per questo e per la generale cultura atletica qui in Italia, crescendo ho smesso di pensare al sogno dell’universita’ americana, pensando maggiormente a cercare di entrare in un corpo militare.

Non ho fatto follie per conquistare nessuna delle 2 cose: naturalmente ce la mettevo tutta in allenamento, ma io e mio padre, che mi allenava fino a qualche mese fa, abbiamo sempre creduto nel fare le cose gradualmente, niente picchi precoci per poi non avere piu’ voglia e smettere di correre, come purtroppo e’ successo a molte mie avversarie delle categorie giovanili. Nonostante questo la possibilita’ di entrare in un corpo militare e quella di andare in un’universita’ americana mi sono arrivate contemporaneamente. In un primo momento ero orientata maggiormente verso il corpo militare: chi mai avrebbe rifiutato un’opportunita’ come quella, diventare un’atleta professionista, avere un salario con qui aiutare i miei genitori che hanno fatto moltissimi sacrifici negli scorsi anni per aiutare me e mio fratello, Dylan, a seguire i nostri sogni. D’altra parte pero’ continuavo a pensare anche all’universita’ americana, che mi avrebbe tenuta ancora lontana dal mondo del professionismo per ben 4 anni, e che pero’ mi avrebbe dato la possibilita’ di crescere moltissimo come atleta in un ambiente dal quale in questo momento stanno uscendo alcuni dei piu’ forti alteti in ambito mondiale. Con il corpo militare con il quale ero maggiormente in contatto le cose non sono andate come dovevano andare, ma nel frattempo ero stata contattata da un altro corpo, che era quello in cui sognavo di entrare da quando ne avevo scoperto l’esistenza. E’ in quel momento, pero’ che ho deciso di prendere un’altra strada: non sono ancora una professionista, ci sono ancora tante cose che voglio migliorare di me stessa come atleta e come persona, e per questo l’NCAA mi e’ parsa la scelta migliore.

-Sei considerata una delle promesse dell’atletica azzurra.vuoi ricordare a tutti i nostri lettori quali sono i tuoi titoli che hai gia conquistato?

 

Ho ottenuto 6 titoli italiani: 4 di corsa in montagna (da Allieva,2008 e 2009, e da Junior, 2010 e 2011), 1 di Corsa Campestre (da Junior nel 2011) ed 1 in pista sui 5000m (da Junior nel 2011)

-Sei nel Kentucky,vuoi raccontarci come è avvenuto il contatto con la Eastern Kentucky University?Altre università ti hanno cercata?

 

In seguito alla mia partecipazione ai Campionati del Mondo di Cross a Punta Umbria, nel 2011, sono stata contattata da 3 universita’ americane tramite email: l’Iowa State University, Virginia Military Institute (che era stata la mia prima scelta) e l’Eastern Kentucky University … Poi a febbraio di quest’anno, quando avevo gia’ firmato con EKU, mi ha contattata anche University of Virginia.


-Cosa ti aspetti dal primo anno come Freshman?? (se non dico male)

Dal mio primo anno di universita’ , in cui sono un freshman (nel secondo anno si e’ sophomore, nel terzo junior e nel quarto senior) non so bene cosa aspettarmi, specialmente per la stagione di cross. I primi mesi saranno duri dal punto di vista dell’ambientamento, e’ tutto un modo diverso di vivere, devo abiutuarmi ad una nuova routine, di allenamento, di alimentazione di sonno etc. I miei obiettivi li’ pongo dunque nella stagione primaverile, quella indoor/outdoor: non ho mai gareggiato indoor, quindi quella per me sara’ un’esperienza nuova, ma per l’outdoor voglio abbassare notevolmente il mio personale sui 5000m, che risale al 2011, dal momento che quest’anno non ho preso parte alla stagione in pista, in modo tale da potermi qualificare per i campionati europei U23 che si terranno a Tampere.

 

-Solo atleta ad Eku o anche studente?se anche studente…di cosa?

