Diario trevigiano
Trevigiani protagonisti nel
Gran Premio del Mezzofondo di Trento
In campo maschile, terza piazza per Diego Avon (Jager Vittorio Veneto), preceduto dal trentino Bazzanella e dal marocchino d’adozione emiliana, Abdeddine.
Molta Marca anche nelle categorie giovanili. Letizia Titon si è imposta nella categoria allieve davanti a Beatrice Mazzer. Per la volpaghese, nell’ultima gara del circuito, un eccellente 10”04”67 nei 3000 che, oltre ad un ampio personale, significa la seconda prestazione italiana dell’anno a livello under 18.
Il fratello Dylan è giunto quarto nella classifica allievi, correndo i 3.000 finali in 8’49”61, ottava prestazione stagionale 2009 (seconda tra i nati nel 1993).
Davanti a lui, in 8’48”56, Marco Salvador (Atletica Mogliano), che si è anche piazzato al secondo posto nella classifica generale, precedendo il compagno di squadra Luca Braga.
Nella categoria ragazzi podio finale per altri due atleti del Mogliano: Andrea Foscaro e Anna Busatto, entrambi terzi.
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Maurizio Bobbato,
iniziata la rieducazione dopo l’operazione
Rieducazione in piscina e qualche giorno di vacanza in compagnia dei ragazzi del tecnico Mattiello che si allenano al fresco di Cortina d’Ampezzo. Così, giusto per tornare a respirare il clima della pista e del cronometro.
Mentre l’atletica fa passerella ai Mondiali di Berlino, Maurizio Bobbato ha trascorso un Ferragosto diverso dal solito. Un mese fa, il 15 luglio, l’ottocentista castellano si è operato al tendine d’Achille della gamba sinistra: il professor Benazzo, a Pavia, gli ha limato uno speroncino osseo che, sfregando sul tendine, glielo infiammava. Un intervento tutto sommato di routine, ma che richiede una lunga e prudente rieducazione.
Per Bobbato è la seconda stagione consecutiva persa per infortunio. Nel 2008 una microfrattura gli ha impedito di cercare la qualificazione olimpica. Ora questo nuovo problema, emerso nei primi mesi dell’anno, quando l’ottocentista stava preparando la partecipazione agli Europei indoor di Torino.
«Ormai me ne sono fatta una ragione – spiega Maurizio -. Tanto vale fare le cose con calma e pensare già alla prossima estate. In questi giorni sto iniziando ad abbandonare le stampelle, dopo che per tre settimane non ho neppure appoggiato il piede a terra. Inizialmente mi sembrava di avere un pezzo di legno al posto del tendine, ora va meglio. Ma so che non devo avere fretta».
Il biennio da dimenticare di Bobbato è giunto a conclusione di un periodo in cui il carabiniere, al culmine di una carriera non esplosiva ma cresciuta gradualmente, si era ritagliato uno spazio di grande evidenza nel panorama del mezzofondo veloce azzurro: tra il 2005 e il 2007 l’atleta di Treville ha conquistato cinque titoli italiani assoluti, tra gare indoor e outdoor, e ha vissuto una giornata indimenticabile agli Europei al coperto di Birmingham, il 4 marzo 2007, quando, da outsider, è arrivato sino al podio. E’ un po’ come se la buona sorte avesse deciso di riprendersi, tutto assieme, quello che gli aveva concesso in un biennio di successi e risultati cronometrici in continua ascesa.
«Vado in piscina a Castello di Godego due volte alla settimana – continua Bobbato -. Presto aumenterò le sedute di rieducazione e cercherò di sollecitare gradualmente il tendine. Spero di tornare a correre tra ottobre e novembre. Salterò la stagione indoor, anche perché la pista a sviluppo ridotto sottopone i tendini a tensioni esagerate, e per la primavera dovrei essere a posto: il 2010 è l’anno degli Europei di Barcellona, un obiettivo alla portata. Ho una grande voglia di rivincita».
Per il mezzofondo azzurro il 2009 non sembra una stagione particolarmente positiva: oltre a Bobbato, tra gli ottocentisti, hanno avuto problemi anche Longo, Sciandra e Benedetti. A Berlino, sul doppio giro di pista, l’Italia presenterà solo il talentino Rifeser.
«In questo ultimo periodo mi sono chiesto il perché di tanti infortuni simili al mio. Non soltanto Longo: anche l’ostacolista Carabelli, il quattrocentista Marin, la maratoneta Toniolo sono finiti sotto i ferri a causa di uno sperone osseo. Forse è colpa delle calzature, troppo leggere e troppo poco protettive, che usiamo per correre. Non può essere un caso. Anche se per me spero che il peggio sia passato».