DIARIO TREVIGIANO
A cura di Franco Piol
IL NOSTRO VIRGINIO E’ UN GRANDE!
Fair play, maratoneta cede la medaglia «Non la merito, è arrivato prima lui»
SAN BIAGIO - Vince il titolo italiano, ma rifiuta maglia, medaglia e onori. Il protagonista dell’insolito gesto è Virginio Trentin, noto maratoneta trevigiano, classe 1954, tesserato per l’Atletica San Biagio. L’episodio è avvenuto domenica alla maratona di Verona. La gara era valida per il campionato italiano master e Trentin, professore di fisica all’Itis Max Planck di Villorba, ha concluso la gara in 2h53’27”, prestazione di grande rilievo per la sua fascia d’età. Stando al regolamento federale, è Trentin il primo classificato nella categoria SM60. Pochi minuti prima, era però giunto sul traguardo il coetaneo Luigi Chierchia. Tutti pensano che sia quest’ultimo il vincitore del titolo. Invece l’avversario del trevigiano viene escluso dalla classifica perché non è un atleta Fidal. «È una norma assurda, che nessuno di noi due conosceva. Ho protestato sul palco, ma gli organizzatori non hanno voluto sentire ragioni. Ho dato a Luigi maglia e medaglia, perché gli spettavano di diritto. A me doveva toccare l’argento, non hanno voluto darmelo. Ma il vero campione italiano è Chierchia», ha commentato Trentin.
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L’atletica a scuola è morta: la cronistoria di un disastro prima di tutto sociale
Erano mesi o forse anni che mi domandavo ‘ma perchè sono spariti i Giochi della Gioventù?‘. Ammetto l’ignoranza in materia di scuola e sport, ma sicuramente è logico pensare che il primo proselitismo di qualunque sport avviene in quel gigantesco bacino che è la scuola: non esserci, significa semplicemente perdere opportunità, ovvero atleti. Non importa se fenomeni o no: è il numero che conta.
Così ho chiesto di dirimere questi miei dubbi a Silvano Mombelli, con un passato da coordinatore dell’educazione fisica in un provveditorato provinciale, e con una conoscenza enciclopedica della materia.
L’articolo è estremamente chiaro ed esplicito nel descrivere il circolo vizioso che ha portato ad un progressiva contrazione dell’atletica (sino ad una sparizione de facto), e dello sport in generale, dalle scuole. Buona lettura.
Il motivo per il quale la frequenza verso l’atletica leggera è stato, in passato, decisamente superiore era generato da molteplici concause.
- Per ogni istituto scolastico la partecipazione all’atletica leggera era sostanzialmente un obbligo non solo per fatto culturale, ma anche perché proprio le manifestazioni in pista costituivano il primo e fondamentale momento di confronto tra i docenti e l’organizzazione ministeriale sia centrale sia periferica.
Le formule di partecipazione erano stabilite a livello locale ed oltre alla normale disputa del campionato provinciale ovunque esistevano Trofei di genere diverso.
Particolarmente importante per un decennio fu il Trofeo Industria.
- Il Ministero dell’Istruzione aveva stabilito gli sport da considerarsi ufficiali e quelli da considerarsi ufficiosi ed in particolare per vari anni aveva posto nelle norme che, obbligatoria per accedere alle altre discipline, fossero l’atletica leggera e/o la ginnastica.
- I vecchi Isef prevedevano un alto numero di ore per la materia Atletica e la somma delle lezioni tra piste e pedane era superiore a quella di tutti gli altri sport messi insieme. Oggi molte facoltà non prevedono nemmeno l’atletica leggera in tutto il triennio.
Le manifestazioni nazionali su base provinciale sono iniziate con i Giochi della Gioventù perché precedentemente ai Giochi le selezioni avvenivano attraverso i Criteria Interregionali e la selezione per la fase finale era diversa rispetto a quella, in uso ancor oggi, dove passa solo la squadra vincitrice.
Infatti ai nazionali venivano ammessi i primi 12 concorrenti della fase interregionale, quindi il meglio possibile relativamente ai risultati ottenuti.