 

Si’, per gareggiare nell’NCAA e’ necessario essere un ”full time student”: dunque io studio Sociologia, con 15 ore settimanali (frequenza obbligatoria). Inoltre, in quanto ‘’student-athlete” per tutto il primo semestre dovro’ andare 8 ore alla settimana in “study hall”, una biblioteca privata per gli studenti-atleti … poi, se dopo gli esami invernali la mia media sara’ abbastanza alta, le ore diminuiranno, mentre da sophomore saro’ libera di gestire lo studio autonomamente.

-Già da qualche settimana negli States,come trascorrono le tue giornate? quanto tempo ti richiede l’allenamento?

 

Le giornate da student-athlete sono caotiche, come ho detto prima, ci vorra’ qualche mese per abituarcisi. Da Lunedi’ a Venerdi’ mi sveglio alle 7 (2 giorni tra questi alle 5.45 per il primo allenamento) per andare a lezione, per le 11 ho finito con le lezioni (tranne il giovedi’ che ho una lezione serale, dalle 6 alle 8.45).. riposo per un’ora, vado a pranzo, poi study hall e allenamento pomeridiano ogni giorno dalle 15.30 alle 17.30. Poi di nuovo study hall, cena, poi si passa un po’ di tempo con i compagni di squadra e via a dormire.

-Hai tutti gli impianti dentro l’Università per allenarti??

 

Come tutti gli studenti qui, posso utilizzare qualsiasi impianto presente qui sul campus: abbiamo 2 palestre con ogni macchinario possibile, 2 piscine, una pista indoor, una pista outdoor, un percorso da 5km su prato collinare, un percorso da 1km su prato piatto (per il riscaldamento), un percorso da 3km collinare sterrato e molteplici strade in cui avventurarsi per le corse piu’ lunghe.

-Che differenze hai notato nei primi allenamenti in terra d’america??

 

 

Innanzitutto il fatto che ho un gruppo di allenamento, ma non un gruppo come quelli che si possono trovare anche a casa nostra, perche’ non e’ un gruppo di individui che si allenano insieme, ma una squadra. Si corre per migliorare se stessi, ma anche per portare onore alla propria scuola, e si spera che tutte le ragazze possano fare bene a seconda dei vari livelli. Cio’ non toglie che ci sara’ competizione e rivalita’ tra di noi in gara, ma sara’ sempre accompagnata dall’amore per la squadra e dalla volonta’ di qualificarsi per le competizioni piu’ importanti non individualmente, ma con tutte le ragazze. In queste prime settimane questa e’ la differenza che ho notato di piu’: avere le tue compagne di allenamento che ti incitano mentre fai fatica e viceversa per poi alla fine farsi tutte i complimenti e battere il 5 ad ogni componente della squadra (siamo in una quindicina).

Penso che questo tipo di esperienza sia molto formativa, troppo spesso ci si concentra solo su se stessi perche’ si pensa che l’atletica sia uno sport individuale… ed e’ vero, lo e’ effettivamente, pero’ viverla in questo modo aiuta davvero tanto per come ci si pone nei confronti della vita. Quando entri a far parte di un gruppo cosi’ grande, non sei piu’ nessuno, non sei la campionessa italiana o un azzurrina, sei una tra le tante componenti della squadra. E’ come ripartire da zero, devi guadagnarti la tua posizione nella squadra, rendendoti piu’ umile, e facendoti imparare a relazionarti con le altre persone in una societa’, perche’ una squadra come questa non e’ altro se non una piccola societa’ a se’ stante, con delle regole e delle classi sociali di diversa importanza ed ognuno deve contribuire a rendere la societa’ la piu’ equilibrata possibile.


-l’attaccamente alla maglia della propria università è cosi forte anche per te che sei appena arrivata?

 

Diciamo che quando sono arrivata non c’era… non avevo mai visto il campus, non conoscevo le ragazze… ma ora, man mano che si avvicina la prima gara e che la squadra inizia a conoscersi meglio (siamo 7 freshmans, quindi una squadra giovane) inizio a sentirlo sempre di piu’, e penso che quando inizieranno le competizioni allora la sentiro’ per davvero.

