DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
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Le gare di questa settimana:
- Noale(Ve) - Staffette in Rocca - VOLANTINO
Domenica 13
- Mirano(Ve) – Marcia Mirano Città Verde – km 7/13/21 – ritrovo ore 8,00 in P.zza Martiri – Partenzxa libera dalle ore 8,30 – quota gara € 2,50 o € 3,50 con medaglia – info 041432455 o 041430055 o www.gpbancarella.altrevista.org
- San Filippo di San Michele al Tagliamento (Ve) - La corsa delle stagioni - Duathlon con 10 chilometri di corsa e 20 in bici - info 3498147741
- Musano(Tv) – Trofeo Avis Comunale_CPT – km 5/11/21,097 – ritrovo c/o Oratorio Don Bosco – partenza ore 9,00 – info 0423818572 o 3404022438 o 0423819291 - VOLANTINO
- Pieve di Soligo(Tv) - Gore tex Go Trail - Km 26 D+1100 - partenza ore 9,00 - info http://www.tamtamtrailaltamarca.it/index.php - VOLANTINO
- Orsago(Tv) - Itinerario dei Castelli_Trevisando - km 7/13 e 24 con inizio partenza ore 8,30 – quota gara con premio( caciottina con in più btg vino per la 24 km) € 3,50 per i 7 e 13 km mentre € 4,00 per la 24 km o € 2,00 solo servizi - 0438990454 o 0436990631 VOLANTINO
- Loreo(Ro) – Circuito Poditico Polesano – km 8 – info 3338984725 o www.podistitagliolesi.it - VOLANTINO
- Padova – Half Marathon Padova – km 21,097 – info 0498810582
- Montemerlo(Pd) - Na caminada_ Marcia di San Michele - Km 4/7/12/19 - Partenza libera dalle ore 8,30 - info 3478431595
- Bassano del Grappa(Vi) - Marcia di San Marco - Km 5/8/14/17/23 - Partenza libera dalle ore 8,00 - info 3388733879
- Bertesina(Vi) - Camminata dell’amicizia - Km 7/12/18 - Partenza libera dalle ore 8,00 - info 3665727278
- Anson di Minerbe(Vr) - Marcia del riso - Km 6/10/20 - Partenza libera dalle ore 8,00 - info 0442641275
- Raldon(Vr) - Una passeggiata tra le fragole autunnali - Km 5/9/16 - Partenza dalle ore 8,30 – quota gara € 2,50 o senza riconoscimento € 1,00 - info 3357542254 o 3334904089
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Le cause dell’abbandono giovanile
I ragazzi smettono, chiediamoci perché
di Fulvio Maleville
Nel sito di Atletica Trevigiana Franco Piol scrive: “ E dopo tanto festoso gioire le note dolenti. …Hanno “mollato”, smesso, come dire, non si divertono più… Hanno solo 15 anni, hanno un ricco potenziale talento da mettere in campo, per confrontarsi , per mettersi in discussione e anche liberamente scegliere. O forse, in questa delicata fase della loro giovanissima età, hanno bisogno di noi, del nostro aiuto, della nostra amicizia e comprensione…Facciamo qualcosa perché ci ripensino: il primo amore, in fondo, non si scorda più.”
L’accorato appello di Franco mi ha mosso l’animo ed ho trovato normale scrivere qualcosa sulle tante cause che allontanano dallo sport tanti talenti ma soprattutto una massa anonima di giovani che potrebbe fare da fondamento al nostro sport anche i ruoli non necessariamente da copertina.
Dobbiamo riflettere per sbagliare meno anche se non tutto si può fare e soluzioni miracolistiche non ce ne sono.
Prendo spunto dall’editoriale di Franco Piol quando mette il dito nella piaga dell’abbandono giovanile per dare opinione di quanto sta succedendo. Sento il bisogno di farlo perché da tempo segnalo che rimangono inevase alcune risposte ai bisogni dei giovani, ambiti da noi adulti trascurati. Fino ad ora i carichi dell’abbandono atletico sono stati attribuiti alla specializzazione precoce e dentro questo buco nero sono finite responsabilità che nemmeno sfiorano l’esasperato perfezionamento, tanto che potremmo dire “magari i ragazzi venissero correttamente specializzati”. Le storie personali ci parlano di situazioni assai differenti ma il fenomeno della dispersione atletica è purtroppo correlato ad alcuni fattori prevalenti come la voglia dei grandi di stare in primo piano, dimentichi che i veri protagonisti della scena sono proprio i ragazzi. Motivazioni e percorsi errati s’intrecciano alla mala gestione dando molteplici sfaccettature al problema dell’abbandono giovanile. Cerchiamo quindi di mettere a fuoco gli ambiti entro i quali si svolge il dramma, se di dramma si tratta.
L’ETA’ – L’adolescenza è un momento particolare, personalmente l’ho sempre definita una “malattia” e come tale dovrebbe essere affrontata da chi accompagna i giovani alla maturità. La pazienza, disponibilità e l’apertura al dialogo sembrano essere le armi migliori per curarla. A questa età i ragazzi cercano un riferimento esterno la famiglia e diventa quindi determinante “l’adulto di riferimento”. Dobbiamo essere consapevoli che quando gestiamo gruppi la valenza dell’operatore, dirigente o altri appare molto distante da un rapporto personale che potrebbe rispondere alle esigenze di ragazzi che vogliono riconosciuta la loro unicità. Quando un atleta molto giovane matura con tempi differenti dai coetanei ed incontra lo spettro del bisogno individuale di essere accudito, seguito ed accompagnato nel percorso, abbisogna di una risposta rapida e se questo non succede si sente abbandonato e cerca altrove i riferimenti.