Questo particolare è estremamente importante perché la formula attuata dopo il 1973 premiava solo una squadra per regione indipendentemente dal numero di province e dal numero di abitanti. Quindi una squadra lombarda veniva da una selezione di almeno 250 scuole mentre una squadra di Trento o della Basilicata vedeva meno di un decimo di presenze.
Inoltre l’indubbio successo dei Giochi della Gioventù procurò una sorta di sindrome da onnipotenza sia al Comitato Olimpico sia alla Federatletica.
- Proprio nel momento in cui il rapporto tra la Scuola e la Società tornava ad essere studiato come tema didattico e non più come problema politico post bellico, il successo dei Giochi spinse a tentare l’organizzazione congiunta di Giochi della Gioventù e Campionati Studenteschi.
La questione non era però tanto organizzare gare e trasporti, ma determinare i programmi di insegnamento.
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il declino dello sport a scuola
E nel decennio di massima diffusione dello sport scolastico iniziò, pur se lentamente, il declino dello sport a scuola, perché anno dopo anno i docenti preferivano non prendere più parte alle manifestazioni.
In particolare per l’atletica, quando la maggior parte degli insegnanti iniziò rendersi conto che partecipare alle competizioni era un fatto meramente occasionale, e cioè ci aveva una sola gara in un anno e se non si passava il turno l’atletica era finita, diventò normale rivolgersi ad altre discipline.
Il Ministero difficilmente aveva la forza di reagire alle pressioni del Comitato e quindi accettò anche, errore grave da un punto di vista didattico, di mettere sullo stesso piano tutti gli sport presenti nel programma olimpico compresi quelli che nella scuola sono praticamente impossibili.
- Ulteriore elemento di disagio per studenti e docenti.
Altro elemento determinante, e non solo per l’atletica, fu la convinzione che insegnanti e studenti fossero semplicemente dei numeri. Utili per una gigantesca passerella nella quale il Comitato dimostrava, di fronte ai politici e ai potenti dell’epoca, la propria presenza nella società.
Va detto, a onor del vero, che anche all’interno del Coni non mancarono i campanelli d’allarme ma divenne tutto inutile di fronte alla possibilità di dimostrare che lo sport organizzato dalle Federazioni era in grado di disputare ogni anno una piccola Olimpiade, ed infatti alcune Finali nazionali arrivarono a ospitare oltre 7000 atleti. Ovviamente per ogni scuola vincitrice ve n’erano moltissime deluse non tanto dai risultati sportivi quanto dalle trasferte impossibili o dagli alberghi scadenti.
- L’ultimo scollamento gigantesco è avvenuto nel 1997 quando 15.000 insegnanti su 22.000 aderirono al boicottaggio successivo al Protocollo d’intesa Coni Ministero.
Da quel momento escludendo il breve periodo dal 1999 al 2002, quando nacque il Progetto Perseus che era stato presentato ai docenti in tutte le province d’Italia, da una parte si sono succeduti i Protocolli d’intesa, le sperimentazioni, i progetti speciali e dall’altra l’allontanamento dallo sport scolastico non ha mai avuto fine.
- I due colpi definitivi allo sport scolastico sono stati assestati dapprima con il taglio delle ore di avviamento alla pratica sportiva che sono passate da sei alla settimana, per un periodo medio di otto dieci mesi, ad un complessivo di tre ore mensili; e successivamente è stato disarticolata completamente l’intera struttura periferica del Ministero nel settore dell’educazione fisica.
Nel 2012 con l’approvazione delle Organizzazioni Sindacali il Ministero pensò bene di utilizzare i fondi che solitamente venivano stanziati per i docenti di educazione fisica, per le proprie ore eccedenti, spostandoli verso le supplenze.
In pratica si è passato da un bilancio di 60 milioni annui ad un bilancio inferiore ai 15 milioni.
Questo significava che qualunque programmazione temporale annuale non poteva più esistere.
Ovviamente l’unica strada percorribile, volendo comunque schierare una squadra scolastica, è diventata quella di mettere in campo i tesserati.
Nella scuola media può capitare, in particolare nella corsa campestre, di avere qualche nome diverso rispetto a chi pratica normalmente, ma proprio il tempo che manca impedisce gli allenamenti.