-Questo weekend inizia la stagione NCAA di cross e per te ci sarà la Division 1 con i migliori talenti… esordirai gia alla prima gara?cosa ti aspetti dall’esordio?

 

Nei primi 3 meet di settembre gareggeremo tutte. Poi, in base allo stato di forma di ciascuna, nelle gare piu’ importanti tra la fine di ottobre ed inizio novembre, veranno scelte le 7 componenti della squadra principale. Sabato avremo il nostro primo meet, a Memphis, Tennessee. La gara sara’ di 5km (10km per i ragazzi) e ha una particolarita’, cioe’ che si svolge di sera … la mia gara partira’ alle 20.30 … correremo al buio, con le luci del campo da calcio accese, una cosa nuova ed emozionante, prima corsa campestre NCAA e primo cross di sera … non vedo l’ora !

 


-Ti rivedremo a correre in Italia,quando NCAA e gli studi te lo permetteranno?

 

Naturalmente! Sono ancora tessereata con Assindustria Sport Padova, e tornero’ in tempo per fare i campionati nazionali in pista e poi qualche corsa su strada, siccome in quel periodo estivo dovro’ gia’ iniziare a preparare i cross.

 

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AGGIORNAMENTO!!!!

 

Report completo della sua prima gara con video e foto… thanks to Flotrack

 

Risultati ufficiali della sua prima gara…un brillante 24esimo posto!!!…portando punti importanti per la vittoria della sua università!!

 

 

 

 

Ritorno ad una amara realtà

Renato Canova

Dopo il periodo olimpico, ho fatto una rimpatriata dal Kenya, ed ho avuto l’opportunità di vedere alcuni meeting italiani di Settembre (Brugnera, Padova e Rovereto), dove ho incontrato vecchi amici, atleti ed allenatori che mi hanno raccontato le loro pene attuali.

I miei ultimi dieci anni di attività, dopo aver lasciato il mio ruolo di Direttore Tecnico Scientifico della FIDAL a fine Dicembre 2002, si sono sviluppati in luoghi diversi, ma primariamente in Kenya.

Essendo stato responsabile del mezzofondo del Qatar, i cui migliori atleti provenivano dal Kenya, ho avuto l’opportunità di rimanere molti mesi ogni anno ad Iten, considerata oggi la Mecca del mezzofondo mondiale, e di seguire la maggior parte dell’attività svolta ai massimi livelli, dai Campionati Mondiali delle varie categorie, ai Giochi Olimpici, ai meeting di Golden League prima e di Diamond League oggi, nonché le più importanti Maratone mondiali.

In questa mia attività internazionale, c’è sempre stato un comune denominatore: mai ho avuto l’opportunità di incontrare tecnici italiani, ed anche il numero di atleti azzurri inseriti nella attività di vertice è risultato piuttosto risibile.

In particolare, a parte rarissime eccezioni, come è il caso di Meucci attualmente, nessun atleta nostrano ha mai mostrato né l’intenzione né la possibilità di frequentare una attività di vertice, ed il mezzofondo azzurro è praticamente scomparso dalla scena internazionale.

Nel mio piccolo Giro d’Italia settembrino, l’argomento fondamentale di ogni conversazione pareva essere uno soltanto: il malcontento generale verso una conduzione acefala dell’attività, da parte di una Federazione chiaramente inesistente, il cui risultato nell’ultimo quadriennio è stato il totale azzeramento di un settore tecnico funzionante.

Dato che negli ultimi anni, ad onor del vero, non ho avuto il tempo di seguire le vicende italiane (a parte l’amara constatazione che, a livello internazionale, siamo ormai divenuti poco più di una barzelletta, seguendo in parte il trend derivante dal comportamento dei nostri partiti politici), ritornato finalmente a casa ho deciso di fare una piccola ricerca, per capire su quali prospettive l’Italia del mezzofondo possa contare nell’immediato futuro, se non altro a livello europeo.

