Marzo 10th, 2010

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

TUTTINCORSA VERSO

IL RECORD DI PARTECIPAZIONE

 

Già 2.500 adesioni alla doppia marcia stracittadina che domenica farà da prologo alla Treviso Marathon. Partenza dalle Mura. Libri in premio alle scuole

 

Migliaia di atleti sulle strade da Vittorio Veneto a Treviso. Un grande spettacolo che si rinnova ogni anno. Ma la Treviso Marathon non è soltanto una passerella per gli appassionati dei 42 km.

 

Giovani e anziani, scuole e famiglie, saranno i protagonisti della Tuttincorsa, la grande marcia stracittadina che, in attesa della maratona, percorrerà le strade di Treviso, toccando gli angoli più suggestivi del centro storico.

 

A cinque giorni dalla manifestazione (e con la possibilità di iscriversi sino a poco prima del via), gli iscritti alla Tuttincorsa sono già più di 2.500. E ben 25 scuole hanno dato la loro adesione. La prospettiva, soprattutto nel caso di una domenica di sole, è quella di superare i 4.000 iscritti.   

 

Due i percorsi, 2,2 e 11 km, con una partenza nuova di zecca: non più piazzale Burchiellati, occupato dalle infrastrutture che accoglieranno i maratoneti dopo il traguardo, ma le mura cittadine, a poca distanza da Porta Santa Quaranta.

La partenza - unica per le due prove - avverrà alle 9 da Bastioni San Marco e, una volta percorse le mura cittadine, la Tuttincorsa s’immetterà sul tracciato della maratona, dirigendosi verso il cuore del centro storico.

La prova più corta, sui 2 km, percorrerà il tracciato che, poco più tardi accoglierà gli atleti provenienti da Vittorio Veneto e anche i partecipanti alla Tuttincorsa concluderanno la loro passeggiata in Borgo Mazzini, sotto l’arco d’arrivo della maratona.

La prova sugli 11 km, invece, poco dopo Piazza dei Signori, prenderà la direzione della Restera, il paradiso dei podisti trevigiani, portando i partecipanti a fiancheggiare il corso del Sile.

La regìa della Tuttincorsa è curata dalla Fiasp, la Federazione italiana sport per tutti, e da Trevisatletica, una delle più vivaci realtà nel panorama dell’atletica giovanile. L’iscrizione costa 5 euro (3 euro in prevendita per le scuole) e sarà possibile, oltre che venerdì e sabato all’Expo Run del Centro Leonardo-BHR Treviso Hotel, anche domenica sino a mezz’ora prima della partenza. Tra i premi per le scuole sono previsti anche libri.

Correndo s’impara.

 

 

ANCHE TREVISO MARATHON

                 HA IL SUO PISTORIUS

Fulvio Marotto ha perso braccia e gambe in seguito ad un’infezione: domenica farà la sua prima maratona utilizzando delle protesi da lui stesso create

 

Una sfida. L’ennesima, da quando, nel 2003, una tremenda infezione a seguito di un’influenza trascurata, gli ha fatto perdere tutti e quattro gli arti e il naso.

 

Fulvio Marotto, domenica 14 marzo, sarà al via della Treviso Marathon.

Correrà – anzi, pattinerà - da Vittorio Veneto al capoluogo della Marca, mescolandosi alle migliaia di protagonisti di una delle maratone italiane più attese della stagione.

 

Prima di ammalarsi, Fulvio Marotto faceva il meccanico. E continua a farlo. Un po’ per necessità (riceve una pensione di invalidità di 250 euro). Un po’ per passione, perché l’abilità che ha sviluppato in anni di lavoro nella sua officina di Villorba, alle porte di Treviso, gli permette di dedicarsi allo studio e alla costruzione di protesi che poi lui stesso sperimenta.

Ad immaginarselo al via di una gara di atletica, il pensiero non può che andare a Oscar Pistorius, l’uomo che, grazie a due appendici di carbonio, riesce (nelle gare di velocità) a sfidare gli atleti che corrono sulle proprie gambe.

 

Tra Marotto e l’atleta sudafricano c’è qualche somiglianza. La passione per lo sport, ad esempio. Fulvio si è costruito delle protesi che gli consentono non solo di camminare e condurre una vita normale, ma anche di sciare, correre in moto, pattinare, governare il kayak.

 

L’officina di Villorba è diventata una fucina di idee: Fulvio ha depositato un brevetto per un sistema di guida alternativo sia per normodotati che per disabili. E, con un gruppo di amici, ha creato il “Laboratorio Marotto”, un’associazione che si propone di offrire ad altri la possibilità di usufruire delle sue invenzioni, reperendo fondi che consentano di proseguire nello sviluppo di ulteriori prototipi.

 

Marotto è uno sportivo: lo scorso settembre ha preso parte, in bici, alla maratona ciclistica Treviso-Campobasso (oltre 700 chilometri) allo scopo di raccogliere fondi per i disabili dell’Abruzzo colpito dal terremoto. Ma la maratona, a cui parteciperà, grazie anche alla collaborazione della Polisportiva Casier, con delle protesi pensate per il pattinaggio, è una sfida nuova. Fulvio non ha mai corso, sulle proprie gambe, per così tanti chilometri. In gara, tantomeno. Il traguardo di Treviso l’aspetta. Scommettiamo che ce la farà?