L’organizzazione provinciale è caduta quando, a seguito di alcune vertenze il Ministero pensò bene di chiudere gli Uffici educazione fisica per evitare contenziosi. L’incredibile risultato è che comunque oggi il Miur ha perso oltre 50 cause davanti al Tribunale del lavoro.
- Il richiamo storico normativo è essenziale per capire il disagio nel quale si sono trovati troppi insegnanti costantemente criticati dalle Federazioni, tra le quali la Fidal si è distinta per aggressività continua.
Nonostante infatti la gran parte dei tecnici sia sempre provenuta dal mondo degli insegnanti il modo più facile per scaricare le proprie responsabilità era quello di attaccare i colleghi, “quelli che non fanno niente.”
In realtà proprio la Fidal ha utilizzato l’esonero dei docenti a proprio piacimento, ma ogni qualvolta un insegnante si trovava a dover rientrare a scuola si assisteva ad un altro abbandono, sovente per ritorsione.
- L’ultima stortura ministeriale viene dai progetti.
In pratica l’insipienza dei dirigenti del Miur è diventata talmente assoluta, pochissimi hanno una carriera con presenza reale negli ex provveditorati o nelle scuole, ed il risultato è diventato quello di affidarsi ciecamente alle proposte federali.
Addirittura dal 2006 al 2016 le schede tecniche, fondamentali per il docente, erano frutto di un taglia e incolla prodotto dal Comitato Olimpico o dalle stesse Federazioni.
Visto che per decenni le osservazioni del insegnanti sono cadute nel vuoto, sia nelle varie formule di gara, sia per le modalità di selezione, praticamente anche le proteste sono cessate, secondo quanto già richiamato la via più semplice è non partecipare.
- La questione degli ostacoli.
L’esempio più eclatante dell’insoddisfazione a scuola viene dall’altezza degli ostacoli soprattutto per le ragazze. Settantasei cm in seconda media sono decisamente troppi, almeno se si vuole diffondere la specialità. Anche le studentesse francesi hanno la stessa altezza, ma nella categoria precedente iniziano a gareggiare a 65. Per le antiche questioni sulle omologazioni le scuole hanno solitamente ostacoli alti 50 cm. Dato che la partecipazione a squadre obbliga anche a prendere parte agli ostacoli la scelta è quella di non partecipare con nessuno oppure avere squadre incomplete, solitamente nelle sue fasi zonali.
La logica della Fidal, proprio grazie ai successi, datati comunque ormai di decenni, è sempre stata quella che : “chi vuole partecipare deve farlo secondo le nostre regole“.
- La questione dei giudici.
Quest’anno in Sardegna, nelle conferenze di servizio, i docenti hanno posto limiti precisi alla propria partecipazione pretendendo un comportamento diverso da parte degli ufficiali di gara. Da anni infatti si assiste allo scontro perché il Comitato regionale ritiene di essere proprietario delle gare.
Un evento molto spiacevole è successo anche quest’anno a Bergamo dove uno dei responsabili regionali ha insultato il responsabile regionale scolastico con affermazioni davvero molto pesanti. Anche qui, dato che la gente è stufa di litigare per attività davvero mal pagate preferisce lasciar perdere per gli anni a venire.
- Il futuro non è roseo.
Se, come detto in apertura l’atletica rappresentava il momento massimo di scambio culturale tra gli insegnanti, non solo sono emerse altre discipline fortemente competitive, ma anche nelle facoltà di Scienze Motorie l’intero pacchetto delle materie pratiche e quasi residuale.
L’atletica leggera non è nemmeno più materia triennale in molte facoltà.
I nuovi insegnanti quindi, sovente nemmeno abituati a fare i docenti in quanto il corso di studi è altalenante tra molte professioni, un po’ mediche un po’ riabilitative e via dicendo, entreranno in classe, una volta stabilito peraltro il nuovo criterio di assunzione, con un bagaglio sportivo limitatissimo.
Se il vecchio Isef prevedeva fin troppe ore pratiche quello nuovo ha la presunzione di preparare personale di alto livello, il quale peraltro si troverà poi a campare facendo ore in piscina, in palestra, molto spesso con la paga in nero.
- La follia degli atleti di alto livello.