Il mio obiettivo era di capire se le lamentele generali, presentate da ogni componente atletica con la quale mi sono incontrato (da atleti a tecnici, da dirigenti di società minori a dirigenti di grandi club, da giudici a giornalisti), avevano un fondamento oggettivo o, come spesso accade, erano piuttosto la risultanza di un lassismo personale delle suddette componenti, abituate ad un sistema assistenziale che ha via via limitato le capacità individuali di trovare soluzioni a semplici problemi.

Sono pertanto andato a considerare le graduatorie europee juniores del mezzofondo, a partire dal 2006, alla ricerca di qualche dato che mi potesse illuminare.

Più avanzavo nella ricerca statistica, più mi ritrovavo in un deserto assai più esteso del peggiore degli incubi.

Considerando le presenze annuali di nostri atleti juniores nei primi 30 europei di ogni stagione, la situazione che mi si è presentata è la seguente :

800 metri maschili :

2006 : Mario Scapini (19° con 1’49”61) e Sebastien Giani (24° con 1’50”06), di cui non si hanno più notizie

2007 : Scapini si è migliorato a 1’48”36 (8° posizione)

2008 : Giordano Benedetti, ottimo talento, in 3° posizione con 1’47”52, ed ancora Scapini (6° in 1’48”18)

2009 e 2010 : nessun atleta nei primi 30 (al limite di 1’50”40)

2011 : Stefano Massimi (16° con 1’49”21) e Mattia Moretti (23° con 1’49”86)

2012, finalmente, un po’ di sangue nuovo, sicuramente non legato a nessuna iniziativa federale, vista la provenienza degli atleti : Abdikadar Ali Mohad (10° con 1’48”74), Emilio Perco (11° con 1’48”88), Soufiane El Kabbouri (12° con 1’48”97) e Jacopo Lahbi (15° con 1’49”15)

1500 metri maschili

2006 : Nessuno

2007 : Mario Scapini (5° con 3’44”99) e Merihun Crespi (26° con 3’48”98)

2008 : Sempre Scapini, sceso a 3’44”94 per la 6° posizione

2009 : Nessuno

2010 : Francois Marzetta (20° con 3’46”14)

2011 : Stefano Massimi (30° con 3’47”95)

2012 : Abdikader Ali Mohad (2° con 3’41”88) e Samuele Dini (30° con 3’48”69)

5000 metri maschili

Nell’arco di 7 anni, per tre di questi (2006 / 2007 / 2011) nessun azzurrino è stato nei primi 30. Nei restanti, abbiamo avuto per un biennio Ahmed El Mazoury (3° nel 2007 con 14’15”37 e 9° nel 2008 con 14’20”87), quindi Michele Fontana (16° con 14’28”40 nel 2010) e Lorenzo Dini (8° con 14’22”97) nella presente stagione.

10000 metri maschili

Si tratta di una specialità non troppo indicativa, in quanto viene disputata raramente dagli juniores. Tuttavia, in quest’arco di tempo possiamo ricordare solo due azzurri : Andrea Lalli (4° nel 2006 con 29’58”2) e Daniele D’Onofrio, 2° quest’anno con 29’45”43. Dal 2007 al 2011, nessun junior ha mai corso al di sotto dei 31’

3000 metri siepi maschili

2006 e 2007 : Nessuno

2008 : Ahmed El Mazoury (15° con 9’07”47 da non specialista)

2009 : Maurizio Tavella (20° con 9’06”45), Andrea Scoleri (21° con 9’07”85) e Andrea Sanguinetti (24° con 9’08”69)

2010 : Francois Marzetta (2° con 8’46”60), Giuseppe Gerratana (6° con 8’53”25), ancora Sanguinetti progredito a 8’56”08 (11° posizione), Tavella (20° con 9’05”28) e Luca Sponza (27° con 9’09”38)

2011 : Ancora Sanguinetti, stazionario (9° con 8’55”21)

2012 : Italo Quazzola (10° con 9’05”28)

Veniamo ora alle donne. Qui il terzo mondo è sicuramente molto più organizzato ed interessato al mezzofondo di quanto non siamo noi.

Per me è stato un vero shock vedere liste europee con una quasi totale assenza di atlete italiane.

