Settembre 16th, 2011

DIARIO TREVIGIANO

A cura di Franco Piol

 

 

Bassano, weekend di grande atletica

con i regionali allievi e juniores

 

Le più grandi speranze dell’atletica veneta fanno passerella, nel fine settimana, a Bassano del Grappa (Vicenza). Sabato 17 e domenica 18 settembre, la rinnovata pista di Santa Croce ospita i campionati regionali individuali allievi e juniores. Saranno due intense giornate di gara che coinvolgeranno i migliori atleti veneti a livello under 20 (16 e 17 anni gli allievi, 18 e 19 gli juniores). Per gli allievi si tratta anche di una delle ultime verifiche agonistiche prima dei campionati italiani di categoria, in programma l’1 e il 2 ottobre a Rieti. Organizzata dal Gruppo Atletico Bassano (Carlo Spigarolo, tel. 337-475756), la manifestazione inizierà sabato alle 15. Domenica, in mattinata (dalle 10), le gare di marcia e martello. Nel pomeriggio, dalle 15, la conclusione della seconda giornata. Al vincitore degli 800 metri juniores sarà assegnato un premio speciale in memoria di Daniel Cecchin.

 

 

 

Dedicato a Roberta Maggion

 

NOIVELOCISTINet

 

Da un’idea di Giuseppe Palmiotto ed Edoardo Marinelli

 

Cari amici, ben ritrovati sulle pagine di questo sito.

Galoppanti impegni di lavoro mi hanno messo nella condizione di riporre, nell’armadio, almeno per il momento, i panni di allenatore.

Ne è conseguito che anche il rapporto di collaborazione con alcuni atleti da me seguiti si è dovuto bruscamente interrompere.

E’ arrivata al capolinea anche l’entusiasmante avventura sportiva vissuta con l’atleta Giovanni Tomasicchio.

Si è concluso un ciclo che mi lascia un patrimonio di esperienze preziose perché mi ha condotto, grazie anche alla incondizionata disponibilità di Gianni, ad esplorare con minuziosa ed avida curiosità le piu’ profonde capacità di un atleta nelle sue componenti biologiche, psicoattitudinali e motivazionali.

È un viaggio che ti rapisce se lo respiri a pieni polmoni.

Questa è l’atletica che ho vissuto, ma non è l’atletica che purtroppo permea oggi la nostra penisola.

L’atletica italiana è avvelenata e corrotta dai mistificatori e degli incapaci istituzionali.

E’ un mostro che cammina che non sa di essere già morto.

Le dichiarazioni di alcuni luminari della politica e della compagine tecnica federale apparse in rete in questi giorni sono coerenti solamente con il clima politico che si respira in parlamento da qualche anno a questa parte.

Benché contraddittorie nel merito, nella sintassi, nella logica le succitate dichiarazioni conservano con spiccata e folcloristica sfacciataggine l’assoluta ma consapevole estraneità alla realtà mistificandone i contenuti.

Sconcertante è anche l’assenza di dignità, di chi consapevole di aver fallito e di non avere le capacità per saper fare avrebbe dovuto tirare i remi in barca e rimettere l’incarico mentre invece colpevolmente e con dolo rimane aggrappato come una zecca e con insistenza al pelo di mamma fidal .

Ma con chi ce la vogliamo prendere?

Vogliamo continuare ad attaccare chi ci gestisce?

Ma siamo certi che sono solo loro, i gestori, gli unici da far salire sul banco degli imputati?

Quello che oggi è la Fidal, o meglio quello che rimane della movimento atletico italiano è rappresentativo di un sistema in cui oltre ai gestori partecipano tecnici sempre meno professionali che scansano il confronto, la cultura e lo studio perché preferiscono il divertimento che provano nel partorire “strategie di allenamento” ispirate dall’emotività e dalla presunzione e si gratificano come aguzzini nel somministrate le loro “sofisticate” ricette ai propri indifesi atleti.

Del sistema sono complici anche gli atleti così detti d’elite che bravi sono a contestare il sistema a parole ma che venderebbero la propria mamma per una convocazione in nazionale.

E che dire di quegli ex atleti che sono stati richiamati alle armi per commentare con compiacenza le manifestazioni internazionali?

Nel minestrone degli imputati sono anche le società: Civili e Militari. Le prime sempre accondiscendenti e legate ai contributi, miseri, erogati dai comitati o ai riconoscimenti di classifica di un campionato (Cds) senza contenuti tecnici non osano osteggiare il carrozzone specialmente dopo aver ottenuto un campionato tutto per loro. Le seconde, le società Militari, lontane dalla qualificazione tecnica dei propri dipendenti, aspirano a portare a casa la medaglia o la convocazione da esibire al proprio generale per quieto vivere. Forti dell’equilibrio politico che hanno raggiunto si guardano bene da intaccarlo per una causa nobile.

E per finire, l’ultimo ed il piu’ colpevole degli imputati, il Coni reo di essere completamente disinteressato alla cosa comune.

Per chi bisogna combattere dunque?

E soprattutto per che cosa continuare a dibattere e a denunciare?

Per dirla in breve il movimento atletico italiano è un carrozzone criticato da tutti ma che va bene a tutti, perché tutti hanno quel piccolo, misero orticello da coltivare, quella piccola fetta di torta a cui non vogliono rinunciare.

Perché per loro val ben meglio riciclare quelle quattro briciole cadute dal pasto principale piuttosto che affermare un principio di coerenza morale.

Ha ragione un mio caro amico allenatore valdostano quando dice che l’atletica finisce alla categoria juniores se non prima.

L’atletica finisce quando si attenua l’incosciente ed ingenuo entusiasmo dei piu’ giovani e prima che questo venga corrotto dall’istituzione organizzata.

Rimane una speranza, rimane l’atletica amatoriale non legata alla fidal, rimane il lavoro quotidiano del tecnico di periferia con il suo unico atleta, rimane la formicolante orda di bambini dei centri di avviamento sportivo, rimangono le discussioni sui forum che fanno circolare la conoscenza e l’esperienza. 

Sono queste le ultime cose che ci rimangono per non poter definitivamente dire che l’atletica italiana è davvero perduta.