In Italia è l’unico paese d’Europa che prevede i Licei sportivi, utili soprattutto alle scuole private per aumentare i propri studenti. Nel 2019 ci saranno le prime maturità e ancor oggi per le materie specifiche previste da: “discipline sportive”, quasi nessun istituto è riuscito a concordare i programmi con il Comitato olimpico. Le pompose inaugurazioni con il Miur garantivano una qualità dell’insegnamento stratosferica.
Dato che le discipline sportive da conoscere sono una quindicina, compreso le metodiche di allenamento, le tattiche di gioco, le pratiche antidoping e via dicendo, è ovvio che si tratta di programmi svolti quasi solo sulla carta. Vi sono poi le invenzioni come la settimana bianca, la settimana verde, la settimana azzurra nelle quali vengono certificate competenze a dir poco risibili.
L’ultima invenzione del ministro Giannini, probabilmente la peggiore nella storia repubblicana, è quella di predisporre percorsi particolari per gli studenti di alto livello, con tanto di permessi per le assenze, il cui prossimo risultato sarà di avere un binario doppio per gli sportivi bravi e gli sportivi normali con conseguenze nefaste soprattutto per i primi.
- Nel 2003 l’ultimo tentativo ministeriale sul modello francese.
Con l’attività nominata “Cinque cerchi di sport Lombardia in campo” era stato tentato un progetto annuale che prevedeva un alto numero di gare con l’ammissione alla fine regionale in base ai risultati. Era stata utilizzata la tabella da uno a 100 punti della federazione studentesca internazionale, con qualche piccola modifica, ed erano state inserite anche alcune prove multiple.
La manifestazione arrivò alla conclusione con le finali all’Arena di Milano, ma la reazione della Fidal e del Coni fu addirittura scomposta, al punto che l’anno dopo non si poté più duplicare la manifestazione.
In pratica avevamo tentato di riproporre il modello francese, nel quale si prevede che con 38 punti (su un massimo di 40) ogni studente possa accedere direttamente ai gironi successivi e avevamo anche organizzato gare con la presenza estremamente attiva degli studenti in giuria.
Evidentemente con una simile formula diventavano inutili gli organi periferici della Fidal ed ecco il motivo della avversione totale.
Le immagini di quella gara e dei campionati studenteschi (1999 Gubbio e 2000 Desenzano) sono riportate nel commento del 29 maggio. (Le storiche responsabilità dell’Atletica nel suo rapporto con la scuola, e la latitanza del Miur).
- Come operare il rilancio.
È probabile che per avere una partecipazione generale della scuola almeno come quella degli anni 2000 (alle superiori 2240 formazioni maschili e 2219 femminili; alle medie 3708 maschili e 3679 femminili) bisogna riscrivere le regole dell’intero comparto.
Anche nel migliore dei progetti illimitato l’atletica leggera non avrebbe più alcuna presa sui docenti.
L’alfabetizzazione motoria nella scuola elementare è un totem che serve solo per qualche foto sui giornali due ore al mese comprensive di qualche batteria di test sono totalmente inutili.
Solo se la scuola sarà messa in condizione di avere un programma decente non succube delle singole discipline sportive si potrà consentire una conoscenza motoria generalizzata che mette in condizione ogni studente di scendere lo sport adatto.
Probabilmente è il passaggio più difficile perché la debolezza ministeriale ha sempre evitato di individuare modelli sportivi utili (la ginnastica ritmica piuttosto che la pallavolo o la pallamano) evitando così le critiche dagli altri sport.
All’indirizzo che segue alla voce sport si trovano tutte le discipline possibili compreso il biliardo sportivo.
Trattandosi della necessità di un disegno complessivo bisogna ovviamente aspettare chi governerà il paese dopo 2018.
Va detto che al momento sono molte le critiche politiche sia verso il Coni sia verso il Ministero dello sport sia verso quello dell’istruzione.
È probabile che grazie ai disastri dell’atletica, nel basket, nella pallavolo e da ultimo nel calcio si stiano rendendo conto in molti che la scuola deve iniziare a marciare da sola con un preciso programma e un rigoroso bilancio.
Allo stato attuale non sono certamente Lotti e Fedeli in grado di capire i problemi sul tappeto.
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