Ma ecco i dati :

800 metri femminili

Dal 2006 al 2012 : 7 anni senza una atleta nelle prime 30 europee

1500 metri femminili

Giulia Viola presente sia nel 2009 (20° con 4’19”20) che nel 2010 (10° con 4’17”81) e nulla più

5000 metri femminili

Veronica Inglese (9° con 16’41”37) e Lucia Colì (12° con 16’52”) nel 2009, Federica Bevilacqua (5° con 16’19”60) nel 2010, ed ovviamente nessuna nell’ultimo biennio

3000 metri siepi femminili

Valeria Roffino per un triennio (30° con 10’54”39 nel 2007, 10° con 10’23”72 nel 2008 e 7° con 10’17”35 nel 2009), affiancata da Giulia Martinelli (12° con 10’24”93 nel 2009 e 3° con 10’05”49 nel 2010)

L’ultimo biennio non vede neppure una azzurrina nelle prime 30 europee, in tutto l’arco del mezzofondo.

Pare chiaro che la Federazione ha grandi colpe in un siffatto degrado, e che il settore tecnico è stato sostanzialmente incapace di arginare una situazione che si stava deteriorando.

Non conosco nei dettagli eventuali motivi del disagio generale. Posso però indicare alcuni punti che dimostrano chiaramente come chi doveva decidere non conosca nulla dei meccanismi dell’atletica, delle motivazioni che spingono un giovane a fare uno sport individuale, dei valori continentali in campo, per non parlare ovviamente della conoscenza tecnica di base.

Ad esempio, dalla semplice lettura dei dati forniti, si evince che solo due atleti hanno avuto, in 7 anni, la capacità di entrare nei primi 5 europei, a dimostrazione di possedere un buon talento : Giordano Benedetti (3° sugli 800 nel 2008) e Giulia Martinelli (3à nelle siepi nel 2010). In una Federazione normale, capace di porre lo sviluppo degli atleti di talento al primo punto di un obiettivo programmatico (in quanto senza i risultati degli atleti un movimento ed una federazione diventano deboli, l’attività perde visibilità e viene disconosciuta, eventuali sponsor non si avvicinano, quindi si perdono immagine e peso promozionale), due atleti come questi sarebbero incentivati a crescere attraverso la partecipazione ad attività internazionali istituzionali, in modo da formare quel bagaglio di esperienza che in futuro dovrebbe consentire di presentarsi competitivi nelle grandi manifestazioni.

La realtà è invece stata la seguente : pur ampiamente entro i limiti stabiliti dalla Federazione Europea per la partecipazione ai Campionati Europei (quest’anno di serie B, vista la vicinanza con l’avvenimento Olimpico, costituenti pertanto l’ideale rampa di lancio per atleti talentuosi che debbono imparare), ma fuori dai limiti imposti dal Consiglio Federale, di ben 3/100 Benedetti (1’47”03 contro 1’47”00) e addirittura di 1/100 la Martinelli (9’48”01 contro 9’48”00, senza peraltro dimenticare che lo scorso anno aveva corso sotto i 9’40” ed aveva fatto un esaltante Campionato Europeo promesse), questi atleti non sono stati inviati ad Helsinki, in ottemperanza ad una ottusa ed incompetente visione ragionieristica, che la dice lunga sulla incapacità gestionale degli attuali dirigenti e sulla mancanza di passione e cultura sportiva che li caratterizza.

D’altro canto, la pedissequa accettazione di una tale situazione kafkiana da parte dell’attuale settore tecnico nazionale dimostra che questo è stato completamente azzerato, non avendo nessun potere né tecnico né politico.

Parlando con molti tecnici, ho poi appreso che, nella maggior parte delle regioni, l’attività delle categorie assolute si è totalmente diradata, con una quasi totale sparizione di riunioni a carattere regionale ed interregionale, che non siano dedicate alla pura attività giovanile. Ora, poiché l’obiettivo ultimo di un atleta è quello di gareggiare, è ovvio che si è arrivati al punto di castrare gli stimoli agonistici degli atleti, non più in grado di trovare sbocchi agonistici pari ad impegni in allenamento di forte professionalità.