 

 LETTERA APERTA DI

Jacques Riparelli

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 Esprimo pubblicamente il mio stato d’animo sulla questione della mia mancata convocazione ai prossimi campionati del mondo indoor. Voglio spiegare con tutta l’oggettività che mi è possibile il motivo per cui ho subito un’inaccettabile ingiustizia, a mia personale opinione.

Ad inizio stagione sapevo che dovevo fare il minimo e diventare campione italiano per partecipare ai mondiali. Ad una settimana dai campionati nazionali assoluti vengo a sapere che devo dare “prova d’efficienza fisica”; prova d’efficienza che non è stata richiesta a tutti, in quanto ci sono stati dei convocati che non hanno preso parte ai campionati italiani e prova d’efficienza che non è stata superata da tutti, in quanto ci sono stati dei convocati che hanno avuto controprestazioni ai campionati italiani (senza contare il fatto che un’atleta convocata ha dato netto segno di pessima “efficienza fisica” in una gara spuria post campionati italiani, questo non conta?). Le regole servono, appunto, per mettere tutti nelle stesse condizioni e garantire un trattamento equo una volta che andranno prese delle decisioni.

E’ evidente una totale mancanza di chiarezza, in quanto non si sa fino in fondo quali siano i criteri per essere convocati, ed una imbarazzante disparità di trattamento per i motivi detti sopra. E’ banale arrivare alla conclusione che il problema di fondo sono quelle zone d’ombra dei regolamenti che sono sfruttate per prendere decisioni completamente arbitrarie; la frase: “[…] la convocazione […] resta sempre e comunque subordinata ad autonoma ed insindacabile valutazione […] del Settore Tecnico.” eclissa di fatto tutte le regole precedenti. Regolamenti strutturati e chiari proteggerebbero gli atleti da questi soprusi e ci permetterebbero di presentare ricorso, ad un ente super partes, in situazioni come la mia. L’anno scorso siamo entrati nel comico e ridicolo quando sui 60 metri cinque atleti avevano il minimo per gli europei di Torino e con una regola erano stati designati i campionati nazionali come trials di selezione. Regola prontamente violata due settimane dopo esser stata approvata, evidenziando la sconvolgente mancanza di lungimiranza e la straordinaria incoerenza di chi l’ha scritta. Roberto, terzo piazzato ai trials venne escluso dagli europei! Credo che la forma e i formalismi siano tanto importanti quanto la sostanza, in un contesto che tocca il lavoro delle persone, i loro interessi economici e una programmazione sportiva strutturata, specie in un ambiente, quello sportivo, che ha tra l’altro obiettivi pedagogici.

Questi cosiddetti criteri di selezione hanno poi evidenziato, nella fattispecie, un probabile disinteresse nei confronti degli atleti: durante i recenti campionati nazionali indoor, un’atleta che si era già guadagnata la partecipazione ai mondiali, soffriva di un lieve risentimento muscolare, fastidio che probabilmente le sarebbe passato ora dei mondiali. Lei è stata di fatto obbligata a gareggiare, si è infortunata e l’Italia ha un’atleta in meno ai mondiali, c’è un nome per questo: martirio! Anna ha tutto il mio rispetto e ammirazione perché anche io nei suoi panni avrei lottato coi denti per tenere stretto ciò che mi sono guadagnato, anche rischiando uno strappo di 25cm! Un altro atleta, dal canto suo, ha avuto l’influenza la settimana prima degli italiani, a cui è stato chiamato per dare prova d’efficienza; in una gara di mezzofondo, che si è rivelata tattica, si è piazzato secondo. A influenza passata e ad una gara a ritmo più veloce, per esempio ai mondiali, avrebbe probabilmente fatto il personale, dato che aveva finalizzato quelle gara: Lukas è stato lasciato a casa! Non voglio parlare degli atleti nelle nostre stesse condizioni, o perfino peggiori, i quali sono stati convocati, perché sono convinto che sia meglio portare ai mondiali un atleta in più piuttosto che quattro, meritevoli, in meno.

Ricordo che a 14 anni al calcio preferii l’atletica leggera. Uno dei motivi della mia scelta era che ritenevo la regina degli sport emblema della meritocrazia ed in qualche modo della giustizia: il cronometro e il metro sono gli insindacabili giudici della tua prestazione. Pensavo che non avrei mai più fatto panchina ingiustamente, ma a 26 anni e alla terza ingiustizia subita, mi accorgo amaramente che da ragazzino, che sognava gesta olimpiche e mondiali, mi sbagliavo. Non ho idea delle conseguenze delle mie parole e del fatto di essermi esposto personalmente, probabilmente sarà l’inizio di una spirale a mio sfavore, ma chi mi conosce sa che ho un ottimo rapporto con tutti perché mi piace essere sereno nell’ambiente in cui lavoro; sono fiducioso (poco) e spero in un barlume di buonsenso. Spero inoltre che in molti, perché in molti siamo, alzeranno la voce quando subiranno un’ingiustizia, alla fine siamo noi atleti i buoi di questo carro; i siti “amici degli atleti” esistono e possono essere un buon canale di comunicazione. Con queste mie parole non voglio dire di convocare tutti indistintamente alle grandi manifestazioni, ma spero in regole certe e precise, coerenza e uniformità di giudizio; la mancanza di questi è un elemento che disegna quello che è sotto gli occhi di tutti, ma che non tutti vedono, specie gli artefici.

Jacques Riparelli

Tutta la nostra solidarietà all’amico Jacques!