LA SPECIALIZZAZIONE PRECOCE – L’anticipazione è una moderna patologia. In campo rappresenta la norma per coloro che sono fisicamente più evoluti degli altri (precoci) e godono di attenzioni che sfumeranno progressivamente portandoli all’anonimato. Gli adulti gestiscono questa condizione e non di rado nel mancato rispetto delle fasi d’accrescimento e corretta somministrazione dei carichi. La veloce specializzazione colloca i ragazzi in cima al podio da subito e li destina a scendere nel tempo sull’erba del prato, è una scelta tecnica e come tale rappresenta un aspetto formativo che dovrebbe essere gestito dagli allenatori con maggior attenzione e progressività nell’introduzione di metodiche che portano rapidamente all’utilizzo dei mezzi speciali e quasi sempre a stabilizzare precocemente le prestazioni. L’argomento è ampio ed evidenzia soprattutto la fretta degli adulti a mettere in luce i propri adepti, è così ad esempio che il 30-40% dei ragazzi sbaglia la scelta dell’arto prevalente di stacco oppure la mano di lancio, handicap che mai potranno recuperare.
GLI STIMOLI – La nostra collettività offre una moltitudine di stimoli. Oggi i ragazzi sono iperstimolati e quanto concediamo in campo rappresenta poco o nulla in questo panorama. Questo dovrebbe indurci a cambiare il nostro modo di allenare in campo, spingerci a mutare le proposte, ampliarle e soprattutto dare alle stesse una gradualità che rappresenti incentivo a restare per veder realizzare quello che succederà più
avanti. Sotto questo profilo fino ad ora abbiamo solo anticipato le spinte, da quando i bambini entrano in pista a quando se ne vanno le manifestazioni e gli allenamenti non mutano, facciamo pedissequamente ripetere sempre le stesse azioni e ciò non rappresenta certamente una strategia per trattenere giovani che vivono il terremoto dell’adolescenza.
LE SOCIETA’ – Non succedeva da decenni che i sodalizi si trovassero in una condizione così prevaricante nei confronti dei loro iscritti. Oggi l’atletica si trova molto più vicina al calcio di quanto non lo sia mai stata. La mentalità, le aspettative delle società sportive e il senso di proprietà nei confronti dei soci sono orientati in modo tale che l’aspetto caratteristico di uno sport individuale come è l’atletica è stato progressivamente soffocato da traguardi societari. Questo dovrebbe rappresentare un punto di riflessione per quanti non si accorgono che la prevaricazione prestativa di obiettivi dettati dagli adulti è spesso l’anticamera dell’abbandono risultando non compensata da una fattiva attenzione tecnica e personale.
LA FEDERAZIONE – La Federazione, come quasi sempre succede nella nostra società civile, è sempre in affanno, all’inseguimento delle problematiche da risolvere. La scarsa attenzione politica nel guardare al futuro porta ad affrontare i problemi con soluzioni tampone che rispondono con endemico ritardo ad eventi già verificati, sedimentati e degenerati. Questa condizione non lascia la necessaria lucidità per programmare coerentemente l’attività e le regole che la disciplinano, significa che stiamo organizzando l’attività con obiettivi caratterizzati da errori procedurali capaci di scatenare e incentivare fenomeni d’abbandono. E’ così che i campionati provinciali individuali godono di una classifica societaria, le pagine del sito federale delle graduatorie esordienti, i comitati possono organizzare l’attività del settore giovanile con un margine di manovra che consente di fare quello che vogliono creando una Federazione nella Federazione.
NOI – Tutti noi abbiamo enormi responsabilità riguardo il fenomeno dell’abbandono giovanile. Siamo rei d’indurre i ragazzi a venire in campo per poi lasciarli pascolare in pista, stabiliamo lunghissime file per fare un esercizio e sappiamo proporre loro essenzialmente “la specialità”. In queste nostre azioni non c’è traccia di un obiettivo raggiungibile, di un’evoluzione che faccia percepire al soggetto il suo rapporto con un arricchimento personale. Ancor più spesso manchiamo nel fornire ai soggetti addirittura i suggerimenti, dei prerequisiti non c’è traccia, sovente è assente l’impronta di una mentalità sportiva che forgi i ragazzi a raggiungere obiettivi non necessariamente specialistici e persegua traguardi fisici, coordinativi e gestionali. Indurre le persone a sfruttare solo le doti personali per mettersi in bella mostra, esaltarsi per emergere ad un’età che esprime, in ogni caso, prestazioni ridicole rispetto quelle assolute è un errore educativo e procedurale. Come ho più volte avuto modo di far presente l’1.40 in alto del miglior esordiente in Italia corrisponde alla 2306^ prestazione di quanti hanno affrontato la specialità la scorsa stagione (Maschi e femmine). Può forse essere considerata una prestazione rilevante?
Quando i giovanissimi vivono esperienze a livello nazionale, vengono presentati dallo Speaker ed alzano la mano verso il pubblico applaudente, corrono distanze similari quelle degli atleti assoluti e bruciano fin da subito le esperienze rilevanti, perché mai dovrebbero continuare a venire in campo? Loro, le olimpiadi le hanno già vissute nelle prime categorie.
Eccoli quindi scegliere lo scooter, frequentare (anticipatamente) i sottoportici in città, cercare (precocemente) altri stimoli, purtroppo quelli che un tempo erano riservati agli uomini maturi.
Non dobbiamo quindi meravigliarci se in questo contesto alcuni ragazzi, talentati, precoci o specializzati che siano, smettono anticipatamente di frequentare l’ambiente, dobbiamo piuttosto attivarci nell’ambito delle nostre mansioni , responsabilità e competenze per fare qualcosa.