Quando, a fine 2002, mi ero dimissionato dal mio ruolo di Direttore Tecnico Scientifico, il motivo fondamentale era stato che non sopportavo di dover spartire, e subire, con una parte della Federazione di allora, scelte che, a parer mio, erano distruttive della nostra disciplina. Già allora era in atto una guerra, all’interno della stessa Federazione, dove chi non faceva (ovvero la maggior parte degli addetti ai lavori) contestava chi faceva, e non si accettavano idee innovative, perché l’obiettivo primario non era di certo lo sviluppo dell’atletica leggera, bensì il mantenimento di un posto di potere in Consiglio Federale.

Oggi, dopo dieci anni, ritrovo una condizione decisamente peggiore, perché, se allora c’era comunque una minoranza che si batteva per un cambiamento con progetti innovativi (minoranza che ha perso la battaglia, e coloro che si battevano si possono individuare facilmente perché al momento non sono parte della attuale Federazione), oggi c’è una nullità totale sotto tutti gli aspetti : senza passione, senza conoscenze specifiche, senza adeguati valori umani, ma con l’arroganza di chi vuol comandare (“Se un dipendente ruba, non viene indagato il padrone….”) senza conoscere la propria truppa, e la presunzione di sapere quando, atleticamente parlando, si è invece analfabeti.

Mi scuso se, da un discorso tecnico, sono passato a parlare, con veemenza, di situazioni che sconfinano nella politica sportiva. Il fatto è che bisogna capire come i vari organi istituzionali (Federazione Centrale, Comitati regionali e Società), così come tecnici e dirigenti, debbano essere un SERVIZIO per gli atleti, con il chiaro obiettivo di metterli in grado di raggiungere le migliori prestazioni possibili. E’ la sommatoria dei migliori risultati individuali che costituisce la forza di un Club e di una Nazione, e che dà visibilità e carisma ad allenatori e dirigenti. Quindi, il circolo si chiude : la Federazione e/o il Club lavorano per il risultato dell’atleta, il quale, tramite il suo risultato, lavora per Federazione e Club.

Alla fine di tutto, non si può capire l’atletica e gli atleti se non si è in grado di rispondere a questa semplice domanda : “PERCHE’ UN GIOVANE SCEGLIE DI PRATICARE L’ATLETICA LEGGERA ?”.

Questo sarà il nostro prossimo tema.

 

Domani “Vetrina fotografica” di Gabriele Marsura, dedicata a Majano, in omaggio ai suoi atleti!

 

 

 

 

 

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Lucio Fregona, Asolo 21 aprile 1964. In assoluto il più grande podista italiano di montagna di cui ancora è l’indiscusso re! Azzurro con 23 presenze dal 1986 al 2003, famoso per la sua “discesa” da maestro è stato Campione del Mondo individuale nel 1995 e, a squadre, ha collezionato svariati titoli mondiali, europei e, con la Forestale, almeno 20 titoli italiani, campione nazionale assoluto nel 1996 e junior nel 1983, è tuttora sulla breccia nel settore dei master. Lucio vanta 2h 21. 13. nella maratona, 1h 03. 56. nella maratonina e in pista: 5000m. 15′27″5 (forse meglio…) e 10.000m. 30′33″3.

 

 

 

 

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Letizia Titon, Montebelluna 14 maggio 1992. E’ il più bel fiore spuntato nella nostra “corsa in montagna”!!! L’azzurrina Letizia è già stata Campionessa italiana in questo tipo di corsa durissima nel 2008/2009 come allieva e nel 2010/2011 come junior. Inoltre nel 2011 si è fregiata del titolo nazionale nella “campestre” e in pista sui 5000m.. Ora è negli USA con una borsa di studio, per essere sempre e di più la nostra stella alpina! Vanta in pista anche: 800m. 2′24″68; 1000m. 3′03″74; 1500m. 4′43″15; 2000m. 6′40″91; 3000m. 9′56″62; 5000m. 17′17″51; 2000siepi 7′16″16; 3000 siepi 11′26″83.